Perché e per chi studio? Come migliorare l’approccio allo studio
Fa parte dell'opinione comune pensare che avere un metodo di studio e buon atteggiamento siano la chiave per fare di più e meglio. Ma di cosa è fatto questo metodo e questo atteggiamento?
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Se sei uno studente, sia che si tratti di scuola dell'obbligo sia di università, ti sei mai soffermato ad osservare l'atteggiamento col quale ti approcci allo studio? E questa è una domanda che ti invito a fare nelle difficoltà ma anche quando "va tutto liscio come l'olio". Infatti, anche se sei sempre stato uno studente capace, puoi ritrovarti, all'improvviso, a sperimentare demotivazione e scarso interesse e a non riuscire a capirne il motivo. Possono comparire sentimenti di incertezza verso il futuro, soprattutto se sei in dirittura d'arrivo, dubbi sulla effettiva preparazione, dubbi su ciò che stai studiando. A volte si aggiunge la fatica di conciliare mondo della scuola e quello delle amicizie e degli affetti familiari che, molto spesso, vivono con te le tue stesse preoccupazioni.
Come prevenire, affrontare e migliorare questa situazione?
Fa parte dell'opinione comune pensare che avere un metodo di studio e buon atteggiamento siano la chiave per fare di più e meglio. Ma di cosa è fatto questo metodo e questo atteggiamento? Di certo non esiste un insieme di tecniche universali che valgono indistintamente per tutti. Ogni studente ha il suo modo di apprendere, ed è importante conoscerlo. Domandati se fai parte della fetta che ha bisogno di ascoltare, o di vedere, di sottolineare, di creare mappe concettuali o flussi narrativi. Oltre a queste abilità, puoi imparare a riconoscere anche le tue variabili motivazionali, relazionali, affettive, che sono uniche e che caratterizzano il tuo personalissimo modo di approcciarti allo studio. Insomma, è importante non solo il cosa impari ma capire anche il come lo fai.
Esistono, infatti, tantissimi fattori personali che diversificano l'approccio allo studio;
- gli aspetti emotivi, ad esempio: motivazione personale, paura dell'interrogazione/esame, dei giudizi, delle reazioni dei genitori e delle loro incomprensioni, stress emotivo;
- il peso delle aspettative degli altri e sugli altri, in relazione a genitori, compagni, insegnanti;
- la capacità di autodeterminazione, intesa come sensazione di controllo sulle attività e sulle scelte, di organizzazione del tempo e pianificazione del lavoro.
Ti chiederai allora: per andare bene a scuola, come posso organizzarmi?
Una buona organizzazione richiede almeno tre elementi:
- tempo per organizzare e eseguire ciò che deve essere fatto;
- impegno, per rientrare nei tempi, aggiustare eventuali cambi di programma e imprevisti;
- scelte, per capire cosa prendere in considerazione, cosa no, e stabilire delle priorità.
Ecco alcune strategie che ti consiglio di prendere in considerazione e che sono bene esplicitati nel libro "Perché (non) mi piace la scuola" di Gianna Friso, Angelica Moè e Francesca Pazzaglia [Edizioni Erickson, 2005]
Primo punto imparare a conoscere il tuo personale modo di organizzarti: prova a stimare quanto tempo (1 ora, 2 ore…) dedichi allo studio, allo svago, ad altro. Prova, poi, a pensare alle diverse attività non in termini di ore ma di contenuti. Ad esempio, studiare un capitolo, fare una ricerca in rete, riposarsi tra pausa merenda e pausa cellulare… Prova ora a svolgere queste attività e a cronometrarti: hai impiegato il tempo stimato? Di più? Di meno? Molto probabilmente ti potrai accorgere che il tempo stimato non è bastato ma da qui puoi pensare di darti più tempo e non sentirti deluso se, qualche volta, i tempi sembrano incalzare più del previsto.
Altro punto: studi per dimostrare o per sviluppare le tue competenze? Nel primo punto, in caso di difficoltà, è più facile pensare che "bisogna essere portati" e, dunque, a ritirare l'impegno quando le cose non vanno nel verso giusto; nel secondo caso, invece, potresti considerare l'impegno una cosa positiva e un mezzo attraverso il quale accrescere le tue abilità (Dweek, 2000); quindi saresti più orientato ad affrontare le difficoltà che si presentano.
Chiediti, poi, per chi studi: per te, per i genitori…Questo ti aiuta a capire che significato ha studiare e soprattutto la tua motivazione verso chi è orientata.
Ritrova un senso di piacere e di soddisfazione nei piccoli traguardi raggiunti. Sentirsi di avercela fatta a superare quell'interrogazione, quell'esame si riflette positivamente non solo su quello che riguarda lo studio ma anche sulla vita in generale.
Naturalmente a queste componenti vanno aggiunte conoscenze relative alle proprie abilità strategiche e cognitive e la psicologia può aiutare molto in questo senso.
Le informazioni pubblicate da GuidaPsicologi.it non sostituiscono in nessun caso la relazione tra paziente e professionista. GuidaPsicologi.it non fa apologia di nessun trattamento specifico, prodotto commerciale o servizio.
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