Perché ci si sente attratti da persone che hanno già un partner?

Perché ci si sente affascinati da persone che hanno già una relazione? E perché, altre volte, un terzo componente nella relazione amorosa non ci infastidisce? Ce lo spiega Sigmund Freud.

3 OTT 2019 · Tempo di lettura: min.
Perché ci si sente attratti da persone che hanno già un partner?

Sigmund Freud aveva già parlato di questi temi in un breve trattato sulla vita amorosa del 1910. Dal suo punto di vista, si tratta di una scelta oggettuale in cui l’altro viene avvertito più come oggetto che come soggetto, dunque più come un qualcosa da possedere.

Le sbandate nei confronti di donne che hanno già una relazione sono, per Freud, una sorta di condizione necessaria per amare, in cui la presenza di un terzo personaggio è fondamentale: si tratta infatti di un terzo offeso cui reclamare un diritto di proprietà e possesso. Dunque, in un caso simile, più che essere mossi dall’amore, si è mossi dalla voglia di esibire la propria superiorità sull’altro.

Questa è una necessità primitiva che possiamo ricondurre all’antagonismo derivante dall’ ES (quell’entità che “rappresenta la voce della natura nell'animo dell'uomo", contenente spinte pulsionali di carattere erotico, spinte che sono aggressive e autodistruttive) e dall’ossessione in età infantile per il trio madre - padre - bambino.

Infatti il bambino, nella fase edipica, prova emozioni di astio verso il padre, un qualcosa che potremmo definire amore e odio. Essendo il padre percepito come “possessore della madre”, il bambino cerca di conquistare la madre in tutti i modi senza riuscirci. Per questa ragione quel bambino, da adulto, sarà attratto da donne che hanno già un partner, in virtù della volontà di liberarsi da quel primo grande fallimento, diventando il primo ed unico nel cuore dell’amata.

Freud, nel suo scritto, fa riferimento ad una figura primariamente maschile, ma la sua teoria risulta applicabile anche al mondo femminile, da leggersi nella prospettiva di possesso del padre e di contrasto con la madre.

Freud tocca anche un altro aspetto, piuttosto interessante: l’interesse che si prova verso persone caratterizzate da una nomea discutibile. Anche questo sarebbe una sorta di presupposto essenziale per amare, questa volta però provocato dalla diversità tra la figura materna, caratterizzata intrinsecamente da grande integrità e purezza, ed una donna di dubbia fama o dalla moralità discutibile. Va detto che, per Freud, ciò che è diviso nel conscio è unito nell’inconscio, motivo per cui sembra concepibile un avvicinamento tra la madre e la donna di dubbia fame, tra la purezza e la trasgressione. Ma il giovane come giunge a realizzare quest’accostamento?

Giunge a realizzare un accostamento simile dopo aver capito che anche sua madre, esattamente come tutte le persone del mondo, è un essere caratterizzato anche da spinte e fantasie sessuali, constatazione che fa venir meno gli antichi ideali di angelica purezza che, da sempre, lui le aveva attribuito.

Dunque la figura materna non è poi così distante dalle donne “di facili costumi”, ed è questo a riattivare il complesso edipico se non ben concluso. È questo che lo spingerà, successivamente, a cercare donne caratterizzate da una “facile sessualità” o più semplicemente da portamenti provocatori ed eversivi.

Qual è l’opinione di Freud in merito all’accettazione della presenza di un terzo individuo nella relazione?

Dal suo punto di vista non tutti gli uomini provano quel desiderio di esclusività con la propria donna e, anzi, non proverebbero alcun malessere per la presenza di un terzo elemento. Ciò potrebbe essere interpretato come un’accettazione del triangolo familiare edipico e, a volte, come un’ossessione verso tale situazione.

In questo senso, secondo Freud, il valore della donna verrebbe sottovalutato, quasi fosse solo uno strumento per ricreare quella prima situazione di triangolo o come se il suo valore risalisse unicamente a quel terzo elemento, senza il quale lei non risulterebbe né seducente e né intrigante.

È evidente come il breve testo freudiano possa essere fonte di ispirazione per molteplici considerazioni sull’argomento in questione e sulla relazione con le proprie madri e i propri padri. 

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Scritto da

Dott. Matteo Agostini

Sono il Dott. Matteo Agostini, laureato in Scienze Psicologiche Applicate e con Laurea Magistrale in Psicologia Clinica. Ho acquisito competenze nell’ambito della psicologia clinica, della neuropsicologia clinica, e della psico-sessuologia. Sono Tutor per bambini e ragazzi con ADHD/DSA presso il CCNP San Paolo di Roma e consulente sessuale e nutrizionale.

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Bibliografia

- Freud, S. (2012). Psicologia della vita amorosa. Newton Compton Editori.

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Commenti 1
  • Ivete Moreira

    Meraviglioso, complimenti per la spiegazione semplice e facile da capire.

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