Non è tutto oro ciò che luccica; anche nelle mura domestiche
Credo che non ci siano dubbi sull’importanza del dialogo e del confronto in famiglia, a patto che tutto ciò non nasconda qualcosa di più profondo…
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Non ci sono più padri autoritari ma padri affettivi, qualsiasi scelta, arrabbiatura e conflitto dei figli viene pacatamente chiarito e discusso assieme; mai come in questi anni i genitori riferiscono di parlare amorevolmente con i propri figli, cercando di capire i loro stati d’animo e di conseguenza aiutarli.
Credo che non ci siano dubbi sull’importanza del dialogo e del confronto in famiglia, a patto che tutto ciò non nasconda qualcosa di più profondo…
Alzare la voce ai propri figli, in Italia in particolare, è qualcosa di inconcepibile e vedere un bambino “abbandonato” per 30 secondi a piangere spesso crea incredulità; non ci si può più permettere di rimproverare un bambino, di lasciarsi andare ad una sana e liberatoria sfuriata, soprattutto se in presenza di altri genitori.
L’incubo di “fare una brutta figura”, di “dare una brutta impressione” e di essere per questo giudicati è elevato. Tutto deve essere “almeno apparentemente” sereno, bello ed incontaminato; lo dimostrano i post su facebook e sui social in generis, che spopolano di foto di bambini sereni e contenti o di selfie di ragazzi felici assieme ai propri amici o partner!
E’ vero non c’è più il padre padrone, c’è stata l’emancipazione della donna, siamo nell’era delle pari opportunità e ora, (spesso anche per dovere…) lavorano entrambi i genitori. Per forza di cose si è “costretti” a dedicare sempre meno tempo ai figli, cosa che addolora, che fa soffrire e suscita sentimenti di colpa spesso importanti.
Ma è anche vero che negli ultimi anni, i bambini più che essere riconosciuti nella loro soggettività, crescono come oggetti di gratificazione dei propri genitori; oggetti da esibire nei social networks, dove i papà e le mamme possano gongolarsi delle centinaia di “Mi piace” e dei complimenti dei propri amici!
A differenza di tempo addietro quando la vita veniva quasi imposta dal padre padrone ora i bambini vengono lasciati a loro stessi, liberi di decidere autonomamente la loro vita; tutto ciò è spesso motivato dalla convinzione dei genitori di non voler più condizionare il futuro dei propri figli.
Un abile mossa di deresponsabilizzazione del ruolo genitoriale: “Non voglio vincolare la vita di mio figlio per me è fondamentale che sia contento e sereno e che faccia ciò che desidera!”Sarebbe da chiedersi se questa serenità sia veramente per i figli o sia una forma egoistica dei genitori per evitare penosi sentimenti di colpa, in linea tra l’altro con quello che sembrano essere gli stili educativi degli ultimi anni.
Già con bambini di qualche mese, il più delle volte si cena alle 20:00 o alle 21:00 (i più temerari anche alle 22:00), il riposino pomeridiano è diventato qualcosa di obsoleto tanto che alle scuole materne spesso viene tolto, a 5-6 anni sono coinvolti in attività scolastiche, rientri pomeridiani e attività sportive.Si crescono i bambini cercando di renderli indipendenti quanto prima e li si occupano le intere giornate non tanto per il loro bene quanto per placare i nostri sensi di colpa.
I bambini “sballottati” da una parte all’altra, devono essere sempre e comunque sereni e contenti pronti per una nuovo foto da porre su Istagram, e appena manifestano una leggera ansia o agitazione, via di psicomotricità fino a tre ore alla settimana! Proprio come per gli adulti dove le palestre e le attività fisiche portate sempre più all’estremo, appaiono più che un momento di ricerca al benessere un momento di fuga: si di fuga dal pensiero!
Quasi paradossalmente in tutto questo “parlare con i propri figli” ’c’è sempre meno spazio al pensiero, alla discussione vera e al confronto; non appena accade qualcosa che va al di là della normale quotidianità bisogna fare qualcosa per tapparlo e non per risolverlo!
In tutto questo apparente benessere sono in continuo incremento i disagi in età adolescenziale: ragazzi che scappano di casa per un’insufficienza, che si ubriacano già dai 13-14 anni, che manifestano rifiuti scolastici, che mollano lo sport nell’era in cui invece dovrebbero dare il meglio di sé, per non parlare di coloro che mettono in atto condotte a rischio per la più piccola frustrazione.
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