Nel guardarsi dentro

Ma se ciò che fa stare male è il risultato non sempre consapevole di un proprio comportamento, pensiero o emozione cosa bisogna fare?

9 GEN 2020 · Tempo di lettura: min.
Nel guardarsi dentro

Mi capita spesso di notare, nei soggetti che accedono ad una terapia psicologica, una forte propensione a dire o chiedere riguardo fattori esterni come determinanti il loro malessere. Per esempio ricevo spesso le domande: Cosa bisogna fare per avere un beneficio? Oppure… Quella persona mi fa soffrire!!!; Questo luogo mi dà benessere… Cosa devo prendere per stare meglio? Tutte considerazioni dotate di senso e ragionevolezza ma centrate sempre sulle conseguenza delle azioni e mai sulle cause. Orientate cioè fuori e quasi mai dentro se stessi. Erroneamente si concepisce la psicoterapia alla stregua di una visita medica che, indicando la definizione del disturbo lamentato, offre la soluzione attraverso un farmaco o una terapia sintomatica.

Ma se ciò che fa stare male è il risultato non sempre consapevole di un proprio comportamento, pensiero o emozione cosa bisogna fare? Guardare fuori può essere ingannevole, è necessario quindi guardarsi dentro. La psicoanalisi a differenza delle altre forme di psicoterapia considera l'esistenza dell'inconscio, cioè la possibilità che non tutto quello che facciamo è sotto il nostro controllo o giudizio: esistono aspetti di noi che ci sfuggono. Obiettivo di un lavoro psicoanalitico sarà quello di considerare cosa ci sfugge nelle azioni che ci portano a stare male. Vorrei proporvi un esempio che, proprio per la sua proprietà esplicativa, rischia di essere semplicistico ma comunque utile:Un uomo/donna che si trova alla soglia dei 40 anni a soffrire per ripetute storie sentimentali fallimentari e dolorose dovrà interrogarsi sulla propria scelta dei partner piuttosto che cercare nell'altro (fuori da sè) la spiegazione del proprio malessere… Ritengo che il risultato dei nostri comportamenti è frutto spesso di una scelta conscia o inconscia che sia! La possibilità in analisi di vedere le cause di una propria azione apre uno scenario nuovo nella mente dell'analizzando: l'occasione di guardarsi dentro, così da considerare un senso dietro a ciò che prima si riteneva frutto solamente del caso. A mio avviso questo passaggio segna un cambiamento importante nell'individuo: la scoperta delle sue responsabilità ma anche delle sue potenzialità.

Da una parte la responsabilità* può innescare sentimenti di colpa e tristezza verso se stessi, la conoscenza e la "sincerità" a volte provocano un iniziale peggioramento della condizione di salute ma, superata questa fase inevitabile, ci si rende conto di quanto la propria vita possa essere cambiata, di quanto essa è proprietà dell'individuo e non del caso; si può allora accedere a quella potenzialità creativa, carburante del cambiamento e del benessere.(Si consideri M. Klein o W. Bion, riguardo il passaggio doloroso ma evolutivo PS – D) Inizia così il dialogo profondo con se stessi che si chiama capacità introspettiva. Si apre la possibilità di guardarsi dentro e poter fare, diversamente dal passato, nuove scelte più felici e maggiormente consapevoli. Potrei concludere dicendo che sentirsi la causa delle nostre azioni e non la conseguenza ci porta a sperimentarci come promotori del cambiamento e del benessere. Daniele La Licata (*Una precisazione: nel citare i termini "responsabilità" "cause" "conseguenze" etc.

Non si intende parlare di accezioni morali, etiche, religiose o legali bensì "psicologiche" es: con "responsabilità psicologica" si intende la possibilità di rendere conto a se stesso piuttosto che alla giustizia (società) come accade per un atto violento nei confronti di persone o cose).

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Scritto da

Dott. Daniele La Licata

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