"Mia madre è depressa": le conseguenze sui figli

Soprattutto in caso di depressione post parto o di un figlio avuto in seguito a una gravidanza indesiderata, alcune donne possono reagire in maniera negativa.

27 GIU 2018 · Tempo di lettura: min.
"Mia madre è depressa": le conseguenze sui figli

«La depressione è una prigione dove tu sei nello stesso tempo il prigioniero della sofferenza e il crudele carceriere. È questo peculiare isolamento che distingue la depressione dalla comune infelicità», Dorothy Rowe.

Nel 2017, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in 10 anni i casi di depressione sono aumentati quasi del 20%. Questa patologia non ha solamente conseguenze negative su chi ne soffre ma anche sulle persone vicine.

È il caso dei figli.

L'infanzia è una fase molto delicata e importante nella vita di ogni persona. Cosa succede se la madre soffre di depressione? Quali sono le conseguenze sui bambini o sui figli adolescenti? Nonostante sia un tema piuttosto tabù, infatti, sono tante le donne che soffrono di questa patologia, ad esempio in seguito al parto.

Secondo lo studio eseguito dalle studiose Sophie Parent e Jean Séguin dell'Università di Montreal, pubblicato sulla rivista "Proceedings of the National Academy of Sciencies", i figli che hanno madri che soffrono patologie psicologiche, come la depressione, hanno un'amigdala più grande rispetto agli altri bambini.

Non si conoscono ancora con certezza le cause né le conseguenze di questa differenza fisica, tuttavia, questa caratteristica si ripete in quei bambini che ricevono meno attenzione a livello affettivo da parte delle madri.

Soprattutto in caso di depressione post parto o di un figlio avuto in seguito a una gravidanza indesiderata, alcune donne possono reagire in maniera negativa, vedendo il bambino come un peso, dimostrando meno affetto e non occupandosi delle necessità del bambino. Questo comportamento ha effetti devastanti sul bambino che si sente abbandonato, il quale può per esempio sviluppare problematiche durante l'età adulta.

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In altri casi, invece, le donne affette da depressione cercano nel proprio figlio una soluzione, trovando nel rapporto madre-figlio una sorta di rifugio. Nonostante questo possa essere in parte positivo per la madre, non si può dire lo stesso per il bambino. Il rischio è che il figlio impari ad essere responsabile delle necessità di sua madre e non sviluppi la propria individualità.

La depressione di una madre non incide solamente sull'infanzia del bambino. Anche durante la delicata fase dell'adolescenza, questa patologia può causare problemi importanti all'interno del rapporto. La relazione, infatti, può trasformarsi in una guerra costante che potrà minare il rapporto madre-figlio negli anni successivi. In altri casi, invece, può causare una dipendenza psicologica molto forte che non permette all'adolescente di crescere in maniera sana e di diventare indipendente.

Tra le cause che favoriscono la depressione post parto, troviamo:

  • lo stress fisico ed emotivo conseguente al parto;
  • l'ambiente in cui si decide di partorire e il conseguente senso di vulnerabilità della madre, costretta per esempio a delegare all'ospedale la gestione della nascita;
  • il clima emotivo all'interno dl quale si porta avanti la gravidanza, dal momento che la donna ha - in questo momento - bisogno di grande sostegno;
  • la perdità della centralità;
  • una più o meno dichiarata preoccupazione rispetto al recupero della condizione fisica precedente il parto.

Cosa fare per salvaguardare la salute della madre e del bambino?

In questi casi la soluzione, senza dubbio, è che la madre decida di intraprendere un percorso, psicologico e farmacologico, per superare la depressione in modo da migliorare sia il rapporto con sé stessa che con il proprio figlio che, in caso contrario, potrà riportare danni diretti a causa della depressione materna. In ogni caso è indispensabile ricordare che il supporto del padre, della famiglia e degli amici è fondamentale per aiutare la donna a scegliere il percorso della guarigione e per aiutarla nel suo rapporto con il bambino.

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Articolo corretto e rivisto dalla dottoressa Patrizia Mattioli

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