L’ossessione d’amore è tossica come il gioco d’azzardo

Vi è mai capitato di desiderare follemente una persona, formulando a voi stessi/e una serie di motivi per cui siete pazze/i di lei?

20 GIU 2019 · Tempo di lettura: min.
L’ossessione d’amore è tossica come il gioco d’azzardo

Vi è mai capitato di desiderare follemente una persona, formulando a voi stessi/e una serie di motivi per cui siete pazze/i di lei? La persona in questione è "rotta" e voi siete gli unici che possono ripararla, siete la chiave dei suoi bisogni. Eppure in realtà non sapete molto di questa persona, rappresenta per voi nient'altro che un'idea meravigliosa che avete assaporato per caso e l'effetto è stato superlativo. Un'idea che ha la forma di una vera ossessione!

La differenza tra un'ossessione e il primo stato di quello che potrebbe essere amore è la reciprocità. In poche parole, questa persona ricambia la vostra infatuazione? O state facendo tutto il lavoro da soli/e proiettando su uno schermo nero i vostri sogni e le vostre speranze? Se conosciamo a stento o per niente questa persona, in realtà potrebbe essere ai nostri occhi tutto quello che vorremmo che fosse. Potrebbe essere perfetta!

Il primo quesito da porsi è se l'oggetto del vostro desiderio è qualcuno che ricambia i sentimenti o è un po' come se steste mettendo gettoni all'interno di una slot machine per intenderci. Come sappiamo, giocare con queste macchine significa essere su una giostra che distribuisce "premi" in maniera intermittente e variabile in modo tale da tenervi attaccati/e a loro inserendo compulsivamente monete in attesa di una vincita. Tale processo provoca dipendenza.

Uno studio ha messo in risalto come sapere che c'è la possibilità di vincere un gettone per viaggiare gratis a sorpresa incrementa il numero di pendolari che prendono il bus quotidianamente. Questo stesso meccanismo è quello dietro le slot machine. Lo stesso identico che ci tiene all'amo quando siamo presi da qualcuno che non ricambia, pensiamo di premere la leva con la speranza che ci sia finalmente il jackpot, che quella persona ci amerà questa volta. Per quanto ci si imbatta nel voler credere che si conosce quella persona non la si conosce affatto, ma si finisce per dirigere tutte le energie nel tentativo di ottenere quell'oggetto tanto desiderato come fosse l'unica fonte dei bisogni personali. Questa ricerca, come il passare le giornate davanti alle slot machine, è assolutamente tossica e inutile.

Supponiamo che la persona in questione sia un collega di lavoro, supponiamo si sia versato del caffè sulla camicia, chiede una mano proprio a noi. È il momento giusto per attirare la sua attenzione su di noi, facciamo in modo di procuragli una nuova camicia, lui ringrazia e ci congeda. Questo sarà vero e proprio veleno per l'ossessione già in circolo, lasciandoci interpretare questo passaggio come chiaro segno che l'altra persona ha la nostra attenzione e forse se mettiamo nella "macchina" un'altra moneta la prossima volta sarà quella buona che ci chiede di andare a cena fuori. Ma la realtà in questi casi corrisponde ben poco alle aspettative, spesso questo desiderio non viene mai appagato

È un gioco che funziona anche peggio del gioco d'azzardo per intenderci. Se la relazione non è reciproca e la persona in questione risponde a intermittenza alle nostre azioni per avere la sua attenzione, è tutto inutile, non importa quanti tentativi vengano fatti per "vincere". Cosi facendo alimentiamo la "macchina", finendo poi emotivamente al verde. Si tratta tuttavia di un pattern difficile da rompere.

Idealizzare una persona che non si conosce bene è un'arma a doppio taglio perché non avendo mai occasione di conoscerla, non ci sarà la possibilità concreta per farla scendere dal piedistallo da cui l'avevamo fatta salire.

Uno degli aspetti tossici di questo "gioco" è che non importa quanto mostri disinteresse o scarsa gentilezza nei nostri confronti, ogni azione della persona della nostre ossessioni viene letta in termini di sofferenza psicologica a cui noi soli possiamo porre rimedio. Il sistema di rinforzo a intermittenza è più forte della realtà e alimenta il desiderio verso l'oggetto dell'ossessione. L'alone di mistero che pervade chi ci ossessiona, inoltre, incrementa ancora di più il bisogno di volere quella persona che ai nostri occhi appare bella e maledetta e per tale ragione ha bisogno di essere salvata attraverso devozione e incondizionata disponibilità . Così facendo speriamo di essere ricambiati.

Insomma: è una dipendenza vera e propria e come tutte le dipendenze si fa fatica ad accettare di avere un problema e a riconoscere che si tratta di un amore che non verrà mai corrisposto. A farci fare i conti con la realtà, inizialmente, sarà il parere dei nostri familiari e degli amici, ci diranno di renderci meno disponibili e qualcuno dirà anche senza troppi veli che l'altra persona non ha alcun interesse per noi ma questo non funzionerà a placare l'ossessione. È complicato forzarsi a fregarsene di meno quando tutto quello che conta per noi sta nell'avere l'amore di qualcuno che pensiamo sia tutto quello di cui abbiamo bisogno. Ma questo circolo tossico va interrotto, per quanto sia difficile smettere di incrociare la nostra ossessione a lavoro o ricevere messaggi da parte sua che spesso scambiamo come interesse genuino da parte sua, possiamo provare a cambiare il nostro comportamento anche se i nostri sentimenti restano gli stessi. Dobbiamo smettere di alimentare la macchina!

Cominciamo a fare un'analisi delle energie investite nella macchina senza ricevere nulla in cambio o quantomeno niente che abbia veramente senso. Stiamo discostandoci da valori che ci servono per vivere una vita ricca di significato. Stiamo perdendo forse le nostre opportunità per avere invece una relazione sana o forse stiamo usando l'ossessione per scappare dal dolore. Qualsiasi sia la motivazione, questo meccanismo ci lascia bloccati ed è velenoso per la nostra crescita. Cercare di perseguire inutilmente qualcosa che non possiamo ottenere abbassa la nostra autostima, il senso di efficacia personale e il nostro valore. Questo si può facilmente tradurre in un vissuto depressivo. Il nostro senso di impotenza aumenta perché lasciamo che l'ossessione ci definisca come persona.

Gradualmente, imparando a comprendere a fondo l'ossessione che ci travolge costruiamo una distanza e la distanza crea prospettiva. È la prospettiva che consente alla mente razionale di capire, seppur lentamente, quanto doloroso, degradante e umiliante sia stato vivere nell'ossessione, quante energia sia stata sprecata. La prospettiva ci aiuta a vedere l'ossessione per quello che è: una dipendenza che ti succhia l'energia vitale fino a portarti nell'abisso.

Il potere risiede nella conoscenza e ancor più nella conoscenza di se stessi.

Una volta riconosciuta l'ossessione, bisogna lavorare sulla consapevolezza e sulla compassione verso se stessi. Si tratta di un cambiamento difficile e doloroso ma necessario per rompere il circolo che alimenta l'ossessione fatta del rinforzo intermittente di cui abbiamo parlato prima.

Articolo della dottoressa Maria Teresa Caputo, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Campania

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Scritto da

Dott.ssa Maria Teresa Caputo

La dott.ssa è Psicologa e Psicoterapeuta ad indirizzo Cognitivo-Comportamentale, iscritta all'ordine degli Psicologi della Regione Campania. Svolge la professione privatamente occupandosi di disturbi d’ansia, depressione, disturbo ossessivo compulsivo, lutto nell’ età evolutiva e nell’età adulta.

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