Liberarsi dall'ansia

Alcuni suggerimenti per cambiare prospettiva e star meglio, diminuendo gli aspetti che contibuiscono a creare ansia e preoccupazione.

19 OTT 2015 · Tempo di lettura: min.
Liberarsi dall'ansia

Più il 10% della popolazione adulta soffre di un disturbo di ansia, ma probabilmente se stai leggendo questo articolo sai che cos'è o stai cercando di saperne di più.

L'ansia è un'azione velocissima del nostro sistema che si preoccupa di reagire ad una minaccia (reale o presunta tale) mettendo in moto i meccanismi di sopravvivenza. Il nostro corpo si prepara proprio fisicamente e mentalmente ad una lotta o ad una fuga per ovviare all'ostacolo/problema. Quando questa reazione diviene cronica, ha superato i limiti ed è fuori controllo alora diviene un disturbo e si parla di disturbo d'ansia. Che cosa fare per liberarsene? Ecco alcuni passi da attuare:

Spesso le preoccupazioni sul futuro e su ciò che potrebbe accadere nella nostra vita diventano molto invadenti, fino ad immobilizzarci. Continuiamo a rimuginare sulle possibili versione negative delle nostre azioni e scelte, fino a non sapere proprio come comportarci e bloccarci: non sappiamo più qual'è la cosa giusta.

Accettare le cose come sono

Non possiamo tornare indietro nel passato, perciò ogni forma di rimuginazione su quello che è stato o poteva essere non fa altro che aumentare il nostro senso di fallimento e bloccarci ancora di più per il futuro. Possiamo, invece, concentrare le nostre risorse sul presente: analizziamo le nostre preoccupazioni e proviamo a fare una divisione tra quelle che sono risolvibili da noi e quelle in cui non abbiamo potere. Lasciamo le seconde e cerchiamo di pensare a cosa fare per le prime: quale primo passo posso fare oggi verso la risoluzione di quella preoccupazione? Cerchiamo di non procrastinare: rimandare diminuisce la nostra autostima e rende le paure sempre più grandi.

Imparare dagli errori e non temerli

La nostra società ci educa ad essere sempre performativi e a mostrare sempre la nostra invincibilità, ma non può essere reale. Ognuno di noi può sbagliare, tanto più quando inizia qualcosa di nuovo e cerca di imparare, ecco perciò che l'errore diventa un momento importante per apprendere e migliorarsi progressivamente. Se invece l'errore scatena solo delusione, frustrazione e senso di inadeguatezza faremo fatica a comprendere cosa lo ha generato, aumentando l'ansia per la volta successiva.

Fidarsi più di se stessi

Nessun consiglio, neanche di un buon amico, può sostituirsi a noi stessi. Anzi, avere persone che di continuo ci dicono cosa dobbiamo fare aumenta la nostra sensazione di inadeguatezza. La vita è la nostra: più la viviamo e più saremo capaci di viverla. La vita attrae la vita.

Imparare a conoscersi meglio, a sapere quali sono i propri valori e le proprie priorità. Se riusciamo a dare la precedenza a questi aspetti ci accorgeremo che saremo più soddisfatti di noi stessi, questo si ripercuoterà positivamente su ogni aspetto della nostra vita.

Convivere con la propria emotività. Spesso nella nostra cultura si da troppo spazio agli aspetti logici e razionali, così che l'emotività viene considerata una fragilità e debolezza. In verità questo non è affatto così (vedi il cartone della Pixar "Inside-Out" ), anzi, essere capaci di accogliere la proprie emotività e i messaggi che essa porta ci può rendere più efficaci e felici!

A volte non risciamo a riconoscerci più, capita che le reazioni corporee (tachicardia, senso di svenimento, senso di soffocamento, e molti altri sintomi) prendano il sopravvento e non riusciamo più a regolarle né a comprendere il loro messaggio.

Quello è il momento di rivolgersi ad uno specialista, uno psicoterapeuta, con il quale poter comprendere l'origine dei malesseri, imparare a gestirli e risolverli. A volte non riusciamo da soli a cambiare il nostro modo di comportaci, anche se lo vogliamo, rendendo ancora maggiori le sensazioni di inadeguatezza e ansia. Molti aspetti emotivi non possiamo cambiarli da soli, ma c'è la necessità di un lavoro all'interno di una relazione terapeutica.

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Scritto da

Dott.ssa Alice Parri

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