Le difficoltà nel rendere stabile una relazione di coppia

Continua la nostra analisi delle relazioni di coppia, in collaborazione con la Dott.ssa Patrizia Mattioli.

14 FEB 2018 · Tempo di lettura: min.
Le difficoltà nel rendere stabile una relazione di coppia

Siamo sicuri del fatto che sarete d'accordo con noi: non solo è difficile costruire una relazione di coppia, lo è anche renderla stabile. Andiamo avanti con il nostro ciclo di articoli che analizza vari aspetti riguardanti le relazioni sentimentali, per dedicarci proprio alle difficoltà in cui ci si può imbattere nel tentativo di rendere solido e forte un rapporto.

Abbiamo iniziato il nostro breve ciclo con un primo articolo sulla costruzione delle relazioni sentimentali.

Abbiamo poi continuato con una riflessione sul rapporto tra le relazioni sentimentali e l'attaccamento, ovvero su quanto incidono le prime esperienze familiari nella scelta del partner.

Voi, da parte vostra, pensate di aver avuto difficoltà nel tentativo di mantenere stabile la vostra relazione di coppia? Noi di GuidaPsicologi ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Patrizia Mattioli. Lasciamo a lei la parola.

Abbiamo visto quanto può essere difficile intraprendere una relazione sentimentale significativa. Quando si riesce a superare le proprie insicurezze, si comprende che oltre a costruirla, è anche difficile mantenerla.

Le relazioni sentimentali significative, per poter rimanere stabili nel tempo e "sopportare" le inevitabili prove che impone la vita, devono contare su una forte reciprocità e intesa emotiva che non si crea automaticamente solo perché ci si sente attratti l'uno dall'altro, ma è piuttosto un'attiva costruzione che si realizza momento per momento, sin dall'inizio della relazione.

Abbiamo detto che quando ci si conosce si prova attrazione, comincia la frequentazione, si attraversa una fase idilliaca in cui l'altro è tutto, se ne vedono soltanto gli aspetti positivi, se ne fantasticano tanti altri (a volte giustificati, altre volte no) e ci si comincia a fare un'idea di quanta intesa ci possa essere.

Col passare del tempo e il proseguire della conoscenza, si inizia a fare i conti con i problemi della quotidianità, le proprie sensibilità, i propri automatismi e le proprie fragilità. Qui possono emergere le difficoltà di ognuno dei due partner, per esempio cogliere l'altro nella sua specificità, riconoscerlo al di là delle aspettative e dei bisogni personali. Si procede verso l'espressione sempre più sincera, o quasi, dei rispettivi modi di essere.

Qualche discussione è inevitabile e le discussioni possono essere un momento importante di reciproca conoscenza.

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Qualche litigio è indicatore di una coppia vitale, motivata a confrontarsi e a creare condizioni condivise. Troppi litigi, o nessun litigio, sembrano più caratteristici di coppie a rischio, con un potenziale di sofferenza alto: non si litiga perché si ha l'impressione che sia inutile, che l'altro non capirà, oppure si entra troppo in conflitto perché ci si pone in posizione simmetrica, dove nessuno dei due cede nella convinzione che solo "costringendo" l'altro alle proprie idee o alla propria volontà si potrà proseguire.

Quello che succede a volte è di confondere l'oggetto della discussione con il piano della relazione, così, mentre ci si scontra su come affrontare un progetto, o su quali sono i comportamenti da tenere per esempio nell'educazione dei figli, in realtà ci si sta confrontando su chi ha più potere nella relazione, su chi ha ragione e chi ha torto. Può succedere, per esempio, che su un argomento si esprimano sentimenti più legati a fatti precedenti dove non si era riusciti ad affermarsi, etc.

Più una relazione è sana e più la discussione è focalizzata sui contenuti, più è "malata" e più parlando di contenuti si discute invece del modo di stare insieme.

Un altro aspetto importante riguarda l'attribuzione di responsabilità. Nelle discussioni si è spesso convinti di reagire al comportamento dell'altro, senza rendersi conto di influenzarlo con i propri atteggiamenti. Ogni partner ha la sua parte di responsabilità nei conflitti che si generano, anche se uno dei due può manifestare più sofferenza dell'altro.

Per esempio, un partner tende a chiudersi in se stesso e a non comunicare, mentre l'altro tende ad arrabbiarsi e ad accusare o viceversa. Ognuno può attribuire all'altro la causa del suo comportamento senza mai arrivare a comprenderlo veramente: per il primo chiudersi e non comunicare è la reazione agli atteggiamenti oppressivi dell'altro, mentre per il secondo questa è una grossolana storpiatura di quello che veramente succede e cioè che è la chiusura del primo a stimolare le sue accuse.

Una visione più bilanciata dovrebbe tener presente il fatto che la chiusura del primo e l'intrusività del secondo sono due aspetti dei rispettivi caratteri, che tendono a essere complementari nelle relazioni e perciò a "selezionarsi" a vicenda tra i tanti partner, allo scopo di mantenere la continuità nel proprio senso d'identità personale. In condizione di crisi ognuno s'irrigidisce sulla propria posizione e tende a sottostimare l'influenza del punto di vista personale, condizionato da esperienze passate e bisogni, nella spiegazione che si da del conflitto. In condizioni estreme, due partner potrebbero anche non capirsi mai.

Un aiuto alla comprensione e alla presa di consapevolezza personale può arrivare dalla ricostruzione delle precedenti relazioni sentimentali di ognuno dei due partner. Nella maggior parte dei casi hanno molti aspetti in comune.

È importante che ognuno sia abbastanza consapevole del proprio modo di funzionare, per non attribuire totalmente all'altro responsabilità che sono in realtà specifiche del proprio modo di essere.

Hai bisogno di ulteriori informazioni su questo tema? Chiedi informazioni privatamente alla Dott.ssa Patrizia Mattioli.

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Scritto da

Dott.ssa Patrizia Mattioli

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Socio ordinario della Sitcc. Consulente scolastico. Lavora da trent’anni in campo clinico e scolastico. Ha pubblicato Itinerario di Psicologia (2008), Uno Psicologo nella Scuola (2015) e Attaccamenti a Scuola (2017). Autrice di numerosi articoli pubblicati nel web e su riviste di settore. Blogger per Il Fatto Quotidiano

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