L'autolesionismo e gli adolescenti

Gli atti di autolesionismo sono diventati di recente un fenomeno estremamente diffuso tra gli adolescenti. Che cosa sono, che significato hanno, che cosa possiamo fare?

9 AGO 2022 · Tempo di lettura: min.
L'autolesionismo e gli adolescenti

"Avevo bisogno di tagliarmi allo stesso modo in cui i polmoni hanno bisogno di respirare quando nuoti sott'acqua. Era un bisogno così organico che sembrava generare dalla mia stessa pelle." (Caroline Kettelwell, 1999).

Gli atti di autolesionismo, pur esistendo da tempi lontani, sono diventati di recente un fenomeno estremamente diffuso tra gli adolescenti, come è rilevato negli ambulatori e nei servizi di ascolto che rivolti a giovani in difficoltà; non solo nella popolazione giovanile affetta da disturbi clinici, ma anche in quella generale. Le statistiche italiane parlano del 20% di adolescenti che si fa male fisicamente in modo intenzionale.

Che cosa sono?

Le condotte autolesionistiche assumono diverse forme, tra cui le più frequenti sono tagliarsi, bruciarsi, procurarsi lividi o morsi, ovvero connesse a un danno tissutale; è riconosciuta in questa categoria anche l'assunzione di sostanze tossiche e farmaci. Sono strategie maladattive con cui i ragazzi cercano di gestire i propri problemi e la sofferenza emotiva che ne deriva. Di solito sono gesti compiuti di nascosto (sotto la doccia, nella propria cameretta) seguiti da sentimenti di vergogna e di colpa che approfondiscono il silenzio attorno a essi e aggravano lo stato psicologico.

Perché si arriva a farsi del male?

In genere l'adolescente che compie autolesionismo lo fa perché non sa in quale altro modo gestire emozioni, situazioni e conflitti relazionali dolorosi. Può non essere stato aiutato a riconoscere e regolare le sue emozioni, e in certi casi, come nei giovani con disturbo di personalità borderline, essere biologicamente predisposti a reagire alle situazioni con emozioni intense e durature. Possono vivere in contesti di relazione in cui non possono permettersi di condividere la sofferenza, perché hanno aspettative che nessuno li ascolterà e li capirà, o ancora credenze personali di impotenza e della realtà come immutabile.

Che significato ha l'autolesionismo?

Attraverso il dolore fisico i giovani, almeno a breve termine, trovano una soluzione "sensoriale" a differenti problemi connessi ai loro bisogni emotivi (Zanarini et al., 2006):

  • possono controllare emozioni troppo intense in assenza di strategie più sane e protettive;
  • esprimere la rabbia, non conoscendo altri modi per farlo;
  • controllare gli altri, se mancano di abilità relazionali e comunicative;
  • "sentire che esistono" o "sentire qualcosa" se soffrono di gravi stati di ipoattivazione o per interrompere un profondo senso di vuoto;
  • punirsi, specie in giovani che hanno alle spalle storie di traumi e hanno strutturato un'immagine di sé come indegni e colpevoli.

Che cosa possiamo fare?

Dovremmo forse riprendere in mano interamente la discussione sulla rete dei servizi e delle risorse che possono rinforzare la salute mentale nei territori:

  • potenziare le strutture sanitarie, come gli ambulatori pubblici per l'adolescenza;
  • ricostruire una rete di spazi, opportunità e relazioni nelle città e nelle periferie, dove i giovani possano scoprire modelli positivi, maturare a livello relazionale, sentirsi parte di una comunità ed essere accompagnati da figure adulte attente, integrative rispetto ai genitori e gli insegnanti (educatori, istruttori, allenatori…).
  • Offrire alla scuola, una volta per tutte, professionalità pedagogiche e psicologiche che possano riconoscere il disagio prima che esploda, e fare prevenzione del benessere mentale.
  • Fare cultura psicologica alle famiglie, perché non vivano più la vergogna o la colpa di avere figli che soffrono di disturbi mentali, ma li accompagnino a parlare dai professionisti che possono aiutarli a guarire.

Dott. Michele Storti

Psicologo - Psicoterapeuta cognitivo comportamentale in formazione

L'autolesionismo e gli adolescenti

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Scritto da

Dott. Michele Storti

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Bibliografia

  • Caroline Kettelwell, Skin Game, New York : St. Martin's Press, ©1999.
  • Zanarini MC, Frankenburg FR, Ridolfi ME, Jager-Hyman S, Hennen J, Gunderson JG. Reported childhood onset of self-mutilation among borderline patients. J Pers Disord. 2006 Feb;20(1):9-15.

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