L'amore non basta per aiutare a superare l'ansia

Piccolo prontuario su come aiutare efficacemente un amico o un familiare che soffre di un disturbo d'ansia e come aiutare noi stessi a sentirci adeguati per questa missione.

13 GEN 2017 · Tempo di lettura: min.
L'amore non basta per aiutare a superare l'ansia

Nella pratica clinica ci capita innumerevoli volte di ricevere richieste di aiuto da parte di chi vive con sofferenza la vicinanza di una persona affetta da un disturbo d'ansia. Spesso il dolore più grande per queste persone è quello di non riuscire a capire come mai l'amore e la vicinanza non riescano in alcun modo ad essere d'aiuto per la persona ansiosa.

La prima cosa da dire, anche se cruda, è che in questi casi l'amore non basta.

Occorre una professionalità specializzata in questo, e la cosa migliore che si possa fare è spingere queste persone ad affidarsi agli specialisti. Perché l'ansia è un mostro che si può sconfiggere, ma bisogna lottare nel modo giusto. Fissiamo quindi dei punti cardine che possano essere da guida per chiunque voglia aiutare seriamente una persona che soffre d'ansia.

Cosa fare per loro

  • Documentarsi insieme. Conoscere approfonditamente il disturbo e quali sono le sue manifestazioni. È importante utilizzare fonti autorevoli di informazione e non affidarsi semplicemente a notizie assunte sul web.
  • Aiutarli a chiedere aiuto. La richiesta d'aiuto passa attraverso il riconoscimento di avere un disturbo, ma ricordiamo che tale disturbo è curabile. Questo infonde anche un senso di speranza.
  • Ricordare loro che soffrire di un disturbo d'ansia non è una dimostrazione di debolezza, ma semmai di maggiore sensibilità.
  • Non pronunciare frasi del tipo "non è difficile", "non è pericoloso", "non c'è nulla di cui avere paura". Essi infatti già sanno benissimo che è così, ma in quella particolare condizione non hanno la possibilità di fare altrimenti.
  • Aiutarli a fare una distinzione tra i pensieri "sani e funzionali" e quelli "patologici e disfunzionali" indotti dalla malattia. Quando una persona soffre d'ansia è indotta a pensare catastroficamente che nulla è più buono in lei, invece non è così! Ci sono sicuramente delle aree di funzionamento a livello cognitivo, lavorativo, sociale ecc. che si mantengono intatte. Questi sono punti di forza che possiamo far notare alla persona.
  • Aiutarli nella progettualità concreta ("cosa faremo domani, la prossima settimana, il prossimo anno?"). Spesso per spiegare il funzionamento dell'ansia ai miei pazienti la dipingo come una piovra, che cerca con i suoi tentacoli di toccare tutto ciò che incontra nel suo cammino espandendosi via via. Quando qualcuno ha un disturbo d'ansia sente progressivamente un impoverimento nella propria vita ed ha uno sguardo pessimistico rivolto al futuro che vede come immobile. Invece la progettualità è possibile! Con un giusto approccio terapeutico non solo non resteremo passivi di fronte a questa aggressione, ma creeremo qualcosa di nuovo.
  • Gestire adeguatamente le routine familiari, amicali ecc. A seconda del ruolo che ricopriamo nella vita della persona affetta dal disturbo d'ansia, ci potremmo trovare nella condizione di dover sostituire il paziente nelle varie attività che non sente più di compiere. In generale il corretto atteggiamento da avere è quello di cercare di mantenere una routine normale, ma applicare una certa flessibilità. Quando notiamo che il fatto di svolgere un'attività diventa difficile per la persona, non gliela facciamo evitare (attenzione agli evitamenti!) ma gliela rendiamo meno complessa. Ad esempio: mio marito non se la sente più di accompagnare i bambini a scuola in automobile? Continua ad accompagnarli in automobile ma vado anche io.
  • Imparare a riconoscere e mettere in evidenza tutti i successi, anche quelli più piccoli. La persona potrebbe avere difficoltà a cogliere i suoi piccoli progressi, perché non li vede oppure li paragona a quelli di altre persone. In questo il nostro compito può essere decisivo nel sottolineare la valenza di ogni singolo progresso e la necessità di non crearsi aspettative irreali, ciascuno migliora con i propri tempi e proporzionalmente al livello di gravità di parte.

Cosa fare per noi

  • Scrolliamoci via i sensi di colpa. Se il nostro amore e la nostra vicinanza non sono bastati ad aiutare questa persona non è colpa nostra, semplicemente trattandosi di un problema medico necessita dell'intervento di un professionista. Punto.
  • Trasformiamo la rabbia e la tristezza in compassione. I comportamenti e le mancanze di una persona che soffre d'ansia possono indurre in noi sentimenti di rabbia e tristezza e più generalmente una grande frustrazione. Questo perché siamo esseri umani anche noi. Questi sentimenti possono e devono invece trasformarsi in compassione (dal latino cum-patior = soffrire con). Non poniamoci come esseri giudicanti, ma poniamoci a fianco della persona che soffre e soffriamo con lei indicandole la strada.

Buon viaggio!

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Scritto da

Dott.ssa Maura Di Lillo Psicologa Psicoterapeuta

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