La "spersonalizzazione" come sentimento problematico. Caratteristiche e possibili sviluppi psicopatologici

Spersonalizzazione è il vissuto di sentirsi distaccati osservatori dei propri processi mentali. Da fonte di insicurezza e chiusura relazionale, può degenerare in gravi quadri psicopatologici

27 LUG 2018 · Tempo di lettura: min.
La "spersonalizzazione" come sentimento problematico. Caratteristiche e possibili sviluppi psicopatologici

Vi sono sentimenti molto diffusi e addirittura determinanti nel contesto psicoemotivo di alcune personalità, che troppo spesso non vengono però adeguatamente (e tempestivamente) riconosciuti ed individuati, perché poco appariscenti e sfuggenti ai comuni criteri di classificazione. Purtroppo questo avviene, non di rado, anche nelle comuni sedi cliniche di consultazione.

Tra questi sentimenti possiamo senz'altro annoverare quello di spersonalizzazione, che appare come una sorta di "difetto" nella percezione dell'identità, una particolare difficoltà a "decifrare" la propria spontaneità emotiva e, quindi, ad esprimerla, a partire già dalle prime esperienze di vita. Sarà quindi fondamentale porsi il problema di comprendere (cominciando proprio dalla narrazione anamnestica ) come questo soggetto abbia progressivamente perduto la consapevolezza, il contatto naturale ed immediato con i propri genuini sentimenti di base e si sia formata in lui una tipica "distanza di sicurezza" nei confronti delle proprie reazioni emotive. Questo inadeguato o assente riconoscimento di sé (e dell'altro) vale sia per le comuni "emozioni", intese come realtà contingenti ed immediate, spesso effimere e non durature, sia per i sentimenti stabili e fondamentali di ogni personalità, cioè gli ideali-guida, che definiscono il senso di identità personale e sociale di ogni soggetto. Un tale blocco emotivo coinvolge il senso stesso dell' esistenza, intesa come esperienza di sé e del proprio attuarsi e divenire nel mondo.Al contrario, la vita verrebbe ad essere percepita come un susseguirsi di evenienze estranee, casuali, in cui il soggetto è coinvolto, non da protagonista, ma da semplice e passivo recettore. Anche in modo poco appariscente, sono molti i soggetti che trascinano la propria esistenza in modo incolore, spento, conformista o comunque non riescono mai ad avere la percezione di autorealizzazione.

Tale modo di sentire, in molti casi, può sfociare, nel tempo, in manifestazioni depressive di diversa tipologia, per cui è fondamentale individuare precocemente queste forme di insufficienza della percezione emotiva, prima insorga un vero e proprio quadro di interesse clinico.

E' molto diffusa, purtroppo, la tendenza, un po' fatalistica e superficiale, a considerare queste caratteristiche soggettive come semplici "tratti caratteriali", nella convinzione rassegnata che si tratti di personaggi "fatti così", cioè, praticamente, immodificabili.

E' proprio a questi modelli di pensiero comune che la nostra prospettiva dialettica della vita psichica intende contrapporsi, mostrando ogni sentimento mai come a se' stante, ma nel vivo contesto di ogni stato emotivo specifico ed attuale.

Sarà consigliabile, pertanto, non sottovalutare tante comuni forme di ritiro sociale e di apparente indifferenza emotiva, spesso presenti già nei primi anni di vita del soggetto, che, se non individuate ed affrontate, possono portare allo sviluppo di personalità psicopatiche (più comunemente dette " nevrotiche"), o, in alcuni casi, all'insorgenza di vere e proprie psicosi (per cui risulta fondamentale una corretta diagnosi psicopatologica differenziale). Restando, però, sul piano della nostra comune osservazione, vi sono persone che, partendo dal sentimento di spersonalizzazione, possono sviluppare sentimenti di sfiducia nel raggiungere le proprie aspirazioni, di fallimento personale già annunciato, di dolorosa autocritica a priori sul proprio disvalore. Questi stati possono spesso pervadere la personalità senza che siano letti, descritti e riconosciuti dal soggetto stesso che ne è portatore. Tale condizione può esitare, a volte in modo estremo e drammatico, in casi di suicidio, apparentemente immotivati. Bisogna, pertanto, comprendere e ricostruire dialetticamente il senso e la dinamica di queste diffuse problematiche della consapevolezza di sè. Tali forme di distacco, infatti, presentano una loro precisa articolazione storica: nascono nel soggetto con una funzione difensiva, coatta e preventiva, allo scopo illusorio di evitare tensioni e sofferenze profonde; tuttavia, queste soluzioni di "compromesso psichico" conducono a problemi ancora più drammatici per la stessa personalità. E' il caso dell'incomunicabilità e della solitudine estrema di chi non ha a disposizione neppure l'interlocutore fondamentale, cioè il soggetto stesso, l'altro interno, il Sé. L' insufficienza della funzione riflessiva ed autoriflessiva costituisce quindi una situazione, spesso subdola, di disagio interiore, familiare e sociale. In molti casi, tali "personalità spersonalizzate" (anche se la definizione può sembrare una contraddizione) tendono alla dipendenza da altri, avvertiti come più "forti" e strutturati, o si mostrano evitanti ed inadeguate nelle esperienze interpersonali più comuni. Possono talvolta stabilire relazioni significative ed amicizie durature, ma sempre con una "funzione specchio" di altre personalità più determinate ed autoreferenziali, diventandone "satelliti", vivendo di luce riflessa, incapaci di percepire perfino il proprio inappagamento per la loro vita mancata. Possono appartenere alla vasta categoria delle persone "invisibili", "silenziose", socialmente "poco incisive", oppure presentare forme di ansia, angoscia improvvisa e di panico, non riuscendo ad effettuare collegamenti razionali tra il loro malessere e il blocco emotivo, senza un sostegno psicologico adeguato. Molto spesso, tutto quanto non emerge coscientemente da questa originaria rinuncia all'autorealizzazione, può esprimersi in diverse forme di ripiegamento interiore, a partire da quell'antico "taedium vitae", sentimento ricorrente nella cultura occidentale, tale da perpetuarsi nella letteratura e nelle arti contemporanee, attraverso una sublimazione estetizzante.Casi di spersonalizzazione in età precoce ed interventi psicopedagogici adeguati Come già sottolineato, i sentimenti di apatia e di distacco progressivo dall'immediatezza, dal colore e dal tono vitale dei sentimenti sono il risultato di un processo interiore che risale alle prime esperienze di vita.

Gli educatori riconoscono infatti numerosissimi casi di bambini e di adolescenti bollati dal giudizio di essere "pigri", "scansafatiche", "indolenti". Molti insegnanti sottolineano, con note di biasimo, il comportamento di questi allievi poco volenterosi, pur con buone potenzialità, che rischiano di restare anonimi ed irrealizzati.

Proprio questi frequenti casi meriterebbero una diversa e particolare attenzione, innanzitutto nell'ambiente familiare, perché non di rado tali personalità possono essere andate incontro ad un silenzioso e progressivo processo di scoraggiamento, che ne ha fiaccato la volontà, la capacità di credere in se stessi e di perseguire qualunque personale obiettivo, frutto di un'iniziativa interiore.

Nella lunga esperienza del nostro Centro psicopedagogico PAIDEIA abbiamo avuto modo di evidenziare, studiare e seguire con successo molte di queste problematiche, in età infantile ed adolescenziale. E' importante innanzitutto avere coscienza dell'esistenza e del significato di questi profondi e complessi problemi, collegati al fenomeno della spersonalizzazione.Conclusione In età evolutiva, quando sono riconosciute ed approfondite le origini di queste esperienze di spersonalizzazione, è possibile prevenire lo sviluppo indiscriminato di questo sentimento, per impedirne la realizzazione in veri e propri quadri clinici psicopatologici (sindromi depressive, sviluppi deliranti). Spesso non è facile cogliere la spersonalizzazione nella sua ambigua insorgenza, per cui si consiglia di richiedere tempestivamente una consulenza ed un'assistenza di carattere psicopedagogico, Nei casi, invece, di personalità più mature ed adulte, che presentino sintomi di spersonalizzazione, si consiglia un trattamento psicoterapeutico di carattere dialettico attualistico. Questo si prefigge lo scopo fondamentale di portare il soggetto ad una progressiva presa di coscienza, attuale e storica, delle proprie reali e concrete esperienze emotive, e delle reali potenzialità inespresse. Tale processo di psicoterapia dovrà tenere conto, in primo luogo, delle resistenze di queste personalità al loro recupero emotivo, superando quella particolare tendenza alla negazione costante delle più genuine emozioni interiori. Proprio queste difese personologiche dovranno essere gradualmente superate, per un terapeutico recupero della vitalità interiore, nella dialettica originale della personalità.

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Scritto da

CESAD - Psicoterapia Genova

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