La Soggettività del Dolore e il Ruolo dello Psicologo

Il dolore è un'esperienza soggettiva difficile da articolare verbalmente che, spesso, imprigiona emotivamente il soggetto. Come si inscrive il lavoro dello psicologo in situazioni come queste?

20 GEN 2025 · Tempo di lettura: min.
La Soggettività del Dolore e il Ruolo dello Psicologo

Il dolore, sia esso fisico o psichico, è un'esperienza profondamente soggettiva: ogni individuo lo vive in modo unico e spesso risulta intrinsecamente difficile da condividere con gli altri. Chi si trova in una dimensione di sofferenza, infatti, è l'unico a conoscere veramente la portata del proprio malessere e spesso fatica ad esprimerlo appieno.

Quando un paziente decide di intraprendere un percorso terapeutico, affidandosi a uno psicologo, si trova a confrontarsi con una condizione che lo vede come il protagonista assoluto della propria esperienza ma anche intrappolato in un vissuto che gli è difficile rendere comprensibile a chi lo ascolta. Questo concetto, supportato dalla letteratura, descrive il dolore come un'esperienza unica e soggettiva che sfida la comunicazione interpersonale (Meagher & McGuire, 2006; Smith, 2013).

La solitudine e la ruminazione mentale

Questa situazione porta con sé un senso di solitudine profonda: il paziente è completamente immerso nel proprio problema, tanto da non riuscire a distaccarsene per osservarlo con l'oggettività necessaria. Infatti, sebbene conosca la sua sofferenza nei minimi dettagli, ne è al tempo stesso prigioniero emotivo. La difficoltà di espressione del proprio malessere, unita alla forte emotività che lo accompagna, può sfociare in un processo disfunzionale di ruminazione mentale in cui le energie della persona si concentrano ripetutamente su pensieri negativi legati al passato o alla difficoltà del momento presente.

La ruminazione mentale è stata ampiamente studiata come un meccanismo disfunzionale che porta a sviluppare un circolo vizioso di pensieri intrusivi e negativi che peggiorano la sofferenza psicologica (Nolen-Hoeksema, 2000). Inoltre, è stato evidenziato che la ruminazione è strettamente correlata alla depressione, in quanto aumenta il rischio di svilupparne o aggravarne i sintomi (Watkins, 2011). Questa struttura disfunzionale riduce drasticamente la capacità di problem solving poiché il soggetto è bloccato dai pensieri che gli impediscono di trovare soluzioni pratiche (Watkins, 2011).

Il ruolo dello psicologo in un contesto di sofferenza

In un contesto così strutturato qual è il ruolo dello psicologo? Egli non solo aiuta il paziente a comprendere e gestire il proprio dolore, ma, attraverso il percorso psicologico, funge anche da potente strumento di empowerment. Il professionista deve essere in grado di accogliere il paziente con autenticità ed empatia, creando un ambiente sicuro e privo di giudizio, dove egli si senta legittimato ad esplorare e affrontare la propria sofferenza senza alcun tipo di paura.

La psicoterapia, infatti, non è solo un processo di cura ma anche un cammino di rinforzo delle risorse interiori del paziente che viene aiutato a riconoscere le proprie potenzialità e ad affrontare la difficoltà con maggiore resilienza. Il lavoro psicologico consente al paziente di riappropriarsi della propria capacità di agire e di cambiare, favorendo un processo di crescita e di consapevolezza che va oltre la risoluzione del problema nel qui ed ora.

L’importanza di un approccio personalizzato

L'assenza di giudizio, l'interesse genuino, il rispetto di tempi, dei silenzi e dei tentativi di espressione rendono la relazione terapeutica uno degli elementi essenziali al successo del trattamento. Tuttavia, è importante sottolineare che ogni percorso psicologico deve essere altamente personalizzato. Ogni individuo vive la sofferenza in modo unico e, per questo, è necessario che lo psicologo adatti le strategie terapeutiche alla singola persona, tenendo conto della sua storia, delle sue risorse, dei suoi blocchi emotivi e delle sue peculiarità.

La personalizzazione del trattamento è cruciale per ottenere risultati efficaci, poiché un approccio generico rischia di non rispondere alle specifiche esigenze del paziente, limitandone le possibilità di cambiamento. Solo in questo clima di accoglienza e adattamento potrà iniziare a ricostruire e comprendere al meglio le sue difficoltà.

Una nuova prospettiva per il paziente

L'obiettivo dello psicologo è fornire un punto di vista oggettivo e chiaro su quella che per il paziente è una situazione confusa e sfocata, permettendogli gradualmente di "indossare" lenti che correggano la visione distorta del suo problema. La figura dello psicologo è esterna alla realtà del paziente: questo distanziamento emotivo è essenziale perché permette al professionista di osservare il problema da una prospettiva diversa e più oggettiva, aiutando così il paziente a distaccarsi emotivamente dalla sofferenza, acquisendo una visione più lucida ed oggettiva del proprio vissuto.

La relazione terapeutica come risorsa

Attraverso lo strumento del colloquio clinico, inoltre, si genera una relazione basata sulla fiducia che spezza il cerchio di solitudine in cui il paziente è intrappolato, liberandolo dalla spirale della ruminazione. In questo modo, il soggetto non solo sperimenta un profondo senso di comprensione ma riacquista il proprio potenziale riflessivo che fino a quel momento era stato soffocato dalla sofferenza. Il distanziamento emotivo e la nuova prospettiva che lo psicologo offre al paziente gli permettono di ritrovare gradualmente la capacità di problem solving, aprendogli la strada a nuove possibilità di soluzione e di cambiamento (Greenberg & Welfel, 2001).

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Scritto da

Dott.ssa Elisa Busolini

Bibliografia

Meagher, K. M., & McGuire, C. W. (2006). The experience of pain: A psychosocial perspective.

Smith, M. R. C. (2013). Understanding the experience of pain: A review of psychological and social factors.

Nolen-Hoeksema, S. (2000). The role of rumination in depressive disorders and mixed anxiety/depressive symptoms. Journal of Abnormal Psychology.

Watkins, K. A. (2011). Rumination as a Transdiagnostic Process: Current Status and Future Directions.

Norcross, M. M. (2011). The therapeutic relationship in psychotherapy.

Elliott, K. M. (2013). Empathy in psychotherapy: A review of the literature.

Greenberg, M. A., & Welfel, R. A. (2001). The therapeutic process: A guide to the helping professions.

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