La relazione di coppia: tra distinzione e confusione

Cosa significa per una persona mettersi in rapporto con un'altra, in un rapporto affettivo stabile come la relazione di coppia?

4 FEB 2019 · Tempo di lettura: min.
La relazione di coppia: tra distinzione e confusione

Cosa significa per una persona mettersi in rapporto con un'altra, in un rapporto affettivo stabile come la relazione di coppia?

Il rapporto che normalmente intratteniamo con una persona, quindi con un oggetto in senso psicologico, può essere inteso come una sorta di creazione, entro certi limiti, della persona che lo promuove e dell'altra che lo condivide. Si tratta di considerare la persona che conosciamo con cui entriamo in relazione come in qualche modo preesistente in noi.

Anche se potrebbe sembrare un bisticcio di parole, l'oggetto d'amore è in realtà una costruzione soggettiva.

Anche il famoso adagio "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei", sembra voler dimostrare un'impronta del soggetto nella persona con la quale è il rapporto. Rileggendo il lavoro di Freud "Dinamica della traslazione" del 1912, egli sostiene che ogni uomo "ha acquisito, per l'azione combinata della sua disposizione congenita e degli influssi esercitati su di lui durante gli anni dell'infanzia, una determinata indole che caratterizza il modo di condurre la vita amorosa vale a dire le condizioni che egli pone all'amore, le pulsioni che con ciò soddisfa e le mete che si prefigge".

L'innamoramento non è dunque un fatto accidentale in quanto il soggetto pone delle condizioni all'oggetto d'amore, condizioni che sono preesistenti in noi.

Freud aggiunge: "ne risulta per così dire un cliché, o anche più di uno, che nel corso della sua esistenza viene costantemente ripetuto, ristampato quasi, nella misura in cui lo consentono le circostanze esterne e la natura degli oggetti d'amore accessibili".

Non soltanto esisterebbero delle precondizioni soggettive, ma queste precondizioni devono in qualche modo tener conto delle caratteristiche dell'oggetto valorizzando quelle che in qualche modo si adattano alle nostre precondizioni. Si tratta in questo senso di un'operazione inconsapevole o non del tutto consapevole; in altre parole, noi non siamo un terreno vergine ma in qualche modo abbiamo una serie di engrammi che tendiamo ad applicare, a riproporre alla persona con la quale entriamo in contatto ed il contatto riesce nella misura in cui questa persona in qualche modo corrisponde alle nostre aspettative.

Un altro contributo ce lo danno gli artisti, i poeti, gli scrittori e tutti trasfigurano in maniera diversa la persona della quale si occupano, secondo i propri punti di vista, le proprie esigenze. Anche dall'esperienza artistica abbiamo l'idea che l'oggetto d'amore sia una costruzione soggettiva.

In realtà "plasmiamo" (nel senso di operazione mentale) l'altra persona nel senso che di un'intera persona noi cogliamo o evidenziamo alcuni aspetti tralasciandone altri. L'immagine che ci facciamo di questa persona e ristretta, ridotta; è l'immagine psicologica. Cogliamo aspetti del suo fisico soprattutto, ma quello che ci rimane, che noi privilegiamo, riguarda alcune caratteristiche soltanto.

In ciascuno di noi, quindi, ci sono delle aspettative relativamente alla persona che ci dovrà interessare e queste aspettative si collocano già nella storia psicologica di ognuno di noi.

I rapporti sono, cioè, spesso determinati da qualche caratteristica dell'altro che ripropone consciamente o inconsciamente qualche attributo di un'importante figura del passato oppure attributi di sé, di noi stessi. Secondo questo ragionamento, l'altra persona contiene, comprende caratteristiche che sono in grado di sollecitare questo interesse da parte nostra. Questo consente di trasformare l'esperienza della scelta dell'oggetto, cioè dell'interesse per un'altra persona, da un'operazione puramente gratuita (come potrebbe essere l'innamoramento) in un'operazione, in un'esperienza non delirante poiché trasferiamo su un'altra persona alcune delle nostre esigenze e questo individuo mostra di possedere qualche cosa che le consente un aggancio con queste stesse esigenze.

Uno degli sforzi che facciamo quotidianamente è quello di forzare il mondo esterno per cercare di farlo corrispondere alle nostre esigenze: cerchiamo di forzare l'altra persona a corrispondere all'immagine che noi già possediamo di questa persona e di quest'operazione spesso non ci rendiamo minimamente conto.

Ciascuno di noi possiede inconsapevolmente una rappresentazione della persona con la quale potrà stabilire un rapporto significativo. Una pre-rappresentazione che viene poi sovrapposta all'immagine reale e più completa che potremmo avere dalla persona stessa. La scelta inconsapevole di certi aspetti è in funzione di una intuizione a volte folgorante della possibilità che quella persona, con quelle caratteristiche, che magari al momento non vengono neanche viste, sarà in grado di rispondere alle nostre attese.

Il cosiddetto colpo di fulmine è un'esperienza che appare fuori dalla consapevolezza e del tutto irrazionale che corrisponde al momento in cui non collochiamo tendenzialmente in un'altra persona certe caratteristiche ed intuiamo che questa persona faccia al caso nostro. Un'esperienza del tutto particolare e selettiva.

Il fatto di ricreare nel mondo esterno una certa interazione, di ottenere una certa qualità di risposta significa realizzare una forma di desiderio che noi abbiamo e che dentro di noi si definisce sulla base del fatto che abbiamo una certa immagine di noi stessi, una certa immagine della persona che dovrebbe essere in grado di rispondere alle nostre esigenze e di una qualità particolare di azione, di interazione, che si pensa soddisfi questo desiderio. La nostra tendenza è di cercare situazioni di esperienza che realizzino questo desiderio, di forzare in un certo senso la realtà dentro quest'immagine preesistente cercando di sollecitare anche la realtà esterna e le persone a rispondere secondo la nostra immagine.

La garanzia della continuità dell'esperienza emotiva è uno dei cardini della nostra vita psichica: cerchiamo sempre la continuità perché ci rassicura, ci garantisce di rimanere su di un terreno conosciuto che ci fa sentire protetti.

A questo punto si apre il grosso capitolo del "conflitto" e delle condizioni secondo cui l'equilibrio all'interno di una coppia può essere mantenuto o cambiato, e di quello che succede quando quest'equilibrio viene alterato dalla crisi, elemento costante di ogni rapporto con le modalità di adattamento che ne conseguono. Il suddetto equilibrio può essere rigido oppure suscettibile di adattarsi alle infinite nuove richieste che ciascuno di noi esprime nel corso della propria storia.

Il problema è vedere se l'equilibrio che si è creato in passato subisce dei cambiamenti e quali o se la risposta rimane rigida e interviene la crisi, non affrontabile con i mezzi ordinari. Se invece, come avviene normalmente in tutti rapporti, c'è capacità di affrontarla, siamo nella condizione di vedere che a un cambiamento di una delle persone corrisponde una diversa richiesta nei confronti del rapporto che viene registrata e alla quale l'altra persona è chiamata ad adeguarsi.

Quando il cambiamento di uno dei partner o di entrambi comporta un'enorme tensione relativa al fatto che entrambi vogliono mantenere invariato quell'equilibrio, si creano conflitti anche molto importanti che richiedono l'intervento specialistico utile o necessario quando i normali aggiustamenti, ivi comprese le separazioni o la ricerca di un altro partner, non sembrano possibili o sufficienti.

 Articolo della Dott.ssa Silvia Pozzi, iscritta all'Ordine degli Psicologi della Lombardia  

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Scritto da

Dott.ssa Silvia Pozzi

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