La regolazione delle emozioni

Nell'articolo si affronta la reale natura dei nostri stati emotivi e quali sono le modalità di affrontare le difficoltà a livello emotivo

29 MAG 2017 · Tempo di lettura: min.
La regolazione delle emozioni

Emozioni: controllarle, gestirle o regolarle?

Gli esseri umani sono equipaggiati di una vasta gamma di risposte all'ambiente. Non solo siamo in grado di decidere comportamenti diversi in base a ciò che percepiamo, ma il nostro organismo stesso si predispone a diverse azioni in base agli stimoli ricevuti ed agli obiettivi prefissi. Ad esempio, se sentiamo un forte rumore improvviso avremo probabilmente un'accelerazione del battito cardiaco e della respirazione, un aumento della tensione muscolare ed una chiara sensazione di spavento. In questo esempio, ciò che noi percepiamo è solo uno degli aspetti di un'importantissima risposta fisiologica in grado di farci sopravvivere all'eventuale pericolo.

Le nostre emozioni si compongono di più aspetti.

  • Una risposta fisiologica (che comprende la regolazione di sostanze chimiche come ormoni e neurotrasmettitori, la regolazione degli aspetti neurovegetativi, la velocità del pensiero, la regolazione sonno veglia, ecc.).
  • Una comunicazione agli altri.
  • Una comunicazione a noi stessi.
  • Il senso ed il significato che acquisiscono per la persona stessa.

La risposta emotiva viene codificata dal cervello in modo rapido e sommario, proprio per evitare che la lentezza diminuisca l'efficacia in situazioni di pericolo. Così, può avvenire che ci emozioniamo senza accorgercene, o che ci ritroviamo travolti da un'emozione che non riusciamo a gestire.

È sempre più evidente inoltre che non è ciò che pensiamo a dare origine alle nostre emozioni, bensì il pensiero, essendo più lento arriva quando già lo stato emotivo è attivo, e tende a dare significato e coerenza a ciò che accade. In questo senso, spiegarsi il perché delle emozioni provate, è una ricostruzione a posteriori non oggettiva, ma legata al contesto ed allo stile che ognuno di noi ha di raccontare e riferire a se stesso le cose.

Per esempio la voce che trema davanti ad una persona attraente può essere esperita come:

  • insicurezza;
  • desiderio;
  • vergogna;
  • pudore;
  • innamoramento:
  • soggezione etc.

Tutto ciò dipende dall'opinione che abbiamo di noi, degli altri, dal nostro umore in generale, dal contesto e dall'obiettivo che ci poniamo.

Il controllo delle emozioni

Appare sempre più evidente che le emozioni non si possono controllare (per fortuna, altrimenti saremmo impreparati ed inefficienti di fronte agli eventi improvvisi) ma se ne può, in parte, controllare l'espressione e le azioni che ne conseguono.

Controllare le azioni relative alle nostre intenzioni ed emozioni è un'importante facoltà che ci permette di decidere cosa fare valutando le conseguenze delle nostre azioni, e che si sviluppa fino a diventare stabile nell'adulto, permettendoci di avere una socialità positiva.

Controllare l'espressione delle emozioni è un altro aspetto importante: se è vero che è vantaggioso avere un monitoraggio su ciò che esprimiamo e sul modo di farlo, una chiara espressione delle nostre emozioni permette a chi abbiamo intorno di sapere come 'prenderci', e permette a noi di dare seguito a delle risposte che se congelate, trattenute o non considerate possono danneggiare l'organismo. Molti studi mostrano che chi ha una tale capacità ha meno probabilità di soffrire di disagio psichico, e mostra una maggiore qualità della vita.

Esprimere le emozioni in molti casi vuol dire sentirle dentro di sé, riconoscerle, nominarle, dar loro un senso, accettarle, ed in fine collocarle nel flusso del proprio vivere.

Non esprimerle ci può portare ad:

  • agirle, passando direttamente ad azioni non ponderate;
  • anestetizzarci e non sentirle più;
  • ritenerle sbagliate, disdicevoli, inadeguate;
  • soffocarle;
  • ritenere giuste quelle espresse o richieste dagli altri.

La gestione delle emozioni

Parlare di gestione delle emozioni è improprio, poichè gestire le emozioni non si può fare realmente! Allo stesso modo in cui non si può sollevare un secchio dal manico se ci si è infilati dentro! Non si possono gestire in quanto non sono una cosa separata da noi, ma potremmo dire che noi non esistiamo senza emozioni, ne loro esistono senza di noi, ma esistiamo in quanto esseri emozionati, poiché abbiamo, anche nei momenti neutri, uno stato emotivo di fondo (Damasio 1994).

Quindi ritengo che parlare di gestione delle emozioni implichi un'immagine falsa di ciò che possiamo fare; ci fa pensare di riuscire in qualche modo a "manipolare" i nostri stati emotivi a piacimento grazie a delle tecniche, ad esempio il coaching. Ciò non è vero! Può accadere che alcune tecniche ci aiutino (ma solo nel breve periodo) perché entrano in gioco altri fattori, spesso non considerati, che ci permettono di aumentare il nostro senso di efficacia e quindi di sentire che possiamo tenere a bada le nostre emozioni. Oltre ad essere fittizio il tentativo di gestire le emozioni, può essere anche controproducente, poiché ciò che proviamo ha un significato che è giusto in quanto tale, ed è il termometro di quello che ci sta accadendo in quel momento della nostra vita, e quindi va prima di tutto osservato e compreso. Non ascoltare per esempio la rabbia pensando che sia sbagliata e vada quindi tenuta a bada, gestita, può far sì che accettiamo condizioni di vita sfavorevoli, o ci allontaniamo emotivamente dai nostri affetti.

La regolazione delle emozioni

Avere una capacità di mastery sui propri stati emotivi quindi non può che passare da un primo step di conoscenza. Per sapere come sono quando vivo un'emozione devo viverla, accorgermene , darle importanza e significato; solo allora potrò intervenire sul mio stato. Non gestisco l'emozione, ma rivolgo lo sguardo a me emozionato, mi osservo, prendo visione dei motivi e del senso che ha il mio stato emotivo, e solo allora posso definire il prossimo passo. La psicoterapia mira proprio a questo; si parte dal presupposto che ci emozioniamo in base a come siamo collocati rispetto ai nostri obiettivi e bisogni, quindi si inizia a lavorare su:

  • come si attivano, come si manifestano e come si disattivano le proprie emozioni;
  • quali sono gli obiettivi dell'individuo;
  • quali sono i bisogni dello stesso (che potremmo definire come obiettivi anch'essi, ma non sempre consapevoli);
  • che significato hanno le emozioni per la persona.

È solo tramite questo lavoro che si può arrivare a regolare i propri stati emotivi in virtù delle proprie scelte e priorità, aumentando in modo stabile il senso di autoefficacia e la reale efficacia nel proprio ambiente.

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Scritto da

Dott. Sandro Lingua

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