La posizione dell'Ordine degli Psicologi sulla stepchild adoption

La stepchild adoption è letteralmente "l'adozione del figliastro".

1 MAR 2016 · Tempo di lettura: min.

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La posizione dell'Ordine degli Psicologi sulla stepchild adoption

Una delle maggiori resistenze rispetto al disegno di legge Cirinnà è quella riguardate la cosiddetta "stepchild adoption". In cosa consiste? Qual è il punto di vista dell'Ordine degli Psicologi a riguardo?

La cosiddetta legge Cirinnà, approvata dal Senato dopo il maxi-emendamento, prevede l'unione civile tra persone dello stesso sesso. L'Italia, in ritardo rispetto a molti paesi occidentali su questo tema, si è spaccata a metà sul tema della stepchild adoption.

La stepchild adoption è letteralmente "l'adozione del figliastro". Quando una coppia forma una famiglia, infatti, c'è la possibilità che uno o entrambi i partner abbiano figli provenienti da relazioni precedenti in seguito a divorzi, morte del coniuge, famiglie mononucleari o separazioni. Esiste il caso in cui, inoltre, il figlio nasce in una coppia omosessuale in seguito all'inseminazione eterologa o alla gestazione per altri. In tutti questi casi, infatti, la stepchild adoption permette al partner di adottare il figlio, adottivo o biologico, dell'altro coniuge.

Dopo il maxi-emendamento, il riferimento alla stepchild adoption è momentaneamente sparito. Tuttavia, questo tipo di adozione è già presente nell'ordinamento italiano attraverso la legge 184/1983, riservandola principalmente agli eterosessuali. In alcuni casi, però, in seguito a varie sentenze, l'adozione è stato permessa a qualche coppia omosessuale.

L'Ordine degli Psicologi ha fatto conoscere espressamente la sua posizione sul tema. Il 9 febbraio scorso, infatti, ha inviato un dossier ai Senatori, contenente studi sul tema della stepchild adoption nelle coppie omosessuali, dimostrando che non ci sono legami tra disagi minorili e orientamento sessuale dei genitori.

Il Presidente dell'Ordine degli Psicologi del Piemonte, Alessandro Lombardo, ha affermato:

«Il vero problema nel crescere in famiglie omogenitoriali, ciò che le differenzia dalle altre famiglie, è il contesto più o meno omofobico nel quale vivono. Questo, sì, fa la differenza. Per il resto, saranno buoni genitori, pessimi genitori, come lo possiamo essere tutti. È innegabile che la decisione sul DDL Cirinnà sia politica. Ma è altrettanto innegabile che una gran parte delle argomentazioni portate a favore della non approvazione del DDL sono smentite da anni di ricerche scientifiche. Non esiste, se non nei codici culturali, un unico modello di famiglia. È chiaro quindi che il salto è culturale, del tipo di società che vogliamo e dobbiamo essere. Diventa altrimenti difficile comprendere tutto questo terrore che si è creato attorno a questo DDL».

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