La perdita di una gravidanza

Circa il 15% delle gravidanze riconosciute va incontro ad una interruzione spontanea. Psicologicamente per la donna e la coppia, può essere un'esperienza stressante, che non va sottovalutata

13 FEB 2015 · Ultima modifica: 16 FEB 2015 · Tempo di lettura: min.
La perdita di una gravidanza

La perdita di una gravidanza è piuttosto frequente (circa il 15% di gravidanze riconosciute vanno incontro ad aborto spontaneo) e spesso è un lutto sottovalutato. Quando accade ci si domanda spontaneamente perché sia successo, quali siano state le cause e queste domande sono spesso accompagnate dal dubbio di una qualche colpa o responsabilità nell'aver provocato la perdita, o alla difficoltà ad accettare di non avere il controllo su un evento così rilevante per la propria vita.

In effetti in oltre la metà dei casi, non è possibile identificare le cause, ma i fattori riscontrati sono quasi sempre incontrollabili e non riguardano comportamenti o pensieri avuti durante la gravidanza ma bensì:

  • FATTORI GENETICI: nel 50-60% dei casi di aborto spontaneo singolo vi sono anomalie nel corredo genetico dell'embrione. In caso di abortività ripetuta, in una variabile tra lo 0 e il 6% a seconda delle casistiche, uno dei due costituenti la coppia è portatore di un'alterazione del patrimonio genetico responsabile di un rischio aumentato di insuccesso gravidico. Anomalie cromosomiche e genetiche possono non consentire all'embrione di svilupparsi normalmente e sopravvivere; sono più frequenti con l'avanzare dell'età della donna, ma possono dipendere anche da altri fattori non noti o dal partner.
  • FATTORI INFETTIVI: virus o batteri, più o meno comuni, causano infezioni uterine, vaginali alle vie urinarie, compromettendo con frequenza difficilmente valutabile, le normali possibilità riproduttive.
  • FATTORI ANATOMICI: anomalie morfologiche congenite o acquisite dell'utero e della cervice possono portare in epoca gestazionale talora anche relativamente avanzata a un aborto spontaneo o non consentire spazio sufficiente per la regolare crescita dell'embrione.
  • FATTORI ORMONALI: sono stati ipotizzati consistere in livelli insufficienti del progesterone prodotto dal corpo luteo, correlati all'età e all'irregolarità dei cicli.
  • FATTORI IMMUNOLOGICI: consistono in fattori di tipo autoimmune con conseguenti alterazioni della circolazione uteroplacentare o in condizioni di patologia alloimmune tra i partner.
  • DISTURBI MEDICI vari nella donna
  • GRAVIDANZA EXTRAUTERINA o ectopica: in cui l'uovo fertilizzato inizia a crescere nel posto sbagliato, nel 95% dei casi in una delle tube, a causa di fattori infettivi, malformazioni del tratto riproduttivo o ad altre cause indeterminate.
  • GRAVIDANZA MOLARE: in cui un uovo fertilizzato, geneticamente anomalo, si impianta nell'utero, ma la placenta va incontro ad un processo degenerativo che comporta frequentemente un mancato sviluppo del polo embrionario.
  • ALTRI FATTORI: test di diagnosi prenatale invasiva (villocentesi, amniocentesi), traumi gravi, isoimmunizzazione Rh, anomalie di sviluppo dell'embrione.
  • FATTORI AMBIENTALI E DI STILE DI VITA, più rari: sostanze chimiche tossiche, radiazioni, fumo, abuso di alcool, alcuni prodotti alimentari, shock termici, dispositivi intrauterini (spirale).
  • STRESS: Può avere effetti sul potenziale procreativo, ma non è dimostrato che da solo possa provocare un aborto spontaneo. Precedenti interruzioni volontarie di gravidanza non aumentano la probabilità di aborto spontaneo.
  • NON SONO CAUSA DI ABORTO spontaneo salvo indicazioni mediche specifiche: attività fisica non intensa; viaggi in aereo; lavoro al pc; mancanza di riposo; rapporti sessuali;

FISICAMENTE COSA SUCCEDE?

Perdite di sangue e crampi dolorosi possono scomparire col tempo e col riposo, ma è comunque prudente sottoporsi ad un controllo specialistico. Febbre, perdite o malessere generale possono indicare un'infezione, per cui è necessario un consulto medico urgente, oltre all'evitare, per il rischio di infezioni, rapporti sessuali e assorbenti interni. A gravidanza avanzata, il seno può essere gonfio e dolente e produrre latte per alcuni giorni, il che può essere emotivamente molto penoso, anche se non costituisce necessariamente un segno prognostico negativo. Se l'embrione o il feto è morto da più giorni, può essere difficile realizzare che rimane nell'utero o che c'è ancora del tessuto gravidico. Si può valutare con un medico se lasciare che l'utero si svuoti spontaneamente, anche se ciò richiederà più tempo, giorni o settimane, o procedere con il raschiamento o un trattamento farmacologico anche in funzione dell'epoca gestazionale.

PSICOLOGICAMENTE COSA SUCCEDE?

Non c'è un modo unico di sentirsi o un modo giusto di reagire: cosa significa avere perso la gravidanza e il bambino atteso in un dato momento è soggettivo e i sentimenti che ne derivano sono legittimi. Possono sorgere dubbi sulla propria capacità procreativa e un senso di inadeguatezza come donna, rispetto alle attese familiari o sociali. Possono riattivarsi emozioni spiacevoli dal confronto con altre donne in attesa o in situazioni che ricordano l'evento, come l'anniversario della perdita o della presunta nascita.

Indipendentemente da quanto la gravidanza sia stata breve o desiderata, per la maggior parte delle donne è un evento stressante e traumatico. Dopo un'iniziale shock, vi possono essere reazioni d'ansia o depressive, che tendono a risolversi spontaneamente nell'arco di alcuni mesi, anche se la tristezza può non scomparire del tutto. Sono comuni risposte di lutto nel 50-80% dei casi, diverse nell'intensità e nella durata, per l'attaccamento naturale già instaurato con il bambino atteso anche se non ancora nato. Ricerche nel campo indicano che se il processo naturale del lutto si blocca e il trauma non viene elaborato, ci possono essere conseguenze negative sul piano psicologico e relazionale. Perdita di interessi, irritabilità, sensi di colpa, difficoltà del sonno, pensieri ricorrenti sull'evento, evitamento di situazioni o persone collegate, assunzione di sostanze psicoattive, possono indicare l'insorgenza di problemi depressivi, traumatici o d'ansia che necessitano di un aiuto terapeutico.

Anche il partner prova sofferenza per la perdita, in genere meno intensa e duratura rispetto a quella della donna, ma più difficile da riconoscere ed esprimere, in relazione al dolore della compagna, alle aspettative di ruolo di essere forte e darle sostegno e al minore supporto sociale disponibile. Le modalità di risposta sono più rapide e orientate all'azione, per esempio con la ripresa immediata del lavoro. Tali modalità, legate alle differenze di genere e all'essere la donna biologicamente soggetto della gravidanza, non vanno fraintese come insensibilità o mancanza di attenzione.

COME CI SI PUO' RIPRENDERE?

Accettare i propri vissuti emotivi, anche dolorosi, è il primo passo per superarli. È molto utile riuscire ad esprimerli e a condividerli, con il compagno, i famigliari, gli amici, lo staff medico. Non sempre gli altri riescono a comprendere e offrire il sostegno di cui si ha bisogno, ma parlarne può favorire questo supporto. Permettersi i propri tempi e modi per vivere il lutto, anche con l'aiuto di rituali o della propria fede religiosa, ne agevola lo svolgimento. Possono aiutare esercizi di rilassamento per superare l'ansia e lo stress, riconoscimento e rettifica degli eventuali pensieri negativi e irrazionali sull'evento.

Molte persone riescono a superare questo momento difficile da sole. Se la sofferenza emotiva perdura, diventa difficilmente controllabile, disturba il normale svolgimento delle attività quotidiane, è necessario ed efficace rivolgersi ad un professionista. Tra i possibili metodi, un aiuto psicologico mirato è quello dell' EMDR. Per saperne di più vedi articolo correlato (La tecnica dell'EMDR).

PUBBLICITÀ

Scritto da

Dott.ssa Silvia Moreddu

Consulta i nostri migliori professionisti specializzati in terapia di coppia
Lascia un commento

PUBBLICITÀ

ultimi articoli su terapia di coppia

PUBBLICITÀ