La morte di un genitore in adolescenza
A seguito della morte di una persona cara, l’adolescente si ritrova a dover operare un cambiamento significativo nella sua quotidianità.
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Per fare questo bisogna tener conto del gruppo di appartenenza del ragazzo, primo fra tutti la famiglia. A seguito della morte di una persona cara, l’adolescente si ritrova a dover operare un cambiamento significativo nella sua quotidianità; questo implica un disinvestimento affettivo verso il passato e un nuovo investimento di energie verso il nuovo.
La prepotenza con cui questi cambiamenti si aprono nella vita del ragazzo possono portare ad amplificare quel sentimento di impotenza che connota di per sé il lutto del passato e aggiunge nei compiti dell’adolescente il lutto del futuro (Carta e Orsatti, 2007). Il sostegno in questo caso sta nella possibilità di trovare nuove attribuzioni di senso all’esistenza presente e futura, affrontando il lutto come evento da far diventare memoria.
La comunicazione-condivisione del dolore consente di colmare il vuoto e simbolizzare, in modo tale da non creare un nodo doloroso e inaccessibile della memoria. Uno degli aspetti significativi che influenzerà l’elaborazione della perdita è rappresentato dalle modalità comunicative preesistenti nel gruppo famiglia; la presa in carico di un adolescente in lutto prevede l’aiuto all’intero contesto che lo aiuti a riformulare un nuovo progetto di vita.
La reazione del gruppo famiglia al lutto reale dà l’idea della natura densa e adesiva dei codici affettivi che lo connaturavano, cui ne consegue un irrigidimento o esclusione, oppure la loro natura alterabile e narrabile da cui deriva la possibilità di generare nuovi significati che sottendono al matrice strutturale del gruppo famiglia. Con la funzione di ponte verso il processo di individuazione (lutto simbolico), anche il gruppo si pone come ulteriore risorsa concreta, territorio significativo, per poter affrontare il lutto reale.
L’inizio dell’adolescenza è una fase delicata, in quanto è “l’età del padre”, in cui avviene il confronto/scontro con la legge/norma paterna e l’esigenza di “uccidere” i genitori interni per ridarsi autonomamente modelli normativi ed identificatori. Il padre è l’oggetto contro cui dirigere la pulsione aggressiva e anche colui che deve rendere indistruttibile l’ambiente, proteggendo se stesso e la madre, contenendo l’aggressività del figlio/a e rendendosi disponibile al rapporto quando questa si placa. Quando entrambi i genitori sono presenti la madre ha una funzione mediatrice della funzione normativa incarnata dal padre e condivide con lui regole e valori da proporre ai figli.
La perdita del padre fa sì che la madre sia più esposta agli attacchi dell’adolescente. La madre deve faticosamente assumersi il ruolo di barriera protettiva della distruttività dell’adolescente e di funzione normativa, resi più difficili dalla condizione di depressione o turbamento le<gati alla perdita del partner. Oppure, può incarnarli in modo troppo rigido, snaturando il proprio ruolo (Crocetti-Agosta, 2008).
Nell’adolescenza, il ragazzo/a si trova ad affrontare il confronto/scontro con la norma paterna e con l’esigenza di “uccidere i genitori interni” e ridarsi autonomamente modelli normativi e identificatori. La morte di uno dei genitori in questo periodo può comportare sensi di colpa connessi alle rabbie dell’adolescente verso i genitori. Questo può determinare una rimozione dell’aggressività sentita come distruttiva anche nella realtà (come se fosse responsabile della morte del genitore) o condotte autolesive per punirsi inconsciamente. In alcuni casi il figlio può portare un’aggressività esasperata verso il genitore superstite per verificare che nonostante ciò regge, non muore e mantiene il suo amore genitoriale.
Poiché il padre in adolescenza rappresenta la legge e la norma che vanno attaccate e trasgredite e deve a sua volta contenere l’aggressività del figlio e proteggere se stesso e la madre, se in questo periodo muore la madre, il rischio è quello di un irrigidimento paterno nella funzione normativa e contenitiva, per difendersi e tenere a bada le proprie emozioni di lutto o disistima, agendo indirettamente nella rigidità la rabbia provata verso la madre, oppure che il padre ceda nella funzione normativa. In questo modo, l’adolescente vive una doppia perdita: della madre e del padre come funzione paterna (Crocetti – Agosta, 2008).
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