La Mentalizzazione tra sfide e opportunità

Mentalizzare si riferisce all’abilità di comprendere gli stati mentali propri e di quelli altrui e di connetterli con i propri o altrui comportamenti e sentimenti.

5 OTT 2021 · Tempo di lettura: min.
La Mentalizzazione tra sfide e opportunità

Per mentalizzare in modo efficace gli stati mentali altrui bisogna prima saper leggere i propri. Un corretto modo di mentalizzare prevede anche il fatto che i propri sentimenti e pensieri possano modificarsi ed arricchirsi attraverso la conoscenza degli stati mentali dell'altro.

La sfida di questo delicato e fondamentale processo stà nel fatto che la mentalizzazione è per definizione inesatta. Questo complesso processo richiede costante verifica, ed attraverso di essa si evolve. Una relazione di attaccamento disfunzionale indebolisce l'emergere e l'evolvere di questa naturale capacità: lo sviluppo di questa abilità, infatti, può essere facilitato o inibito dalle relazioni che si osservano fra i membri della famiglia in un processo circolare fra i membri.

Quando emergono delle difficoltà di metalizzazione all'interno della famiglia significa che questo sistema è sottoposto a qualche forma di stress: alti livelli di arousal, infatti, "spengono" la corteccia prefrontale che è coinvolta nel processo di mentalizzazione.

Di conseguenza, in uno stato di iperarousal ogni membro sarà limitato non solo nel valutare il proprio stato mentale, ma aumenterà la probabilità di attribuzioni notevolmente inaccurate rispetto agli stati mentali degli altri membri della famiglia. Questi ultimi contribuiranno a creare delle scorciatoie di attribuzione di significato ai comportamenti altrui fino a sfociare in attribuzioni di sentimenti malevoli agli altri. Questo a sua volta contribuisce ad aumentare i livelli di stress e fraintendimenti in un processo circolare.

Un genitore, per esempio, potrà convincersi che il figlio sia deliberatamente provocatorio nei suoi confronti e diventerà incapace di vedere quest'ultimo in qualsiasi altro modo.

Un'altra conseguenza dei problemi di mentalizzazione può verificarsi se le persone oscurano i propri stati d'animo che diventano quindi difficilimente leggibili dagli altri componenti del sistema: una madre che nasconde il proprio lutto alla figlia, per la morte del padre, può generare in quest'ultima il pensiero che sia necessario nascondere la tristezza. Conseguentemente la figlia metterà una maschera di serenità che renderà impossibile alla madre il vedere e potersi sintonizzare sulla tristezza della figlia. Si creerà così un fraintendimento comunicativo ed una deformazione degli stati mentali dell'altro.

Un altro aspetto della difficoltà di mentalizzazione avviene quando il caregiver presenta qualche genere di "disturbo mentale" tale da mettere in atto una serie di comportamenti difficilmente comprensibili: in questo caso, possiamo avere nei figli una tendenza a diventare degli ottimi mentalizzatori: sforzandosi di anticipare e trovare un significato ai comportamenti genitoriali finiranno per impegnarsi in fantasie irreali ed inutili sullo stato d'animo del genitore finendo per compiere quello che si chiama un'ipermentalizzazione. Il bambino può diventare eccessivamente preoccupato per gli stati mentali altrui mettendo in atto una iper-riflessione sugli altri a svantaggio però della loro capacità autoriflessiva portandoli a difficoltà di mentalizzazione verso sé stessi.

Un'ulteriore conseguenza dei problemi di mentalizzazione è un fenomeno che viene chiamato Equivalenza Psichica. Questo fenomeno si verifica nel momento in cui una persona perde la capacità di pensare secondo diverse prospettive sia a sé stessa che agli altri. Un sentimento, un pensiero, nel momento in cui è pensato viene preso come una realtà assoluta, alla stregua di una realtà fisica. Questa forma immatura di mentalizzazione determina il fatto che gli stati mentali vengano vissuti come aventi lo stesso status della realtà oggettiva. "tutto ciò che c'è nella mia mente è vero ed esiste e tutto quello che è lì fuori è conosciuto alla mia mente". Vengono date univoche ed uniche interpretazioni possibili per spiegare il comportamento degli altri. I famigliari diventeranno quindi sempre più scollegati gli uni dagli altri e ognuno si ingaggerà con gli altri nel tentativo di far prevalere il proprio punto di vista e la propria lettura degli stati mentali degli altri facendo assunzioni sempre più infondate.

A che livello si può agire quando si rilevano queste falle nei circuiti di mentalizzazione in un sistema famigliare? Che cosa permette la riattivazione della capacità di mentalizzare dei membri di un sistema?

Attraverso l'interazione che si crea all'interno di un contesto terapeutico il terapeuta ha la possibilità di orientare i membri del sistema verso una sempre crescente capacità di mentalizzazione. Il focus allora riguarderà i sentimenti ed i pensieri dei partecipanti e la relazione fra di loro. Si procederà controllando di aver compreso bene quello che ogni membro della famiglia intende dire attraverso domande di specificazione. Si mostrerà così alla famiglia che non si può sapere quello che l'altro sente se non attraverso una domanda diversa: in questo modo si sfida il meccanismo dell'equivalenza psichica procedendo , così, attraverso domande che stimolano la mentalizzazione fra i membri del sistema fsmiglia. Le domande "come se…" sono un'altra tipologia di domande che possono aiutare ad aumentare la capacità di mentalizzazione. Attraverso le domande ipotizzanti si sposta il pensiero famigliare su ipotesi alternative di comportamento e pensiero tali da permettere uno spostamento dalla concretezza di pensiero dell'equivalenza psichica.

Un altro intervento importante si attua nel momento in cui i terapeuti circoscrivano e rendono espliciti e visibili i passaggi comunicativi in cui avviene la mancata mentalizzazione mettendo in evidenza le conseguenze negative a cascata che questo ha su tutti i successivi scambi comunicativi. La sfida per il terapeuta sta nel fatto di agevolare gli scambi fra i membri nel modo più naturale possibile per osservare l'emergere del momento in cui si innescano ed intervenire in modo più direttivo/psicoeducativo nei momenti critici (Asen e Fonagy, 2014). Assieme al terapeuta, quindi il sistema famiglia o il paziente in seduta individuale viene aiutato e supportato nel non incorrere in un uso disfunzionale della mentalizzazione. Nel continuo scambio relazionale con il terapeuta ogni persona viene "allenata" nel reindirizzare le sue capacità di mentalizzazione nella modalità più funzionale possibile affinchè il paziente sappia gestire le sfide ma anche le enormi potenzialità che derivando da questa importante abilità.

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Scritto da

Studio Lego

Bibliografia

  • Asen, E., Fonagy, P. (2014) Interventi basati sulla mentalizzazione in terapia familiare. Terapia Familiare, 106.
  • Cecchin, G., Lane, G., Ray, W.A. (2003) Irriverenza. Una strategia di sopravvivenza per i terapeuti
  • Franco Angeli Collana: Serie di psicologia.
  • Gallese, V., Fadiga, L. Fogassi, L., Rizzolatti G. (1996) Action recognition in the premotor cortex.
  • Brain, 19: 593-609
  • Peruzzi P., Viaro M., Mosconi A. (1994) Psicoeducazione sistemica. Terapia Familiare, 45: 9-28.
  • Rizzolatti, G., Fadiga, L., Gallese V., Fogassi L. 1996. Premotor cortex and the recognition of motor actions. In Cogn. Brain Res. 3:131-141.

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