La gestione del tempo

Sempre più macchine e dispositivi ci danno la possibilità di fare online cose che prima richiedevano delle mezze giornate, sempre più dispositivi che ci indicano come impiegare il tempo.

28 FEB 2017 · Tempo di lettura: min.

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La gestione del tempo

Questo articolo è ispirato da un mio recente viaggio di piacere a Londra, visitata già diverse volte in precedenza. In quest'occasione, invece, mi è stato possibile, proprio perché visitati prima, non soffermarmi tanto sui monumenti principali ma sullo stile di vita delle persone.

I londinesi corrono, da quando si alzano al mattino fino all'ora di rientro a casa. Loro corrono. Corrono sulle scale mobili per prendere la metro - anche se le linee principali passano ogni minuto, corrono a far colazione la mattina - che mangiano immancabilmente per strada dopo una lunga coda per servirsi anche perché sedersi equivale a pagare una maggiorazione, corrono per prendersi il pranzo - consumato in modo frugale dagli alti manager ai commercianti, corrono per servire le persone che entrano nei locali – per esempio un ragazzo italiano che faceva il cameriere in un pub mi spiegava quanto desiderasse cambiare lavoro. Alla fine del mio viaggio mi è sembrato di aver avuto a che fare con una città, una metropoli molto caotica ed accelerata; un tipo di società, insieme a quella americana, che noi stiamo sempre più imitando. Mi è sembrato che le persone che incontravo per strada fossero spinte ad uniformarsi ad un sistema di produzione senza sosta, le ho percepite in un certo senso come "sfrattate" dalle proprie case, da se stessi, come se non avessero un perno come punto di riferimento, anche interno, a cui poter ritornare, ma che fossero in balia degli eventi. Da queste osservazioni, credo alcune cose si possano trasporre anche nel nostro attuale stile di vita: sempre più macchine e dispositivi ci danno la possibilità di fare online cose che prima richiedevano delle mezze giornate, sempre più dispositivi ci indicano come impiegare la nostra giornata, che tipo di cibi mangiare, quando è ora di fare esercizio fisico, quando di dormire.

In teoria, dovremmo essere sempre più curati nella salute, dovremmo avere sempre più tempo a disposizione per il nostro benessere, invece, purtroppo, così non è. Dalle transazioni di denaro alle lettere postali, per arrivare alle possibilità di rimanere in contatto, tutto ad oggi avviene online istantaneamente, peccato che le procedure da effettuare siano più veloci, ma siano anche aumentate. Sempre più regole, sempre più paletti da rispettare, sempre più schemi e sistemi fanno sì che le persone, come topi in trappola, si dedichino sempre maggiormente al lavoro, lasciando meno spazio alla coltivazione dell'amore e dell'intimità all'interno della coppia, all'attenzione verso i propri figli, e alla conoscenza di se stessi.

Nella logica societaria odierna, per riuscire a permettersi un certo stile di vita, continuare a fare esperienze, copiare quelle viste dagli amici sui social network per non dimostrarsi da meno, per avere gli stessi oggetti dell'altro, bisogna lavorare sempre di più, dedicarsi completamente alla riuscita del nostro piano di vita, deciso e programmato matematicamente e scientificamente, così come ossessivamente si contano i soldi e quello che si possa fare con essi. Spesso, finito lavoro, c'è un'ampia scelta di cose da svolgere per la casa, per i figli, per mantenere tutto il sistema. Schizziamo ormai come palline impazzite per fare tutto, la società sta sempre più accelerando e allora iniziamo a fare quello che è normale: deleghiamo. Tuttavia non deleghiamo solo all'online per pagarci i conti, per tenerci traccia degli investimenti, deleghiamo anche per pulirci la casa, per accudirci i figli e questo ci permette di continuare a lavorare, ma ci porta anche a perdere dei momenti importanti, specie con i piccoli.

I bambini di 10 - 11 anni a Londra ritornano da soli in metro a casa, dopo essere stati a scuola con le loro divise. Freud, di cui ho visitato la casa proprio in questo mio ultimo viaggio, in "Il disagio della civiltà" (1930) asseriva che l'essere umano è disposto a lasciare la sua individualità, aggressività e libertà, o quanto meno a diminuirle, per aggregarsi in società e guadagnare sicurezza e protezione, ma cosa accade se la società dovesse ridurre la libertà ai minimi termini per impiegare la forza lavoro nei propri scopi, aumentando aggressività e individualismo, senza però fornire più quella sicurezza e protezione promesse, in quanto per ottenerle bisogna pagare una surplus molto oneroso? Staremo a vedere.

Il mercato prodotto dalla Rivoluzione Digitale sta divenendo sempre più competitivo e sempre più richiedente alla sua forza lavoro. Al rientro a casa, la sera, i manager, in metro, sono ancora ripiegati sul loro tablet a valutare risultati, confrontare tabelle e scrivere mail. E pensare che il 65% dei bambini che hanno iniziato le scuole quest'anno andranno ad occupare un lavoro che ancora non esiste ad oggi. Gli ambiti gettonati saranno chiaramente quelli nella sfera tech: robotica e programmazione, mentre altri settori verranno spazzati via. Questa Rivoluzione 4.0 è veloce, rapida, cambia il mercato con la velocità con cui cambiano gli algoritmi di Facebook per renderlo più efficiente, corre come corrono gli inglesi e l'unico modo per cavarsela sembra quello di riuscire a stare al passo. No, io non credo.

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Scritto da

Dott.ssa Moruzzi Sara

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