La fretta di guarire

Quando stiamo male vorremmo poter guarire subito. Ma se una guarigione immediata fosse una finzione? Occorre imparare a regalarsi il lusso del tempo per guarire.

3 GIU 2020 · Tempo di lettura: min.
La fretta di guarire

La nostra è una società veloce, performante, una società che chiede efficienza, competenza, abilità, tutto in poco tempo. Devi correre, devi dimostrare.

E anche quando siamo malati ci aspettiamo lo stesso. Vorremmo guarire subito. Le nostre case sono colme di farmaci per ogni tipo di problema: febbre, cefalea, congiuntivite, dolori muscolari, insonnia, integratori alimentari perché si è troppo giovani o perché si è troppo vecchi.

Le pubblicità stigmatizzano il malessere:

"Hai mal di schiena? Usa un cerotto e riparti subito."

"Hai sintomi influenzali? Non puoi perderti il cinema con la tua amica! Assumi una compressa e stai subito meglio!"

E noi ci siamo abituati, abituati a dover stare subito bene. Allora, quando ci troviamo di fronte a patologie che non si curano velocemente? A vere e proprie malattie che vanno accudite ogni giorno?

O quando il malessere non ha un riscontro fisico? Quando è la tristezza a farci stare male? O la rabbia? O l'ansia? Quando sono le relazioni il problema? O il nostro posto di lavoro? Quando è la gestione dei figli che ci fa sentire impotenti? O la fine del nostro matrimonio?

Anche lì vorremmo che passasse tutto, subito!

Ma non esiste una pillola magica. Perché quel malessere è frutto del nostro modo di reagire alle situazioni della vita. Racconta di noi, lo abbiamo costruito nella nostra crescita. Non in maniera volontaria, no, ma è una nostra creazione e solo noi possiamo guarirlo.

Pensiamo a tutto quello che ci è successo nella vita, alle conquiste ma anche alle sconfitte, alle gioie ed ai dispiaceri, ai sogni realizzati ed a quelli infranti. Ognuno di questi pezzi ci ha permesso di essere quelli che siamo oggi. Ogni giorno, ogni esperienza, ogni conoscenza ed incontro hanno plasmato il nostro modo di essere, il nostro modo di reagire alla vita.

E allora se abbiamo costruito il nostro "essere" in anni, in decenni, perché ci aspettiamo che tutto cambi velocemente?

Anche se sembra difficile, i grandi cambiamenti avvengono nel tempo. La storia ce lo racconta. L'evoluzione, le scoperte, i vaccini. Tutto ha avuto bisogno di tempo.

E anche nella nostra vita c'è un tempo per la sofferenza, un tempo per la consapevolezza, un tempo per il cambiamento e un tempo per il consolidamento. Non lo definirei un processo lungo ma un percorso necessario. La fretta non è amica del buon risultato. Anzi, può portare a delusioni, ad esiti insoddisfacenti.

Pensiamo alla gestazione, a quanto ogni settimana sia importante per la formazione del bimbo, per lo sviluppo degli organi, per la possibilità di adattarsi al mondo, di conoscere, di prepararsi….Lo stesso è per il processo di cambiamento, ogni giorno, ogni settimana è fondamentale, ogni minuscolo movimento traghetta verso una nuova nascita.

Allora permettiamo a noi di prenderci il tempo per stare bene, permettiamoci di non avere fretta, di non aspettarci sempre il tutto e subito ma di coltivare il nostro cambiamento, la nostra guarigione.

La fretta di stare bene è una finzione della nostra società, ma in quanto finzione non porta a risultati reali ma ad artefatti.

Una celebre canzone recita: "lasciare che lo scorrere del tempo renda tutto un po' più chiaro…"(Sono solo Parole, Noemi).

Permettiamoci il lusso di darci un tempo per guarire, un tempo per poter poi stare bene.

Dott.ssa Silvia Brocca

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Dott.ssa Silvia Brocca

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Commenti 5
  • Susanna

    Prendersi tempo è un atto di coraggio, dal momento che la società, i ritmi di vita, le necessità quotidiane non favoriscono questa scelta. Poi c'è il giudizio degli altri, la scarsa capacità di accogliere il bislgno di rallentare (almeno, quando non è possibile staccarsi dalla routine). La pandemia ci stava dando questa possibilità, ma non riusciamo a coglierla e replichiamo schemi non adeguati però "efficienti".

  • Aimone Pignattelli

    Freud diceva si è già fortunati se non si è degli infelici isterici, ma dei normali infelici :-D

  • Giaia iuzzi

    Ha proprio ragione. Condivido in pieno quello che ha detto.

  • Fabiana

    Bell'articolo e sante parole. Mi auguro di riuscire ad imparare a darmi il tempo, io che ho sempre avuto poca pazienza, che ho sempre voluto il tutto e subito, che sono sempre stata impaziente, ma che alla fine ho fatto passare il tempo senza darmene

  • Andrea Granucci

    Concordo a pieno.. Abbiamo perso la pazienza...ed il saper aspettare... Atteggiamento comune ai nostri nonni.. Che coltivavano la terra... E con il ritmo della natura costruivanoble loro vite. Mia nonna diceva sempre c'è un tempo di semina, di attesa, e di raccolta... Bisogna ritornare ad imparare ad asoettare... Come il tempo matura il grano e noi le ns decisioni o nostre guarigioni. Grazie per lo spunto di riflessione

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