La festa del NATALE? Per molti vuol dire DISAGIO o DEPRESSIONE. Perche?

Aumenta di circa un quarto del numero delle persone che si rivolgono a Psicologi o Psicoterapeuti per ricevere aiuto durante il periodo di Natale. Come si spiega questo malessere?

18 DIC 2014 · Ultima modifica: 22 DIC 2014 · Tempo di lettura: min.
La festa del NATALE? Per molti vuol dire DISAGIO o DEPRESSIONE. Perche?

Il dato sulle richieste d'aiuto agli specialisti parla chiaro: un aumento di circa un quarto del numero delle persone che si rivolgono a Psicologi o Psicoterapeuti per ricevere ascolto e sostegno sul malessere psichico durante le festività natalizie.

Il disagio

Ma cosa vuol dire provare 'disagio' durante una festa che, nell' immaginario di tutti, viene facilmente abbinata a stati di gioia, felicità, affetto, calore familiare e serenità? In primo luogo è importante riflettere sul fatto che, trattandosi di una festa 'comandata' fissa, avviene nello stesso periodo per tutti, ma non tutti sono nelle stesse condizioni emotive per viverla allo stesso modo. Anzi, gli atteggiamenti che solitamente vengono attribuiti al Natale, quindi l'essere 'buoni', mostrare affetto e riconoscenza, pensare ai meno fortunati o provare piacere nel fare e ricevere un regalo, spesso rischiano di rendere ancora più difficile e gravoso il pensiero di dover trascorrere gli ultimi giorni dell'anno per chi non vive una condizione di serenità. Il Natale, per sua natura e per la sua collocazione nel calendario, rappresenta di per sé un momento in cui le atmosfere di gioia e di condivisione si incontrano con la necessità, più e meno velata, di fare un bilancio dell'anno appena passato.

Un malessere 'stagionale'

Se ad una condizione personale di scarsa energia, di stanchezza mentale, si aggiunge la consapevolezza di vivere un periodo della nostra vita non proprio felice, ecco che la percezione del Natale rischia di passare da un atteso momento di gioia familiare ad un crogiolo di impegni non scelti, "maschere buoniste" e contesti simil-formali a cui ci sentiamo costretti a prendere parte. In questo caso non parliamo di uno stato depressivo effettivamente conclamato, situazione questa che prenderebbe le forme di un disturbo dell'umore di natura 'stagionale', con andamento tipico e ben conosciuto dalla psicologia clinica, ma di un malessere serpeggiante che comincia a fare capolino alle prime avvisaglie delle festività e prende man mano corpo con un progressivo allontanamento mentale dallo 'spirito' propriamente natalizio, spesso evolvendo in un senso di 'fastidio' e di 'insofferenza' verso tutto ciò che riguarda il Natale, dai preparativi al momento del pranzo del 25 Dicembre. I sintomi di questo malessere sarebbero uno stato di apatia, di stanchezza (non recuperata con il sonno), scarsità di iniziativa e di coinvolgimento affettivo, mancanza di appetito, diminuzione della capacità di divertirsi e, in generale, di rilassarsi.

Tale condizione, sovraccaricando il già critico accavallarsi di impegni, obblighi e doveri, non fa che generare uno stato di stress, spesso per niente mitigato dal riagganciare legami familiari che, magari, durante l'anno passato sono stati del tutto assenti.

Ritrovare l'equilibrio

Dunque, come recuperare un buon equilibrio e provare a godere, almeno in parte, della positività del Natale? Un primo passo potrebbe essere quello di vivere le emozioni con più facilità, mostrando semplicemente quello che si è: vivere il Natale non vuol dire necessariamente sorridere e mostrarsi affettuosi con tutti. Si può semplicemente comunicare il piacere di partecipare ad una 'riunione familiare', senza che questa prenda le forme di un giudizio universale o di un obbligo senza via d'uscita. Chi ci conosce capirà, chi si aspetta da noi comportamenti o atteggiamenti stereotipati evidentemente non ha ben compreso chi ha davanti. Per questo è importante mostrare le nostre emozioni per quello che sono, senza toccare gli eccessi, ma facendone un reale canale di comunicazione con gli altri.

Il Natale non è un momento per fare bilanci

Una seconda indicazione è quella di non prendere il Natale come un momento di 'bilancio' di fine anno. Quando fare i 'conti' con le nostre aspettative, realizzate o meno, lo decidiamo noi, con i nostri tempi. Potrebbe essere a Marzo, a Giugno, o alla fine dell'estate. Quindi non sentiamoci in dovere di fare le somme e le sottrazioni o di dover necessariamente fare la "lista della spesa" delle cose fatte o non fatte al parentado. Altro consiglio potrebbe essere quello di sentirsi in pieno potere di dire 'no' se non ci va di partecipare a qualcosa (una cena, un aperitivo, una visita) che percepiamo come 'gravosa'. Questo non deve diventare una regola o una scusante per rimanere chiusi in casa senza relazionarsi con alcuno, ma una riflessione sul fatto che, tra tutti gli impegni previsti nelle festività, ce ne sarà sicuramente qualcuno più 'pesante' di un altro a cui possiamo serenamente dire 'no'.

Quindi basta semplicemente scegliere adottando una priorità rispetto a ciò che sentiamo e non in base alla 'doverosità' del gesto. Un ultima idea è quella di dedicare qualche minuto alla lettura, riservandoci un momento in solitudine per scoprire aspetti nuovi o dimenticati del Natale. Ad esempio leggendo "Il regalo più bello. Storie di Natale" (Cosi F/Repossi A., edizioni Einaudi), o "La cena di Natale di «Io che amo solo te»" (Luca Bianchini, edizioni Mondadori). (immagine da freedigitalphotos)

PUBBLICITÀ

psicologi
Scritto da

GuidaPsicologi.it

Il nostro comitato di esperti, composto da psicologi abilitati, si impegna a fornire informazioni e risorse accurate e affidabili. Tutte le informazioni sono supportate da evidenze scientifiche e sono contrastate per garantire la qualità dei loro contenuti.
Consulta i nostri migliori professionisti specializzati in depressione
Lascia un commento

PUBBLICITÀ

ultimi articoli su depressione

PUBBLICITÀ