La famiglia da imputata a risorsa
Spesso l'impotenza familiare si è incastrata con l'onnipotenza terapeutica. Ma finché i genitori si sentiranno causa, non potranno scoprirsi soluzione e risorsa preziosa per i figli.
La famiglia è stata a lungo considerata foriera di sintomi individuali. In particolare, ci si è prima schierati contro le madri, assenti, analettiche o iperaccudenti e, poi contro i padri, periferici, rigidi o emotivamente distanti.
Così troppo spesso l'impotenza familiare si è incastrata con l'onnipotenza terapeutica e le famiglie sono rimaste fuori dalle stanze di terapia, in balia di vissuti di colpa schiaccianti.
Nel modello terapeutico multigenerazionale, ogni evento va riletto all'interno della storia in cui si inserisce e così si scopre che non esistono vittime o carnefici e che ognuno agisce sempre al meglio della proprie possibilità. Bisogna allora rimettersi in ascolto delle storie, ritornare al passato perpoter capire meglio il presente.
Quando il terapeuta incontra la famiglia si sovrappongono due competenze: quella terapeutica e quella familiare. Ognuno apprende ad apprendere e ci si pone in ascolto del dolore di tutti invece di nasconderlo. Così le domande familiari iniziano a spostarsi dal "perché è accaduto?" a "che cosa è accaduto?" e si può costruire una storia nuova, in cui gli eventi vecchi assumono significati nuovi.
Tornare indietro è il miglior modo per andare avanti, riconciliandosi con il passato e scoprendo un nuovo modo di stare in relazione nel presente. Ciò è possibile quando il danno, che ha creato l'handicap, viene riletto in termini di risorsa, un po' come accade a chi, impossibilitato ad utilizzare la vista, ipersviluppa gli altri sensi.
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