La depressione: cos'è e come se ne esce
Questo articolo illustra le dinamiche profonde legate alla depressione, perché ci ammaliamo. Spiega inoltre quali leve muovere per poterne uscire, utilizzando un linguaggio semplice.
Quando si è depressi si vive una profonda sofferenza, niente da' più piacere, nessuna attività interessa più. Tutto diventa grigio. Non si ha voglia di alzarsi al mattino, non si ha voglia nemmeno di lavarsi e pettinarsi.
Nessuno può alleviare questo stato di profonda tristezza, per quanto le persone vicino a noi facciano, non riescono a scaldare il nostro cuore.
Non si sa perché si sta così, non ci pare di avere nessun motivo, e questo ci fa sentire ancora più in colpa e ci fa sprofondare ancora più giù.
Spesso ci sentiamo dire "datti una mossa" oppure "ci devi mettere qualcosa anche tu", o peggio "tirati su", come se fosse possibile tirarsi su.
Così ci sentiamo anche incapaci e la nostra autostima si abbassa ulteriormente. Ci sentiamo diversi, non capiti, come dei marziani, e ci ritiriamo ancora di più.
Perché ci succede tutto questo?
Spesso cerchiamo cause esterne, e molte volte non si trovano, tutto va bene, ci diciamo. Altre volte si possono trovare delle cause scatenanti, come perdite, fallimenti, lutti ecc. ma a quel punto ci si chiede: "perché io me la prendo così tanto, mentre lui/lei riesce ad affrontare meglio?"
La risposta la si può trovare se si pensa alla persona come ad una casa. Una casa è formata da una struttura interna, fondamenta e muri portanti e da un aspetto esterno (quello che noi vediamo della casa), una casa sta su e resiste alle normali intemperie, se ha una struttura solida. Lo stesso vale per la persona.
Cosa ci permette di "stare su"?
I nostri muri portanti sono due:
- La fiducia in noi stessi
- La fiducia nel mondo
La fiducia in sé, è l'idea che noi abbiamo di noi stessi, che deve essere fondamentalmente positiva. L'idea cioè, che al di la dei risultati concreti, siamo delle belle persone, in grado di affrontare la vita, capaci di amare e di essere amate, capaci di proteggerci e di orientarci nel mondo.
La fiducia nel mondo è l'idea che nel mondo ci siano delle brave persone che ci circondano e, se abbiamo bisogno, qualcuno su cui contare, a cui potersi affidare, con la serenità e la sicurezza di essere in buone mani.
Questa capacità fa si che possiamo dipendere dagli altri in modo sano e costruttivo. Nel momento del bisogno, questa capacità ci permette di chiedere, di chiedere alle persone giuste e di ricevere, quindi di rafforzarci ulteriormente, e stare sempre meglio.
Come si sviluppano la fiducia in sé e nel mondo?
Molto semplicemente si sviluppano dalle buone esperienze di accudimento: quando un bimbo si sente tra le braccia amorevoli della mamma, quello che sente a livello emotivo profondo potrebbe essere tradotto così: "io sono speciale e il mondo e' buono".
Questo sentire emotivo viene impresso nel corpo e nelle viscere e lì si avverte la fiducia in sé e nel mondo.
Se qualcosa va male, cosa succede?
Se la mamma è emotivamente distante, o aggressiva, o scostante, il bimbo non vivrà quell'esperienza di pace con sé e con il mondo, di cui abbiamo parlato prima, non si sentirà amato, sentirà che qualcosa non gira. Incomincerà a chiedersi a livello profondo perché. L'unica risposta per lui possibile è: "se la mia mamma, che è la mia mamma, che è tanto brava e mi vuole tanto bene, fa così con me è perché sono io a non andare bene, perché non sono abbastanza bravo, bello, buono ecc. perché non sono capace di farmi volere bene"
E qui si perde la fiducia in sé.
In aggiunta, l'esperienza primaria poco fortunata darà l'impronta alle relazioni future, nel senso che ci si aspetterà di avere il medesimo servizio anche da nuove persone che si incontreranno nel futuro, da qui la sfiducia nel mondo e l'incapacità di dipendere. È come se a livello inconscio ci dicessimo: "mai più mi metterò nelle mani di qualcuno" "nulla di buono può arrivare" e in questo modo ci si toglie la possibilità di poter vivere buone esperienze riparatorie.
Il mondo interno della persona depressa risulta quindi deserto e vuoto, tutto nero perché non ci sono buone immagini, ne di sé, ne degli altri.
Come si può uscire dalla depressione?
La risposta nasce spontanea, rinforzando i nostri muri portanti, ovvero la fiducia in sé e nel mondo. La cura farmacologica può aiutare, aiuta nel momento dell'emergenza, fa stare meglio. Spesso e' necessaria, ma non risolve il problema.
Sarebbe come mettere dei supporti esterni alla casa per sorreggerla. Questi supporti posso essere utili mentre si rafforzano i muri portanti, evitano che la casa crolli, ma non sono risolutivi.
Come può la psicoterapia psicodinamica aiutare una persona depressa?
Dobbiamo tenere presente che non sono le esperienze passate in sé, per quanto dolorose e negative, a farci stare male, ma quello che ci fa stare male è il nostro modo di funzionare dal punto di vista emotivo. Vero è che questo modo di funzionare è stata una risposta appresa dalle esperienze vissute, ma è altrettanto vero che può essere modificato.
E proprio su questo agisce la psicoterapia psicodinamica: attraverso il metodo delle libere associazioni e grazie alle interpretazioni del terapeuta la persona capisce come funziona il proprio cuore, e su questo può agire modificandosi.
Può così capire nel profondo come e perché i suoi "muri portanti sono fragili" e contemporaneamente imparare a rafforzarli.
Sembra un percorso molto semplice e lineare, ma non lo è; al contrario è molto doloroso, perché significa riaccendere emozioni sopite, significa fare i conti con il dolore provato, con la rabbia, con la delusione. È un percorso lento e difficile, ma è l'unico che ci permette di dare un significato nuovo a quelle esperienze, permettendoci così di recuperare la fiducia in noi stessi e negli altri, permettendoci così di resistere alle intemperie grazie a una struttura portante solida.
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