La bellezza corporea: un prodotto culturale. Dalla “donna grissino” alle modelle curvy

Analisi e lettura dell'evoluzione del senso estetico del corpo femminile. Come la moda stabilisce la bellezza.

25 OTT 2021 · Tempo di lettura: min.
La bellezza corporea: un prodotto culturale. Dalla “donna grissino” alle modelle curvy

"La bellezza è donna". Un assioma confermato da pittori e scultori che hanno ricercato da sempre la perfezione nelle multiformi sfaccettature del corpo femminile e riconfermato attualmente dai nuovi sistemi comunicativi.

Gli studi sulla rappresentazione dei generi nella pubblicità e in particolare sul ruolo e l'immagine della donna hanno avuto un rapido sviluppo a partire dagli anni 70 grazie al Women Studies. In questa è emerso come l'ideale estetico sia in realtà frutto di costruzioni socio-culturali, perché modellato e plasmato dalla società e dalla cultura del momento e come tale è soggetto al mutare delle mode, costumi e consuetudini.

Appare evidente considerare l'ideale del corpo come innaturale in quanto ad esso sono stati associati nel tempo significati socioculturali diversissimi, ognuno corrispondente ai vari canoni estetici: dalla fecondità delle veneri preistoriche delle forme abbondanti., alle castità delle madonne medievali, dai corpi esili e acerbi, all'opulenza delle madri romane alla sensualità delle donne brocche delle curve e orme procaci.

Si pensi ai primi del '900, secolo dell'emancipazione femminile e delle note "Suffragette" con cui cambia il modo di esibire e nascondere il proprio corpo.

Negli anni '20 la società è infatti perversa da un senso di libertà e speranza da cui nasce il mito degli "Anni Ruggenti" e in essi si afferma la "garçonne", donna dai capelli alla maschietto, con seno e vita inesistenti dai fianchi stretti. La bellezza femminile ha una siluette tabulare: corpo asciutto, magra con caratteri androgeni asessuata; le forme morbide e rotonde lasciano il posto a un fisico atletico.

Le nuove icone di bellezza mascoline racchiudono l'aspirazione all'uguaglianza e alla parità dei sessi. I canoni femminili vengono così dettati dalle nascenti dive del cinema muto: donne scatenate, trasgressive, che amano la sigaretta, il jazz.. Coco Chanel ha forme praticamente maschili, senza seno e fianchi, scatenata, nervosa.

Nel 1929 riaffiora l'ideale di femmina sensuale ed elegante, le donne sentono l'esigenza di mettere in risalto le loro forme. Torna in auge la donna procace, mediterranea, femminile, incarnata nelle grandi dive di Hollywood: dalla sexy bombshell Jean Harlow alla diva Greta Garbo.

La Grande Depressione degli anni '40 genera le prime ragazze Pin Up, comparse sulle riviste degli Stati Uniti più in carne e ammiccanti. La donna raggiunge il top della femminilità e sensualità; l'icona di questi anni è Rita Hayworth, detta "l'atomica" per le sue curve procaci, attrice dai fulvi capelli ondulati, seducente e sensuale fa impazzire gli uomini.

Esordiscono gli anni '50 e la fine della Grande Guerra accende il desiderio di tornare al benessere: la donna tipica ha i fianchi tondi, seno esplosivo e gambe tornite; è in carne, non si preoccupa di diete, cellulite e rappresenta la speranza di rinascita. È l'epoca delle "Maggiorate" il cui corpo è metafora del sogno di opulenza che vive l'Europa e che si tradurrà nel boom economico. Le misure seno-vita-fianchi 90-60-90 è la formula di bellezza di questi anni. Icone mondiali ammirate sono: Brigitte Bardot e Marlyn Monroe.

Nei successivi anni '60 le figure si assottigliano, le gambe fanno il moro ingresso sulla scena, i capelli si tingono di biondo svedese e gli occhi ingrandiscono con ciglia folte e pesanti passate di eyeliner. La donna ora è giovane, eterna adolescente, allegra e spensierata, agile e uniforme corrispondentemente alla contestazione giovanile rispetto a un modello femminile obsoleto.

Ma l'estremizzazione della bellezza femminile ai canoni filiformi si ha con il successo della modella Twiggy, magra ai limiti dell'anoressia: nasce la "donna grissino". Icona d'epoca è la diva per eccellenza Audrey Hepburn, che con la sua eleganza e sobrietà incarna tutti i codici estetici degli anni '70.

Dopo la parentesi del 1980, in cui è rivalutata la donna formosa, negli anni '90 Kate Moss archivia il trend in auge e inaugura la bellezza minimale del lato magro, sostenuto ancora oggi. La magrezza femminile come ideale estetico e morale poiché al corpo esile vengono attribuiti valori quali ambizione, organizzazione, potere, autoaffermazione sociale.

Il cambiamento dello stereotipo femminile alimenta l'imperativo categorico di un fisico statuario, longilineo, liscio, levigato. La corporalità femminile deve rispondere ai canoni di snellezza fino all'eccesso. E così la donna tende sempre più ad aderire passivamente a standard globalizzati, incentrati sull'omologazione dell'aspetto fisico senza rendersi conto di essere vittima della sindrome di identificazione con la collettività.

Il bombardamento mediatico ha diffuso come un'epidemia la regola della plasticità e perfezione, con una rappresentazione sempre meno reale e più simbolica, impossibile da raggiungere. Dunque la società massificata plagia alla ricerca ossessiva della forma perfetta azzerando la bellezza della diversità. Le Top Model sono le nuove dive, più lontane e irraggiungibili: altissime e sottilissime che esibiscono una magrezza anomala. Di conseguenza viene fomentato un costante automonitoraggio del proprio fisico con frequenti fenomeni di dismorfofobia (errata valutazione della propria immagine e incapacità di valutazione oggettiva).

La fascia più colpita della dilagante ossessione della magrezza è quella delle giovanissime, al centro del mirino di una "bellezza a tutti i costi". L'insoddisfazione per il proprio corpo e la mania delle diete hanno contribuito al mito del "più magra più felice" a cui quasi più nessuna donna riesce a sottrarsi. Il nuovo fenomeno del "Dieting" spinge a vivere un rapporto malato e conflittuale con il cibo: l'ossessione spinge a ricercare metodi facili e rapidi per raggiungere il proprio obiettivo senza considerare le conseguenze devastanti.

L'anoressia sta infatti assumendo proporzioni allarmanti in tutto l'Occidente! Testimonianza di ciò fu il corpo nudo di Isabelle Caro, modella francese morta nel 2010, esibito in una campagna pubblicitaria. Il fisico drammaticamente scheletrico elogiato sulle passerelle ha risvegliato nella coscienza l'esigenza di sradicare questo "cancro comune" restituendo all'ideale di bellezza anche l'attributo salutare.

Dita Von Teese, Kate Dillon, Mia Tyler hanno mostrato con coraggio e orgoglio la sensualità delle loro forme riproponendo uno stereotipo meno stilizzato, arido, malato del copro femminile. È la rivoluzione delle donne curvy che inneggiano alla prosperità delle forme come accettazione di sé, del rifiuto dei canoni in auge e del tentativo di restituire al corpo la bellezza della vita.

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Scritto da

Dott.ssa Clarissa Guercioni

Bibliografia

  • Specchi. Viaggio all'interno dell' immagine corporea. Emanuel Mian (Phasar Edizioni)
  • Storia del corpo femminile. Edward Shorter (Feltrinelli)

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