Icaro reloaded: verso l'infinito e oltre. Il valore dimenticato del "limite"

Siamo ovunque stimolati da messaggi di onnipotenza che ci spingono ad andare oltre i nostri limiti per non essere mediocri. Ecco come invece i limiti ci aiutano a crescere e a realizzarci.

2 OTT 2015 · Tempo di lettura: min.
Icaro reloaded: verso l'infinito e oltre. Il valore dimenticato del "limite"

Gli antichi Greci lo sapevano e con il mito di Icaro già ci avevano avvertito: per raggiungere grandi risultati, per ritrovare la propria liberà bisogna andare oltre i consueti schemi mentali. Bisogna volare sopra le pareti simboliche del labirinto che condizionano il nostro agire ed il nostro Essere e puntare con le nostre ali sempre in alto, verso il sole.

Ma tutto questo è possibile a patto di tener conto del limite: avvicinarsi troppo al sole per raggiungerlo, dimenticandociche le nostre ali sono fatte di cera è un'illusione di onnipotenza. Il risultato che Icaro ha pagato per aver sopra-stimato le sue risorse, inseguendo il desiderio di "andare oltre", è a tutti ben noto. Il mito ci mostra quindi il doppio volto del limite: come ostacolo da superare per l'auto-realizzazione e come confine protettivo da non superare, per non bruciarci.

Eppure ai giorni d'oggi sembra che solamente una parte di questo insegnamento venga valorizzata e trasmessa. Siamo continuamente bombardati da stimoli e massaggi motivazionali che ci spingono ad andare oltre i nostri limiti; "Impossible is nothing!": ci dicono che questi non esistono, che sono solo condizionamenti mentali, che tutto è possibile se lo vogliamo davvero e se siamo abbastanza coraggiosi. Sono messaggi con una forte presa emotiva perché a tutti noi piace crederci un po' onnipotenti e in fondo i limiti non piacciono a nessuno. Amiamo leggere le storie di chi ce l'ha fatta, magari superando grossissime difficoltà. E facciamo bene a leggerle, perché si impara da chi possiede quelle qualità che noi vorremmo e che può essere per noi un esempio e una fonte di ispirazione.

Ma sono solo una parte della realtà a cui dovremmo guardare. Perché i limiti continuano ad esistere e alcuni purtroppo non si possono cambiare: ci sono situazioni che non sono assolutamente sotto il nostro controllo. Possiamo modificare il nostro atteggiamento nei loro confronti, il nostro modo di considerare la situazione, ma ci sono fatti che non dipendono da noi… il tempo che passa, una malattia cronica, il patrimonio genetico, la perdita di una persona cara, le nostre attitudini.

Riconoscere questi limiti è ancora più importante che capire e andare oltre ai nostri condizionamenti. Non farlo ha un prezzo molto alto:significa aspirare continuamente a modi di essere e a risultati che non ci appartengono, vivere con un Falso-sé. Significa essere costantemente delusi e frustrati perché ciò che siamo non è all'altezza delle nostre aspettative, di quello che vorrebbero gli altri o di quello che un tempo eravamo.

Tutto questo ha ricadute sull'autostima perché il divario tra la realtà ed il nostro ideale è troppo ampio.

A volte arriviamo a scoprirlo in modo doloroso: sopravvalutarerisorse che non abbiamo ci può mettere in situazioni pericolose e ci espone a rischi inutili. Capire ad un tratto di non essere quello che per anni ci siamo raccontati provoca uno shock ed una sensazione di grande impotenza: "Ma quindi chi sono?".

Ci troviamo davanti allora ad un bivio importante:l'impossibilità di dare una risposta e l'incapacità di accettarla può portare a volte conseguenze tragiche, oppure si può ripartire da capo, da un'esplorazione più autentica e senza giudizio di quello che siamo.

La Pixar nel celebre film di animazione "Toy Story 2" rappresenta perfettamente questo momento, quando Buzz scopre di non essere un super-eroe in grado di volare, ma un giocattolo come tanti.

Non riconoscere i propri limiti comporta anche un altro rischio: significa non cogliere e non investire sulle reali risorse. Finché le nostre attenzioni sono focalizzate su ideali grandiosi o al contrario su ciò che ci manca, su ciò che non possiamo fare/avere/essere, stiamo disperdendo energie utili ad una nostra reale auto-realizzazione.

Tra l'aspirazione onnipotente a non avere più limiti, a poter controllare e cambiare ciò che vogliamo e la rassegnazione impotente alla mediocrità, possiamo trovare una terza via: il potere relativo. Si tratta di scoprire quindi un equilibrio tra le due tendenze e di capire che cosa ci appaga della nostra esperienza, che cosa ci fa stare bene di ciò che abbiamo e ciò che possiamo realisticamente ottenere.

"Mentre si guarda la luna nel cielo si perde la perla che si ha nella mano" cita un proverbio zen. La perla rappresenta in alcuni casi rappresenta i nostri talenti, la strada da seguire. Ma ogni strada è fatta da bivi e scelte ed ogni scelta esclude necessariamente altre possibilità. Questi sono i confini della nostra identità. Crescendo dobbiamo dire dei NO: si tratta questa volta di limiti scelti, come un lavoro, un matrimonio, diventare genitori…

Si potrebbe pensare che proprio perché sono scelti, possono essere cambiati. Certamente il più delle volte è così, ma chiediamoci ancora se questo rappresenta un reale bisogno o se dipende dalla nostra difficoltà ad accettare che non possiamo realizzare tutto. Ridurre le possibilità è quasi sempre doloroso, ma è l'unico modo per riuscire pienamente a godere di ciò che abbiamo.

Ben venga quindi il desiderio di mettersi alla prova, di aspirare a migliorare la propria condizione superando alcuni limiti apparenti, ma se non siamo in grado di riconoscere il sufficit, di trovare quella condizione di equilibrio che ci permette di dire "è sufficiente così", troveremo al di là dei nostri traguardi solo il retrogusto amaro di ciò che ancora non abbiamo ottenuto. O peggio, nell' attesa illusoria di realizzare qualcosa di più grandioso, sprecheremo le nostre risorse e i nostri talenti che possono guidarci oggi verso una più realistica auto-realizzazione.

Icaro reloaded: verso l'infinito e oltre. Il valore dimenticato del "limite"

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Scritto da

Dott.ssa Dania Osualdella

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