Gioco d'azzardo

Ho iniziato ad indebitarmi giocando d'azzardo. Sono presto passato alle bische clandestine: c'era più gusto. Mi sono rovinato con videopoker e gratta e vinci e allora mio zio mi presenta...

21 SET 2017 · Tempo di lettura: min.

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Gioco d'azzardo

"Ho iniziato ad indebitarmi giocando d'azzardo. Sono presto passato alle bische clandestine: c'era più gusto. Mi sono rovinato con videopoker e gratta e vinci e allora mio zio mi presenta Monekò, '...l'usuraio buono', diceva.

Ogni giorno giravo per 10, 20 tabaccai. Compravo decine e decine di gratta e vinci. Sono arrivato a comprare un pacco di G&V. Lo so, a voi non vi dice niente, ma ve lo dico io: sono 200 gratta e vinci. Ho iniziato per smettere di fumare. Entravo dal tabaccaio e prendevo un solo pacchetto di camel, invece che due. Per consolarmi, per tirarmi su, iniziai a prendere uno o due gratta e vinci. Per diventare milionario? Nossignore! Per tirarmi su. Per un periodo ho fatto giocare mio figlio alle slot, tenendolo in braccio. Un po' perché mi portava fortuna. Un po' per fargli fare le abilità, come gioco per il cervello. Ma poi l'ho lasciato a casa: portava sfiga. Questa mia testimonianza è solo per dire che ci sta poco da spiegare. Un bel giorno ho detto: "Mi dovete aiutare! Sennò io ammazzo lo strozzino, tutti i tabaccai di Roma e provincia e poi ammazzo me!". E i poliziotti della squadra mobile sono riusciti ad incastrare Monekò. Ho perso mia moglie e mio figlio Tommaso. Ora ha 8 anni. Ho perso quasi tutto ma ho ritrovato la mia libertà!!! Faccio a tutti un appello: Denunciate il vostro usuraio di fiducia, ma ricordate che il vero usuraio ha un solo nome: STATO!!!". (Dal documentario di A. Battantier, Memorie di una dipendenza, 2007).

"Luis ha problemi di gioco e pure il fratello e la madre. Ma quanti sono? Cosa fare per loro? È tremendo esser compulsivi ed ossessivi. Finisci ridotto ad un povero schiavo. C'è chi dice che non si guarisce, che al massimo passi da una schiavitù ad un'altra. Non è giusto, non è giusto" [...] "Si può guarire, ma serve una vera e propria riprogrammazione dell'Io, servono nuovi mantra, nuove consapevolezze. Iniziare ad uscire dalla via del Nulla, della Noia, soprattutto dal vicoletto-scorciatoia del Tutto e Subito. Nuove consapevolezze portano ad innalzarsi, a vedere la nostra vita scorrere in un determinato modo. La vita va vista allontanandosi da essa, da un'altra prospettiva!". (Memorie di una dipendenza, A. Battantier, 2015).

"Nonna preferisce i gratta e vinci, mamma il Bingo, io le scommesse sportive. Siamo una famiglia d'azzardo insomma, tranne papà che è solo alcolizzato. Papà mi ha fatto conoscere Monekò, l'unico usuraio che pure quando "presta" ti fa giocare d'azzardo, nel senso che quando vai all'ufficio suo ti fa vedere 3 buste e se scegli quella buona ti fa lo sconto del 10% sul 50% d'interessi. Io mi diverto a giocare, solo che non capisco che c'ho da divertirmi visto che perdo soldi su soldi. Il fatto è che mi diverto nel mentre, il dopo arriva dopo, insomma non ci penso e quando ci penso è troppo tardi. Ho aumentato nel tempo la mia posta in gioco e la cosa allucinante è che io mi sono sempre considerato padrone di niente e schiavo di nessuno, Invece con il gioco ho scoperto che sono padrone di niente e schiavo del gioco. Perché quando c'hai un vizio, sei schiavo del vizio. Altro che gioco responsabile. Tacci loro dello Stato e della pubblicità. È un vizio, una patologia, altro che gioco responsabile. Dietro al desiderio ci sta un bisogno e dietro al bisogno ci sta un vuoto. Un vuoto totale. Io mi illudevo ogni volta di controllare il gioco e invece bisogna urlarlo a quelli che ancora ci cascano alle facili illusioni di vittoria. Le sale bingo andrebbero fatte esplodere, anzi, meglio, espropriate e date alla povera gente che non c'ha una casa. Parliamone tra cittadini, apriamoci e raccontiamo la verità". (Memorie di una dipendenza, A. Battantier, 2014).

GIOCO D'AZZARDO, IL BANCO VINCE SEMPRE E IL BANCO SI CHIAMA STATO. MA ALLE VOLTE SERVE IL CORAGGIO DI ABBANDONARE LA CERTEZZA DI ESSERE STRONZI. "Avevo 7 anni, mio padre mi diceva che lui di lavoro riparava le macchinette e doveva provarle. Io gli dicevo: 'E allora perché ci metti i soldi?'. Ma lui rispondva che glieli ridavano con lo stipendio a fine mese. Ma intanto io giravo con lo zainetto bucato di mio fratello e con le scarpe estive pure d'inverno. Quando mamma lavorava lui era costretto a portarmi con sé. Per un periodo mi fatto giocare alle slot, tenendomi in braccio o in piedi su una sedia. Un po' perché diceva che gli portavo fortuna. Un po' perché, secondo lui, mi facevo le abilità, come gioco per il cervello. Ma poi mi ha lasciato a casa: diceva che gli portavo sfiga e che con me non riusciva a riparare bene le macchinette. Poi lo hanno allontanato di casa per qualche anno e ora sta meglio anche se sta mezzo rintronato da certi farmaci che prende. Quando esco da scuola vedo la mamma di un mio amico che sta sempre persa dentro a una tabaccheria coi gratta e vinci. Io provo una rabbia, ma una rabbia immensa. Con il figlio la stiamo aiutando, ma noi siamo solo ragazzini. Servirebbe la solidarietà dello Stato. Ma ricordate che il vero usuraio criminale ha un solo nome: STATO!!! Ma noi da soli, o aiutati dagli amici, dobbiamo trovare la CHIAVE per aprire il cervello. Per aprire la via del distacco sereno. Ma la via per il distacco sereno è lunga, passa sempre per un'altra via che si chiama consapevolezza. Ma alle volte serve il coraggio di abbandonate la certezza di essere stronzi. Vero papà? Ps: ti voglio bene papà, sei sempre il capoccione mio". (Memorie di una dipendenza, A. Battantier, 2015, racconto di Tommaso).

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Scritto da

MIP LAB (Andrea Battantier)

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