Gestire i sensi di colpa e liberarsi dal loro peso emotivo

Conoscere il senso di colpa e iniziare a gestirlo: riflessioni pratiche per affrontare questa complessa emozione che ci fa sentire appesantiti e sbagliati.

14 OTT 2016 · Tempo di lettura: min.
Gestire i sensi di colpa e liberarsi dal loro peso emotivo

Il senso di colpa è un'emozione molto complessa: quando la proviamo ci fa sentire tutta una serie di sensazioni negative come rabbia, frustrazione, preoccupazioni, tristezza, disperazione.

Inoltre spesso è accompagnato da un giudizio negativo nei nostri confronti, un doloroso sentimento di disistima di se stessi.

Da cosa nasce il senso di colpa?

La parola colpa in greco si dice amartia, ovvero mancare il bersaglio, fare ciò che non si voleva fare. In effetti è un rimprovero o un disagio che proviamo quando facciamo qualcosa che va contro il nostro codice morale, accompagnato da tensione e rabbia contro noi stessi: "me lo sono meritato..", "se non avessi fatto quello ora starei meglio..." ecc, ecc. A lungo andare porta alla non accettazione di sè, rafforzando la bassa autostima e il senso di inadeguatezza.

Il senso di colpa nasce come un poliziotto interno che ci indica di rispettare valori e regole esistenti per non nuocere gli altri; in questo senso è sano e ci aiuta nella socialità perché ci aiuta ad integrarci nei gruppi. Se invece siamo in balia del senso di colpa spesso, anche laddove non ce ne sarebbe bisogno, forse siamo vittime di un senso di colpa patologico.

Da dove deriva?

Molto spesso all'origine del nostro senso di colpa troviamo tutta una serie di regole e valori che abbiamo interiorizzato e che spesso ci portiamo dietro sin dall'infanzia. Queste regole funzionano come monito implicito, vale a dire che spesso non ce ne accorgiamo ma hanno un forte potere su di noi. Possono essere di tipo morale ("non bisogna nuocere gli altri"), di tipo sociale ("bisogna aiutarsi tra colleghi"), di tipo familiare ("non bisogna parlare dei problemi privati agli altri") o di tipo personale ("devo essere sempre disponibile").

Ma come fare a gestirlo?

Un primo passo importante è capire qual è la sua origine, da quali regole siamo più condizionati e verso chi spesso ci sentiamo in difficoltà e proviamo colpa:

"se non ubbidisco a questo principio chi rendo infelice?".

Probabilmente ci accorgeremo che spesso sono poche ma importanti persone quelle che ci vengono in mente, che ci hanno insegnato queste regole e che pensiamo che si aspettino quei determinati comportamenti da noi.

Dobbiamo tuttavia pensare che effettivamente nessuno è davvero responsabile della felicità dell'altro in maniera completa: come gli altri non possono rendermi felice o infelice totalmente con una loro singola azione (sebbene questa possa avere un impatto su di me), così io stesso non sono responsabile totalmente della loro felicità o infelicità.

All'interno delle relazioni sane ed equilibrate tra adulti liberi e responsabili ciascuno deve essere considerato responsabile delle proprie azioni, dei propri pensieri ed emozioni: io sono responsabile di ciò che faccio, di ciò che dico, penso e sento ma anche l'altro deve essere responsabile di sé per ciò che fa, dice, pensa e sente. In questo senso entrambi siamo corresponsabili della relazione che creiamo. Possiamo prendere la nostra libertà di scelta ed il nostro potere decisionale per effettivamente porci queste domande quando sentiamo il senso di colpa.

  • Per cosa mi sto sentendo in colpa?
  • Quale regola ho "infranto" per sentirmi così?
  • Cosa dipende davvero da me, considerando che non devo rispettare le aspettative dell'altro
  • Cosa dipende dall'altro?
  • Cosa posso e voglio fare per migliorare questa situazione?

Dobbiamo così concederci di poter dire di no, essere assertivi e mettere a disposizione degli altri solo quando vogliamo e possiamo le nostre risorse, sempre preziose e non infinitite!

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Scritto da

Dott.ssa Alice Parri

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