Essere genitori consapevoli e attenti ai tempi di Internet

Come essere genitori presenti e consapevoli ai tempi di Internet?

5 OTT 2020 · Tempo di lettura: min.

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Essere genitori consapevoli e attenti ai tempi di Internet

Abbiamo intervistato la dottoressa Rossella Valdrè a proposito di una recente notizia di attualità: quella del bambino di 11 anni che si è tolto la vita, dopo aver inviato un messaggio a sua madre nel quale fa riferimento all'intensa paura vissuta nelle ultime ore. Gli inquirenti stanno indagando per istigazione al suicidio.

Risale a qualche giorno fa la morte di un bambino di 11 anni a Napoli, precipitato dal balcone. La procura sta indagando per istigazione al suicidio. Le andrebbe di commentare questa triste notizia?

Il fatto è veramente inquietante. Ovviamente è difficile, dall’esterno e non avendo alcun dato, commentare una vicenda cosi complessa, dove l’atto, cioè il suicidio, sembra l’esito di un processo avvenuto nel tempo, che ha “covato” dentro il bambino, fino al tragico epilogo. È possibile l’ipotesi di istigazione al suicidio, nel senso che il bambino può aver trovato in rete qualcuno, rappresentato da quello che chiama “l’uomo incappucciato”, che lo abbia spinto a suicidarsi. La stessa definizione di “uomo incappucciato è molto criptica e misteriosa; possiamo ipotizzare che forse qualcuno, presumibilmente un adulto, nascondeva la sua identità per comunicare con il bambino. Tuttavia, uscendo dallo specifico della vicenda, possiamo prenderla ad esempio e monito per possibili altre storie analoghe.

Essere genitori, si sa, è un mestiere molto difficile. Oggigiorno bisogna fare i conti anche con internet. Come riuscire a essere genitori consapevoli e attenti, di fronte anche a una spesso marcata disparità in quanto a conoscenze? 

Non credo che la vera difficoltà sia nella disparità di conoscenze, questo può forse avvenire con i nonni, ma non credo con i genitori (e qui si parla di due professionisti). La vera difficoltà è entrare nella mente del bambino, conoscere i suoi segreti, stabilire una comunicazione. I bambini parlano con i genitori finché sono piccoli; dopo, comincia l’età del segreto. I preadololescenti tendono a non confidarsi più con i genitori, è molto positivo quando hanno amici e soprattutto un amico del cuore, ma internet oggi può prendere il posto di quello che una volta era l’amico del cuore. Internet ha dalla sua la facilità di approccio (non bisogna passare sotto la prova di essere accettati o meno), l’anonimato (si può rivestire qualunque identità), può offrire un mondo virtuale facile, che rimpiazza la difficoltà del mondo reale. Il bambino può vivere in internet una vita parallela, solo sua, da cui tiene esclusi i genitori, e in quella vita parallela fare incontri, con bambini ma soprattutto con adulti, che lo attirano, lo seducono o in perversioni sessuali come purtroppo accade, o in giochi mortiferi. Credo che solo l’occasione e la fortuna, se il bambino è molto chiuso, può far sì che il genitore si accorga di cosa sta succedendo. Teniamo conto che i bambini faticano a distinguere realtà e fantasia, e non hanno l’idea della morte, sentono inconsciamente la vita come eterna, quindi per un bambino la parola “morte” può paradossalmente non essere allarmante.

Le andrebbe di dare qualche consiglio ai genitori? Come dovrebbero comportarsi?

È molto difficile consigliare, appunto perché come detto il bambino intorno ai 10-11 anni entra in quella che io chiamo l’età del segreto. In più, grazie alla scissione, può mostrare all’esterno un comportamento normale, da cui non si deduce nulla. Altre volte invece il genitore può cogliere alcuni segnali: cambiamenti di carattere, insonnia, troppe ore passate al computer, isolamento o distacco dagli amici, cambiamenti di umore, problemi di rendimento scolastico o rifiuto di andare a scuola. Possono essere piccoli segnali, occorre osservare il bambino molto bene e, se si riesce, dare un limite al tempo passato al Pc.

Se perfino per gli adulti può essere complicato fare un uso corretto di internet e reti sociali, cosa succede invece a bambini, ragazzini e adolescenti?  

Come detto, per bambini e adolescenti internet può essere una facilissima fuga dalle difficoltà della vita reale, che il ragazzo non sa affrontare. Se, ad esempio, in classe viene bullizzato, ecco che troverà in internet un porto sicuro in cui si sentirà protetto, o dove si illude di trovare amici. In internet può assumere identità diverse e vivere in fantasia la vita che vorrebbe, in internet può non sentirsi debole e fragile, in internet soprattutto può nascondersi. Come ho accennato, la capacità di discernere tra reale e virtuale non è affatto scontata nei bambini, essi tendono a vivere il mondo secondo le loro proiezioni, cioè attribuendo al mondo i loro desideri; così, finiscono col credere che in internet ci sia il mondo vero, e da lì possono obbedire ai messaggi che ricevono.

Dal suo punto di vista, ai giovani d'oggi manca il contatto con la realtà? 

Può mancare. Non a tutti, per fortuna; ci sono ragazzi ben inseriti nella scuola (la scuola ha un ruolo molto importante), con buoni rapporti familiari, con buone amicizie e con personalità più solide. Altri, sono invece più fragili, la scuola magari non li stimola o non li comprende, o si sentono presi in giro e allora, come detto, internet quando diventa oggetto d’abuso offre una protezione. Se, a quel punto, l’uso di internet diventa così massiccio da soppiantare il rapporto con la realtà, allora sì, il ragazzo è ormai entrato in un mondo tutto suo, come presumibilmente nel caso del ragazzino di Napoli. Forse si può dire che i ragazzi oggi sono particolarmente fragili sul piano narcisistico, rispetto al passato, e questo li espone a non affrontare la vita e le difficoltà, a cercare rifugi in vari tipi di droghe tra cui internet, ad essere facilmente seducibili e venire così manipolati come nel caso del nostro ragazzo. Le famiglie possono essere troppo sole in questo compito d'attenzione; è importante che altre figure, come la scuola, si rendano partecipi e imparino ad osservare con attenzione i ragazzi, di modo da poter notare tempestivamente cambiamenti preoccupanti nel loro carattere.

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