Dipendenza patologica e psicoterapia: un intervento possibile
La dipendenza patologica è la patologia della relazione. La cura? Sperimentare una nuova relazione sana che permetta una comprensione e un incoraggiamento verso una nuova vita.

La dipendenza fa parte della vita. Ognuno di noi, infatti, sperimenta diversi legami di dipendenza nel corso della propria crescita.
Si può facilmente identificarla nel bisogno di accudimento che abbiamo da bambini, nel legame di attaccamento con i genitori e con le varie figure di riferimento della nostra giovinezza (educatori, insegnanti, parenti). Tale attaccamento ha la funzione non solo di garantire la nostra sopravvivenza ma anche di permetterci la costruzione di una immagine positiva di noi.
Con l'adolescenza rimettiamo in discussione i legami di dipendenza, sino a rivendicare una indipendenza di scelta e di vita che ci porta alla fase adulta.
Da adulti, poi, all'interno di uno stile di vita teso all'indipendenza, ci troviamo a vivere nuove relazioni di dipendenza con persone (pensiamo alle relazioni sentimentali) o routine quotidiane (uscite con amici, lavoro, hobby). Tali relazioni di dipendenza "sana" ci permettono di vivere in un contesto di equilibrio o stabilità, che infondono certezza e che ci rendono in grado di affrontare anche l'ignoto della nostra vita.
Esistono poi altre forme di dipendenza, definite "patologiche" perché coinvolgono negativamente e deteriorano vari ambiti della vita, tra cui le relazioni sentimentali, familiari, amicali e lavorative, hanno effetti sulla salute fisica e psichica e possono portarci ad accumulare debiti o ad infrangere la legge.
Tra le dipendenze patologiche si distinguono le dipendenze legate all'abuso di una sostanza (droga, alcol, psicofarmaci) o comportamentali (gioco d'azzardo patologico, sex addiction, dipendenza da internet, da videogiochi, alimentare….).
Disturbo da uso di sostanze: criteri diagnostici
Per L'OMS, la tossicodipendenza rappresenta: "una malattia ad andamento cronico recidivante che spinge l'individuo, in maniera più o meno coatta, ad assumere sostanze a dosi crescenti o costanti per avere effetti benefici soggettivi, la cui persistenza è indissolubilmente legata alla continua assunzione della sostanza".
Il DSM V (Manuale diagnostico dei disturbi mentali), sostituisce il termine Tossicodipendenza con quello di Dipendenza Patologica e la fa rientrare nei "Disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction":
Queste elencate sono le condizioni che servono per fare diagnosi di Disturbo da uso di sostanze:
- tolleranza: fenomeno a causa del quale è necessario aumentare il comportamento d'uso per raggiungere i medesimi effetti sull'organismo;
- astinenza: presenza di sintomi fisici o psicologici che si manifestano quando il soggetto non assume la sostanza;
- interruzione o riduzione delle attività lavorative, sociali o ricreative;
- tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l'uso;
- dispendio di tempo: ovvero quanto tempo viene impiegato nella giornata per cercare, recuperare e usare la sostanza;
- perdita di controllo sull'uso della sostanza;
- prosecuzione dell'uso della sostanza, nonostante vi sia la consapevolezza che rappresenti un problema;
- uso ricorrente con incapacità di adempiere ai propri compiti (es. interruzione lavoro, studio; lassismo rispetto alle responsabilità familiari);
- uso anche in situazioni a rischio (es. quando ci si deve mettere alla guida);
- uso nonostante questo determini problemi sociali o interpersonali;
- craving: desiderio impellente della sostanza.
Le sostanze di cui si può diventare dipendenti sono molte (cocaina, eroina, oppiacei, cannabis, alcol, droghe sintetiche, …), e ognuna agisce sul nostro sistema nervoso centrare attraverso meccanismi differenti. Ciò che le accomuna, però, è il loro agire sul circuito del piacere, andando ad alterare la nostra capacità di provare piacere naturalmente.
Presa in carico del paziente con dipendenza patologica
Essendo, come sopra citato, la dipendenza patologica una condizione che influenza vari ambiti della vita, la presa in carico prevede un approccio multidisciplinare.
Le figure principali figure professionali che intervengono sono:
- medico: per la presa in carico degli aspetti legati alle patologie fisiche correlate all'uso di sostanze ma anche per la gestione dell'astinenza;
- psichiatra: qualora vi sia necessità di un aiuto farmacologico per affrontare il craving o per la slatentizzazione o acutizzazione di patologie psichiatriche correlate o in comorbidità con l'uso di sostanze;
- assistente sociale: per favorire un reinserimento sociale e lavorativo
- psicoterapeuta: per affrontare un lavoro di comprensione, significato, compensazione delle motivazioni sottese all'abuso di sostanze e di sostegno per fronteggiare il craving o evitare le ricadute.
In cosa consiste l'approccio psicoteraputico con il paziente con dipendenza patologica?
Quando parliamo di dipendenza, parliamo di un disturbo che investe principalmente la sfera della relazione. La persona con un problema di dipendenza mostra, infatti, una fatica relazionale e la costruzione di un rapporto finzionale sostitutivo e compensatorio con una o più sostanze.
Le motivazioni legate alla scelta e all'uso della sostanza sono solo superficialmente attribuibili alla curiosità e al desiderio dello "sballo". La sostanza, infatti, permette di: "non sentire il dolore", "essere più socievole", "sentirsi più forti", "essere in grado di…", "non doversi occupare/preoccupare di…".
A volte è il senso di colpa a muovere il bisogno della sostanza, a volte è il senso di inadeguatezza, l'idea di non essere abbastanza, di non essere "giusto", di non essere "amato". Ognuno ha una propria motivazione personale, intima, unica e inimitabile per fare uso di sostanze, come è unica e inimitabile la vita di ogni persona.
Per questo è necessario un percorso di psicoterapia che dia un senso specifico, che ricerchi le motivazioni profonde e che permetta una rilettura dei bisogni e dello stile di vita di ogni persona affinché riesca a trovare nuove modalità compensatorie di "risolvere" le proprie questioni interne.
La ricerca di quello che è il senso della propria vita, la rilettura delle interpretazioni che noi abbiamo dato agli eventi che ci sono accaduti, permette di comprendere, tollerare, accettare ed indirizzarsi verso nuove strade.
E la psicoterapia lo fa attraverso l'offerta di uno spazio relazionale in cui sentirsi accolti, ascoltati e non giudicati. È in un clima di fiducia e stima reciproca che si può prendere contatto con le parti più intime di sé. La psicoterapia educa a un nuovo stile relazionale, permettendo alla persona dipendente di sperimentarsi in una relazione sana che metta in luce le sue potenzialità.
All'interno di questo percorso si possono acquisire nuove strategie di fronteggiamento rispetto al craving, si sviluppano nuove modalità di risoluzione dei problemi, si vive l'incoraggiamento rispetto a una nuova progettualità.
La psicoterapia è lo spazio della possibilità in cui il tossicodipendente possa percepirsi finalmente competente, affinché tale competenza possa poi manifestarsi anche all'esterno della stanza d'analisi.
"Il cambiamento è una porta che si apre solo dall'interno" Tom Peters
Dott.ssa Silvia Brocca
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