Dinamiche e vissuti tra fratelli
Le relazioni tra fratelli e sorelle sono il risultato di una grande intimità che non è scelta, ma imposta dai genitori. I figli capiscono subito che i genitori hanno regalato

Nella famiglia tradizionale, di solito, il sottosistema dei fratelli è sempre presente, anche se negli ultimi tempi si sta assistendo ad una diminuzione delle nascite e alla formazione di una famiglia minimale, costituita dalla coppia genitoriale e un figlio, o addirittura dalla sola coppia di coniugi. Le cause di ciò, sono riconducibili alla mutata situazione lavorativa, che vede anche le donne impegnate maggiormente in occupazioni esterne alla famiglia; socioculturale, in cui le donne oggi si sentono realizzate non solo se possono divenire madri, ma anche puntando su altri campi; economico, perché la crisi che ha coinvolto i Paesi occidentali negli ultimi anni fa sorgere la paura di non poter garantire un futuro promettente ai propri figli.
Questo, in un certo senso, porta ad una grande perdita, in quanto il sottosistema dei fratelli permetterebbe di sperimentare le prime relazioni interpersonali, come in una sorta di laboratorio sociale.
Le funzioni che ogni fratello svolge nell'ambito della famiglia dipendono in gran parte dal ruolo che egli acquisisce e dall'identità che si è creato nel contesto della vita familiare.
Già prima della nascita del bambino ogni genitore comincia ad anticipare quella che sarà la sua identità e quale ruolo il bambino stesso avrà nello sviluppo della dinamica familiare. Le proiezioni mentali dei genitori precedono, anche di gran lunga, l'evento stesso e costituiscono la premessa dei processi di adattamento che si metteranno in atto per trovare nuove modalità di funzionamento all'interno dalla famiglia. Sulla nascita di un figlio si concentrano aspettative individuali e familiari, sentimenti e sensazioni derivate da eventi verificatisi durante la gravidanza, la nascita, il primo periodo post-natale, oppure dovuti a somiglianze e identificazioni tra genitori e figli.
Anche l'ordine di nascita è importante, non solo per il particolare significato che può avere la nascita del primo figlio, ma anche perché, nella maggior parte dei casi, affidando ad ogni figlio un determinato spazio psicologico in un determinato periodo di tempo, il primogenito acquisisce un diritto di prelazione su una determinata posizione funzionale, che di solito non potrà essere occupata da un fratello successivo, se il primo non l'avrà lasciata libera.
Le identità dei figli
In questo senso, si definiscono precocemente le identità dei vari figli anche sulla base di tali attribuzioni di ruoli e funzioni che i genitori precocemente distribuiscono tra i figli. Il rapporto fraterno, quindi, non potrà che basarsi su una connessione tra le rispettive identità personali che si devono adattare insieme su due livelli: quello pubblico e quello intimo.
Questo è sicuramente un compito molto difficile e non privo di conflittualità aperte e soggiacenti. Spesso il legame è fortemente ambivalente, soprattutto fra fratelli dello stesso sesso: accanto all'affetto e al sentimento di sostegno, sono spesso presenti odio, rivalità e gelosia. Il primogenito deve fare i conti con l'arrivo improvviso di un altro bambino che egli vede come un usurpatore del suo ruolo privilegiato presso i genitori, e come colui col quale dovrà spartirsi il loro amore. Nascono quindi paure e gelosie di non essere più amati come prima. Il fratello minore è sempre visto come un intruso, sarà sempre il più coccolato agli occhi del bambino in quanto più piccolo. Spesso, proprio per questi motivi, si può arrivare a sviluppare un vero e proprio "disturbo da rivalità tra fratelli", facente parte della più ampia categoria della "sindrome o disturbo della sfera emozionale con esordio nell'infanzia": il primogenito assume comportamenti aggressivi con tendenza a fare del male al fratellino, atteggiamenti infantili di isolamento, ansia e tristezza, turbe del sonno, il tutto per riportare l'attenzione su di lui. I disturbi del "mal di fratello" sono manifestazioni di malessere spesso insopportabili per i genitori, ma anche le più semplici da diagnosticare. Altre invece rivelano meno chiaramente la loro origine: si verificano episodi regressivi di mutismo, enuresi notturna secondaria, disturbi somatici, problemi alimentari, perdita di abilità precedentemente acquisite.
Tuttavia, anche il secondogenito o il terzogenito nutrono sentimenti di gelosia per il fratello più grande, quello che riesce a fare le cose meglio di loro, che vince in tutti i giochi, che ha il permesso di fare delle azioni che per loro sono invece proibite.Tra i fratelli, quindi, si attiva precocemente il sistema motivazionale agonistico.
Tuttavia, il legame tra fratelli è una "malattia d'amore" fatta si di rivalità, ma anche di complicità. Questi due aspetti sono a volte talmente mescolati tra loro da dare l'impressione che esistano fenomeni di contagio, più frequenti tra gemelli o tra bambini dello stesso sesso. Un esempio in merito è fornito dall'esperienza clinica di Rufo (2004), il quale descrive il caso di due sorelle adolescenti, quasi della stessa età, che si scambiavano alternativamente le disfunzioni: una diventava bulimica quando l'altra era anoressica e viceversa. I genitori si trovavano spiazzati e solo la separazione temporanea delle sorelle ha permesso di interrompere questo ciclo circolare.
Quindi, oltre alle rivalità, vi è anche un'intensità nel legame, la creazione di una profonda lealtà, la quale impiega anni a svilupparsi ed influenza l'identità in maniera stabile.
la lealtà tra fratelli può essere:
-a senso unico. Nel caso di lealtà a senso unico, il "figlio genitoriale", generalmente una femmina, si assume responsabilità primarie riguardo ai fratelli e alle sorelle nell'infanzia e spesso anche nell'età adulta. Ci sono tre caratteristiche significative in questo tipo di relazione: il figlio genitoriale dà senza avere niente in cambio; il suo ruolo e la sua identità sono rigidi e chiusi; vi è carenza nel calore affettivo. Tali mancanze hanno effetti negativi di lunga durata sia su chi dà che su chi riceve.
-reciproca. E' caratterizzata dalla presenza di un codice speciale, privato, comprensibile principalmente dai soli fratelli. Questo linguaggio privato li distingue da altri parenti e amici; è un linguaggio fatto di gesti e mimica facciale simili, di modi di fare e di dire comuni, ma anche di segni affettivi dell'uno verso l'altro: essi si proteggono reciprocamente da attacchi fisici e psicologici da parte di estranei, cooperano fra loro, sono compatibili caratterialmente e si alternano in modo complementare nei ruoli, risolvono i conflitti e contengono l'aggressività entro limiti accettabili; sviluppano rituali di perdono e comprensione. Inoltre, tendono a far prevalere l'armonia nel sottogruppo fraterno, più che ricercare forme di vantaggio personale.
Bank e Kanh (1997) per descrivere il rapporto fraterno così come viene emotivamente vissuto, introducono il concetto di livello di accesso. Il legame emozionale tra fratelli può essere:
-ad alto accesso. La vicinanza in età e sesso promuove l'accesso ad eventi di vita comuni. Il caso potenzialmente più alto di accesso emozionale è naturalmente rappresentato dai gemelli, ma si nota anche nel caso di assenza o debole influenza dei genitori;
-a basso accesso. Il rapporto con basso accesso presenta solitamente le seguenti caratteristiche: i fratelli hanno una differenza di età di almeno 8-10 anni, perciò agiscono quasi come membri di generazioni differenti; hanno condiviso poco tempo o storia personale; hanno frequentato scuole, amici, luoghi diversi; hanno vissuto sotto la tutela degli stessi genitori ma in fasi genitoriali differenti; a volte non sono consapevoli del grande senso di comunanza e appartenenza che il rapporto fraterno può fornire; spesso non hanno avuto bisogno l'uno dell'altro. Il tipico caso di basso accesso è quello di fratelli che non hanno vissuto assieme, ad esempio perché affidati a famiglie diverse, o perché hanno convissuto l'uno con un genitore e l'altro con l'altro genitore in seguito a divorzio.
Le strategie di comportamento all'interno della relazione fraterna sono delle modalità specifiche di interazione che vengono apprese sulla base dell'esperienza diretta e non trasmesse tramite insegnamento dalle generazioni precedenti. Nonostante ciò, il rapporto fraterno viene ampiamente influenzato dai genitori: questi hanno la possibilità di condizionare le posizioni funzionali dei figli. Un'assegnazione funzionale di una caratteristica positiva può essere rinforzata dai genitori per anni fino a diventare un'identità positiva soddisfacente; al contrario, un'assegnazione funzionale negativa può essere un'etichetta pesante per tutta la vita.
Nelle famiglie sane questi ruoli sono assegnati e modificati in modo flessibile, garantendo così la possibilità di crescita per tutti; ma se, viceversa, una posizione funzionale diviene statica per assegnazione rigida da parte di uno o entrambi i genitori e con la complicità degli altri fratelli, nel soggetto può insorgere il sintomo. La modalità del doppio legame nella comunicazione delle famiglie schizofreniche tra genitori e figlio, può coinvolgere anche il sottosistema fraterno, in quanto questo tipo di interazione spesso coinvolge più di due soggetti, se non addirittura l'intera famiglia: ad esempio, un genitore può assumere la modalità della negazione riferendosi al discorso di un figlio mentre parla con l'altro fratello.
Non solo i genitori possono condizionare e coinvolgere indirettamente i figli con le loro aspettative e modalità interattivo-comunicative, ma anche i fratelli più grandi possono influenzare in modo diretto l'ultimo arrivato, a causa della necessità di difendere una posizione già precedentemente acquisita. Anche in questa situazione vi può essere lo sviluppo di comportamenti sintomatici. Spesso, poi, avviene che, in condizioni di disarmonia o difficoltà familiare (vedovanza, separazione o divorzio, malattia di un genitore), la funzione di accudimento/attaccamento tipica della relazione parentale venga delegata dai genitori ad un figlio maggiore nei confronti di uno minore. In alcuni casi, il figlio delegato è comunque supervisionato dai genitori che mantengono una posizione di responsabilità e controllo; in altri casi, tutta la responsabilità è sulle spalle del fratello maggiore: l'esito è la creazione di un legame di ipercoinvolgimento fra fratelli. A volte, se il coinvolgimento è reciproco, si assiste alla formazione di una coppia complementare, in cui ciascun fratello è in grado di soddisfare i bisogni, anche profondi, dell'altro; se invece la relazione è di tipo asimmetrico o pseudo-complementare, si notano forti sentimenti conflittuali di ambivalenza e ostilità, celati da una relazione di accudente/accudito.
inoltre, si parla di un'influenza familiare multigenerazionale, ossia una sorta di eredità familiare sulle regole e le aspettative che si hanno in quella determinata famiglia rispetto allo stabilirsi delle relazioni interpersonali familiari. Spesso, i bambini di un nucleo familiare crescono sentendo parlare esplicitamente o indirettamente i loro genitori delle esperienze con i rispettivi fratelli o sorelle; di conseguenza, ciò determina un apprendimento indiretto delle modalità di rapporto tra fratelli: ciò può indurre la nuova generazione alla coazione a ripetere, comportandosi come i loro genitori e zii, oppure può svilupparsi un tipo di rapporto totalmente differente sulla base dell'evitamento di traumi affettivi e degli errori fatti dai genitori.
Ricapitolando, le relazioni tra fratelli e sorelle sono il risultato di una grande intimità che non è scelta, ma imposta dai genitori. I figli capiscono subito che i genitori hanno regalato loro questo o questi compagni per tutta la vita. Il legame tra fratelli attraversa momenti di crisi e attimi di tregua e, per questo motivo, si accomuna ad una malattia, anche se d'amore; tuttavia, si differenzia da tutte le altre malattie per una sorprendente particolarità: si manifesta già prima che il bambino sia venuto a contatto con l'agente scatenante. Infatti, non appena il fratello più grande viene a sapere che i genitori hanno deciso che dovrà condividere la sua vita con un altro bambino, irrompe in lui un contrasto acuto di sentimenti.
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