Corpo, emozioni e relazioni digitali secondo la Psicosomatica

Come sono cambiati lo spazio, il tempo e le relazioni con l'avvento delle nuove tecnologie e dei social network?

28 SET 2015 · Tempo di lettura: min.
Corpo, emozioni e relazioni digitali secondo la Psicosomatica

Da circa due decenni gli sviluppi nel campo delle tecnologie hanno ridefinito la quotidianità a 360 gradi, dai concetti di spazio e tempo alle relazioni interpersonali come anche all'idea di sé. In più come sono cambiati i nostri sentimenti?

L'utilizzo d'internet e in particolare di social network sono sempre più presenti nelle vite di tutti e sempre più precocemente. Secondo le statistiche guida-incontri ad esempio, il numero d'iscritti è passato da 100.000 a 6.500.000 dal 2000 al 2012 e secondo un'indagine di Altroconsumo (2013) quasi otto ragazzi su dieci navigano in internet. Il mondo virtuale è quindi sempre più parte di una realtà intima e quotidiana.

Fin dai primi anni della scuola primaria viene rapidamente acquisita la dimestichezza nell'utilizzo di questi strumenti, ma quali altre abilità vengono compromesse a favore di queste nuove competenze? Su questo, sulle conseguenze che ciò può avere, sul momento storico che ha condotto a tutto ciò la Psicologia Psicosomatica si interroga.

Ingombro nelle relazioni e presenza forzata

I social sono divenuti un terzo ingombrante nella relazione, un pubblico giudicante che condiziona atteggiamenti e comportamenti. Hanno modificato la modalità del mettersi in relazione definendo nuovi confini tra sé e la realtà e una differente percezione di sé.

Un'altra evidente conseguenza della presenza massiccia delle nuove tecnologie e la possibilità (o l'obbligo?) che danno a essere sempre presenti. Possiamo essere sempre raggiungibili con Whatsapp, Facebook, ma possiamo anche essere sempre a disposizione del web con ciò che si lascia di se stessi come le proprio foto, commenti su Facebook. Questa possibilità di presenza virtuale continua attiva una richiesta ad esserci sempre e subito non permettendo quindi spazi intimi, personali o di riflessione prima di prendere la parola e far sentire la propria presenza.

Che fine ha fatto il corpo?

La capacità di annoiarsi, di esprimere le proprie emozioni, di entrare in relazione, di fronteggiare le proprie difficoltà vengono limitate dall'intrusione delle nuove tecnologie; infatti se, come sosteneva già Piaget, (...), l'apprendimento avviene attraverso l'esperienza, c'é da interrogarsi su come la quantità sempre maggiore di tempo trascorsa davanti ad uno schermo ne sottragga altro all'apprendimento di capacità relazionali.

In questa nuova forma di incontro viene a mancare una parte fondamentale dell'esperienza dell'uomo: il tatto, la corporeità, gli odori e molti altri canali importanti. La presenza di uno schermo facilita, maschera, ma nello stesso tempo impoverisce ogni azione, la riduce a qualcosa di più effimero, vulnerabile e inconoscibile fino in fondo. Sulla rete l'identità è ridotta (o moltiplicata) a un nickname, a una foto (non sempre di se stessi) o a una frase.

Le immagini e le emoticon

Le foto possono rappresentare un sé ideale, immaginario e anche la selezione della foto di sé è sempre una scelta accurata in base all'interlocutore e all'obiettivo. Sfugge così la globalità dell'individuo con le sue molteplici e contraddittorie sfumature.

L'identità vera diventa quindi irraggiungibile e il gap tra identità reale e ideale rischia di essere sempre più ampio, anche per il soggetto stesso. Sé e l'Altro diventano sempre più sfuggenti ed effimeri e così i rapporti che s'instaurano, le promesse che si fanno, gli impegni che si prendono sono sempre meno carichi di riflessioni e responsabilità.

Il corpo, canale principe di conoscenza ed esplorazione, è presente solo in foto, nelle immagini, a parole o nelle emoticoncon cui vengono trasmessi stati d'animo ed emozioni, che permettono di arricchire comunicazioni altrimenti troppo fredde.

Emoticon vs emozioni

Ma l'uso delle emoticon non corrisponde ad un saper "usare" le proprie emozioni. Sempre più pronti ad aprirsi, raccontare, sbandierare al mondo, a chi è a chilometri di distanza se stessi e le proprie esperienze, ma sempre meno capaci di viverne di autentiche. Si creano così comunità di individui in solitudine, ma sempre presenti, di pronto consumo e pronto abbandono.

Di conseguenza viene sottosviluppata ed non esercitata la capacità di "mettersi nei panni" dell'Altro, (l'empatia), ed aumentano contemporaneamente atti impulsivi di aggressività, bullismo e condotte sessuali sregolate da un lato e dall'altro difficoltà quali, (virgola) episodi depressivi e di ansia già nei piccolissimi.

Linguaggio, corpo ed empatia

I linguaggi implicati nelle relazioni virtuali sono molto diversi da quelli delle relazioni vis a vis. Di conseguenza sono spesso distanti i linguaggi "parlati", agiti e conosciuti dalle diverse generazioni. Si rende dunque necessario un incontro reciproco. Per riportare l'attenzione alla corporeità ha recentemente inaugurato a Londra l'"Empathy Museum" proponendo di percorrere letteralmente un miglio nelle scarpe di un altro ascoltandone contemporaneamente la storia; e lo psicologo cosa può fare?

Un'interessante proposta é stata sviluppata presso l'Istituto di Psicosomatica Integrata, mettendo il corpo al primo posto. Ha inteso il corpo come un canale d'accesso al dialogo con i giovani, proprio quel corpo che è assente sui social network, che porta "all'evaporazione dell'Io" (Scognamiglio, 2011). Lavorare con il corpo, iniziare a riscoprirlo, dare una solidità al corpo di sé e dell'altro e quindi anche una certezza della sua presenza aiuta a porre fiducia nella relazione e a investire nella costruzione di un rapporto che si sente come solido, basato su una corporeità certa. Partire da una "focalizzazione somatica" (Scognamiglio, 2009) per arrivare all'empatia, di cui è alla base.

Dunque il corpo e l'intelligenza corporea rimangono per la Psicologia Psicosomatica una fonte di conoscenza di sé e reciproca, uno strumento fondamentale di lavoro e una certezza da cui partire per costruire un'identità solida.

Istituto di Psicosomatica Integrata - Polo Varesino

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psicologi
Scritto da

Dott. Andrea Zoccarato

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