​Convinzioni: trappole o risorse?

Ci dicono che dobbiamo fare a meno delle nostre convinzioni....ma è sempre possibile? è sempre utile? Cerchiamo di fare un po' di chiarezza

25 OTT 2017 · Tempo di lettura: min.
​Convinzioni: trappole o risorse?

La quantità di informazioni che riceviamo ogni giorno dal mondo è impressionante. Non ci sono solo le informazioni che riguardano telegiornali, riviste, social vari, ma in ogni singolo momento noi riceviamo informazioni su quello che stiamo vedendo, ascoltando, sentendo…ci danno informazioni le persone che abbiamo intorno e gli eventi che ci accadono durante la giornata. È una quantità di informazioni che il nostro cervello gestisce e processa spesso in automatico. Il risultato di questi processi è quello che può essere chiamata rappresentazione. Una rappresentazione è una ricostruzione che il nostro cervello fa per rendere più semplice la realtà che ci circonda. Queste rappresentazioni sono fondamentali per la nostra sopravvivenza poiché ci dicono chi siamo, chi siamo stati, cosa dobbiamo fare, chi sono le persone che ci stanno intorno e altri pensieri sul mondo. Senza queste rappresentazioni dovremmo vivere ogni giorno come unico senza la possibilità di recuperare il passato e costruire un futuro. Il termine rappresentazione è un po' complesso da descrivere ma per semplificarci la vita possiamo usare il termine convinzione. Ogni giorno noi viviamo la giornata basandoci il larga misura sulle nostre convinzioni: andiamo a lavoro perché quello è il posto dove sappiamo che siamo stati assunti, ritorniamo nella casa dove sappiamo di abitare con il partner che sappiamo di avere scelto. È necessario avere delle convinzioni, non possiamo pensare di modificare la nostra realtà ogni singolo momento. Tuttavia, a volte proprio perché risulta faticoso prescindere dalle nostre convinzioni, ne rimaniamo intrappolati con conseguenze più o meno negative per la nostra vita. Lasciando perdere tutto quello che riguarda la sfera sociale, culturale e politica, (dove siamo indirizzati a scegliere convinzioni il più chiare e semplici possibili che ci diano risposte certe e non ci portino a dover consumare energia nel pensare a possibili alternative più complesse), e pensiamo a cosa accade nella nostra vita. Un atleta che perde alcune gare può iniziare ad avere la convinzione e il pensiero di essere un perdente fino ad arrivare al punto di leggere tutta la realtà secondo questa convinzione. Una persona può definirsi poco socievole e questo renderà ancora più complesso creare nuovi contatti e relazioni. A volte siamo tanto presi dalle nostre convinzioni che non ci accorgiamo che in alcuni casi queste falliscono. Per cui l'atleta perdente non terrà a mente le volte che ha vinto, e la persona poco socievole non si ricorderà di quella volta che tutti risero alla sua barzelletta. Ma perché succede questo? Qualcuno potrebbe sostenere che siamo masochisti ed incapaci ad essere felici ma non è sempre così. Il problema spesso risiede proprio nel fatto che uscire da una convinzione costa tanta energia e fatica e spesso ci turba al punto che per un momento ci perdiamo. Sembra paradossale ma a volte definirsi perdente, inefficace, timido, antipatico, debole (per non parlare di quando ci definiamo depressi, ansiosi, ossessivi o psicotici) ci consegna un senso di identità che altrimenti perderemmo e non vale solo per noi stessi…pensiamo al modo che abbiamo di interagire con un amico o un parente. Seppur modificando alcune cose, una parte del nostre modo di costruire relazioni sarà sempre costante nel tempo. Se siamo abituati a pensare, ad esempio, che il modo migliore per stare con gli altri è quello di farsi proteggere da loro, oppure al contrario essere noi quelli che proteggiamo, allora costruiremo le nostre relazioni partendo da queste modalità perché sono quelle che conosciamo meglio. Ci ritroveremo quindi a richiedere aiuto quando in realtà non ci serve o a fornirne quando non è richiesto. Questi sono comportamenti che abbiamo tutti e non dobbiamo, come già detto, pensare di vivere ogni rapporto e ogni giorno come unico perché implicherebbe una perdita di senso e un uso di energia che non possiamo permetterci. Tuttavia, qualche passo per migliorare le cose lo possiamo fare. Nel momento in cui diventiamo consapevoli di certi meccanismi, ne momento in cui riusciamo a comprendere che certe convinzioni sono schemi mentali e non oggetti di materiale immutabile, possiamo iniziare a leggere alcune situazioni in un altro modo. Non è una operazione semplice perché ci rende per un certo momento vulnerabili. L'atleta che sperimenta una convinzione diversa come "io posso vincere" lo fa perdendo per un momento la propria identità. Potrebbe ritrovarsi, ad esempio, ad essere maggiormente responsabilizzato dai compagni, ad essere meno aiutato e questo non sempre è facile da digerire. La ricetta perfetta non esiste (sarebbe un'altra convinzione disfunzionale) ma possiamo intraprendere un percorso di modifica di convinzioni nel momento in cui si verificano certe condizioni. In particolare, nell'affrontare il viaggio dobbiamo essere consapevoli della paura che tutti noi abbiamo di cambiare, e farci guidare dalla curiosità che ci aiuta in questo cambiamento; dobbiamo portare con noi le nostre risorse interne e parte di quelle convinzioni funzionali che ci permettono di viaggiare in sicurezza; infine, per ogni viaggio che si rispetti dovremmo avere con noi un'altra persona che ci stia vicino e ci sostenga in questi momenti di cambiamento. Non è facile trovare persone così perché ognuno di noi è un mondo di convinzioni disfunzionali che non vuole cambiare, ma a volte se facciamo attenzione possiamo trovare quella persona che invece si incuriosisce con noi e ha voglia di affrontare il viaggio verso il cambiamento. Quindi per ricapitolare, per vivere le nostre convinzioni al meglio, dobbiamo essere curiosi di esplorare queste convinzioni e cogliere i momenti in cui vacillano, attivare il cambiamento partendo dalle risorse interne che abbiamo e farci aiutare in questo da una persona che ci starà affianco durante questo cambio. La strada non è facile ma ogni uomo ha le risorse per intraprendere questo cammino.

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Scritto da

Dott. Stefano Bugiani

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