Confondere le opinioni altrui su di noi con la verità assoluta: una trappola che rende le relazioni insoddisfacenti

Sai perché alcune tue relazioni sono insoddisfacenti? Perché prendi per oro colato ciò che gli altri dicono su di te dimenticandoti che la loro è solo un'opinione

2 FEB 2021 · Tempo di lettura: min.
Confondere le opinioni altrui su di noi con la verità assoluta: una trappola che rende le relazioni insoddisfacenti

Mi capita spesso nei miei percorsi di assertività di vedere persone frustrate che cadono nella trappola di scambiare l'opinione di una persona con la verità.

Se in linea generale siamo abbastanza bravi a discriminare le opinioni dalla verità su cose che emotivamente non ci coinvolgono, non siamo altrettanto capaci di farlo quando si parla di noi.

Esempio: a me piace la pizza Margherita e una persona mi dice che la pizza prosciutto e funghi è la più buona del mondo. Non avrò difficoltà a riconoscere che si tratta di un'opinione; ne prenderò atto e sarò ben lungi dal far cambiare idea all'altra persona.

Ma quando l'opinione riguarda noi, e magari è un'opinione che si traduce in un giudizio negativo, e in più ci viene detta da una persona molto vicina, la questione cambia moltissimo.

Frasi come "non sei stato/a capace nemmeno di tenerti un lavoro", "non hai concluso niente nella tua vita", "sei zitello/a perché sei acida e nessuno ti vuole" vengono scambiate per verità quando altro non sono che opinioni.

Così di solito si fanno due cose:

  • prendiamo per vere in assoluto quelle opinioni incassando in silenzio;
  • facciamo di tutto per far cambiare idea all'altra persona sul nostro conto.

Se queste soluzioni ci illudono di tutelare la nostra autostima, dall'altro lato otteniamo l'effetto diametralmente opposto in quanto:

  • crediamo a ciò che l'altra persona ci dice dicendoci che in fondo ha ragione;
  • ne usciamo sconfitti e frustrati se l'altra persona non cambia idea.

Per questo è molto importante iniziare a mettere in discussione le opinioni degli altri trattandole come tali. Questo non vuol dire che anche dietro ad una critica negativa non possano esserci spunti di miglioramento, ma un conto è uno spunto di miglioramento, un altro prendere l'opinione di una persona per oro colato.

Inoltre, non vuol dire che dall'oggi al domani le opinioni degli altri smetteranno di farti rimanere male, ma se impari a rallentare e riconoscere con chiarezza la differenza fra opinioni degli altri e verità sarà più facile scegliere modalità di reagire diverse dal rimanere in silenzio o cercare di convincere l'altra persona a cambiare opinione su di noi.

Così di fronte a un "non hai concluso nulla", possiamo iniziare a rispondere dicendo all'altra persona che si tratta di una sua opinione e che comunque non accettiamo giudizi. Ben vengano le critiche costruttive, ma un giudizio finalizzato a denigrare (che è qualcosa di completamente opposto dallo spronare) abbiamo il pieno diritto di non accettarlo.

Inoltre, possiamo scegliere di non prendere per oro colato quell'opinione e provare a guardare la cosa da più punti di vista: cosa ho fatto di cui mi sento fiero/a? Quando sono stato orgoglioso/a di me? Quale obiettivo vorrei raggiungere per sentirmi più appagato/a o realizzato/a?

Non cadere MAI nella trappola del: "quale obiettivo voglio raggiungere perché gli altri si ricredano?". È sempre un modo di guardare a te stesso/a che ti rende del tutto dipendente dal giudizio degli altri.

Impara a liberarti dalla stretta di questo giudizio.

E per farlo intanto inizia a distinguere i fatti (le verità) dalle personalissime opinioni degli altri.

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Scritto da

Dott.ssa Luisa Fossati

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Bibliografia

  • Marshall B. Rosenberg, Le parole sono finestre (oppure muri): introduzione alla comunicazione nonviolenta, Esserci, 2017
  • Marshall B. Rosenberg, Comunicare con empatia, Esserci, 2011
  • Jean-Philippe Faure e Céline Girardet, Empatia. Al cuore della comunicazione non violenta, Terra Nuova, 2017
  • Jean-Philippe Faure, Senza punizioni né ricompense, Terra Nuova, 2016

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