Chiavi per comunicare efficacemente con i bambini

La comunicazione "profonda" con i figli non è una competenza istintiva che nasce dal fatto di essere genitori. Ha bisogno di empatia, ma anche di apprendimento.

8 SET 2017 · Ultima modifica: 27 APR 2023 · Tempo di lettura: min.
Chiavi per comunicare efficacemente con i bambini

Comunicare con i figli riveste oggi caratteristiche del tutto differenti da qualche anno fa; ora si lascia che i bambini parlino. Ma altrettanto spesso lo spazio della parola è inteso come un'area che permette di intervenire per correggere; uno studio staunitense ha rilevato che in una giornata-tipo l'intervento di critica/disapprovazione sale al numero 400, mentre gli apprezzamenti sono circa (solo) 40.

Perché è importante una buona comunicazione con i bambini?

E questo ha conseguenza sulla autostima dei figli, ma li porta anche a:

  • Tenere per sé le domande
  • Cercare risposta nella propria fantasia e immaginazione
  • Crearsi una superficie liscia e ben educata in un rapporto con i genitori di convenienza a-conflittuale
  • Preferire la comunicazione con i coetanei, soprattutto nella fase dell'adolescenza.

Rimangono così segrete per i genitori le emozioni e le inquietudini dei figli, subordinate alla preoccupazione di questi ultimi di autocontrollarsi.

I SILENZI

Si comunica anche attraverso i silenzi. Essi dipendono molto dalla variabile età. Quale differenza tra la spontaneità di cinque anni che parla spesso delle sue fantasie, e le reticenze dei 12 che per parlare di sé deve essere stimolata, sollecitata, e lo fa spesso con evidente imbarazzo! Questo dipende certamente dal contenuto, che comincia a diventare personale. Non dimentichiamo però che il silenzio dell'adolescenza è anche una forma di comunicazione che rivela:

  • Paura di essere intuìto, messo a nudo
  • Desiderio di conservare la propria parola per sé solo
  • Sperimentare la propria capacità di starsene da solo in presenza di un adulto che viene ritenuto e/o che viene vissuto come impiccione invadente
  • Desiderio di stabilire/sottolineare una distanza; ma anche - al contrario - fusione senza bisogno di parole.

E' importantissimo il silenzio: esso fa parte del linguaggio non verbale. È importantissimo il "silenzio della parola" nel bambino: è la "parola del gioco". Il silenzio è legato l'attività mentale. È un modo di soddisfazione elaborato e differito, fuga da ciò che dispiace e ricerca del piacere.

L'ASCOLTO

Ha una funzione autonoma e specifica, che consiste in aiuto e vicinanza; non è propedeutico ad altro. L'ascolto di un adulto competente (genitore docenti allenatore medico) permette al bambino e ragazzo di:

  • Sentirsi riconosciuto
  • Preso sul serio nei propri slanci verso l'autonomia e nelle proprie richieste non dette di protezione
  • Sperimentare vicinanza e riconoscimento, più che comprensione e risposte. Vicinanza e riconoscimento che sostengono la riflessione e l'elaborazione sul sé dell'adolescente attraverso una relazione significativa con l'adulto.

L'ascolto dunque:

  • Rinforza il senso di identità dell'adolescente
  • Lo conferma nelle sue aspettative
  • Gli permette di conoscere le sue difficoltà
  • Ne sostiene le capacità di auto risposta attraverso il riconoscimento di sé.

Parliamo di un ascolto che si svolge in in una relazione asimmetrica, in cui l'adulto fa l'adulto e condivide senza colludere.

IL DIALOGO

L'altro momento altrettanto importante della comunicazione tra genitori e figli è il dialogo. Esso trova spazio solo se lo riteniamo significativo per il figlio, ma anche per noi. È molto differente dall'ascolto. Mentre il primo si pone in situazione empatica per cogliere sentimenti, messaggi impliciti, intenzioni, il dialogo stimola la capacità di gestire la complessità dei messaggi.

L'adolescente è caratterizzato da un'alta ricettività e messaggi nuovi. Vive in un mondo ricco di messaggi. Ma affinché tutto ciò diventi risorsa e non confusione, egli deve sviluppare un'alta capacità selettiva; occorre che egli sappia decodificare i messaggi, selezionarli, rapportarli il modo significativo alla propria esperienza. La proposta dell'adulto sicuramente contribuisce a completare il suo punto di vista, ad ampliarlo, ad organizzarlo.

LE PAROLE NELLA COMUNICAZIONE

La comunicazione ha bisogno anche di parole. Esse sono differenti nel caso del bambino e nell'adolescente.

Il bambino:

  • Non rimproverarlo se si fa del male involontariamente.
  • Non imporgli troppo autocontrollo sulla pulizia, nel gioco; giocare con lui, ma fargli capire anche l'importanza dello spazio personale del genitore
  • Rispondere ai suoi perché, anche sulla morte, sulla sessualità
  • Lasciargli a disposizioni alcuni attrezzi di casa
  • Non parlare di lui in sua presenza senza coinvolgerlo
  • Non caricarlo troppo, emotivamente, per la scuola
  • Poche regole importanti, che valgano sempre e non a seconda dell'umore
  • Entrare in ragionamenti seri, ma senza caricarlo di ansia e preoccupazione
  • Occorre comunicare con appropriatezza su argomenti impegnativi quale la sessualità (il corpo, la coppia, l'amore); sul dolore che deriva dal fallimento (scolastico), la morte, le amicizie, le inquietudini di una pubertà ormai prossima.
  • Manifestare la disapprovazione senza indebolire il suo IO.

Perché è importante una buona comunicazione con i bambini?

Rendersi conto che giocare col bambino, essere ambedue genitori pronti a giocare col proprio bambino, non è tanto semplice. Per essere un mezzo di comunicazione il gioco deve esser un piacere reciproco, non una costrizione. Deve essere un modo per recuperare il bambino che c'è in noi. Altrimenti il bambino avverte la mancanza di interesse dell'adulto e non si esprime, oppure diventa capriccioso .

Il figlio adolescente

ha bisogno di:

  • Sentirsi valorizzato
  • Guidato
  • Non abbandonato
  • In una vera situazione relazionale
  • di poter dire la sua su di sè
  • dire le difficoltà e chiedere aiuto
  • poter dire la noia

L'adulto

  • E' interessato a quanto il figlio dice/non dice
  • Si mette nei panni senza dimenticare di essere adulto, senza contagio emotivo
  • Accetta fasi di monologo
  • Contiene senza costringere
  • Sa accettare di non essere onnipotente.

LA COMUNICAZIONE E I "NO"

In una vera situazione comunicativa anche i no sono accettati:

  • Superando la tentazione del buonismo
  • I fantasmi di una educazione autoritaria
  • Andando al di là di un rapporto apparentemente idilliaco a vantaggio di è uno reale
  • Superando i sensi di colpa per un'assenza prolungata.

I no rappresentano una comunicazione profonda sui valori di genitori e sul desiderio di trasmetterli; sono frutto di riflessione, non di nervosismo. La certezza di compiere un atto di amore farà superare il disagio di sentirsi genitori cattivi.

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Scritto da

Dott. Carla Maria Brunialti

Bibliografia

  • Joyce, C (2021). Communication with Children. Psych Central. https://www.psychalive.org/communicating-with-children/
  • Young children and communication. Better Help. https://www.betterhealth.vic.gov.au/health/healthyliving/young-children-and-communication 

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