Come prendersi cura di sé per “10 minuti” al giorno

Un esercizio, tratto dal libro di Chiara Gamberale “Per dieci minuti”, si rivela un utile strumento quando si vive un momento d’insoddisfazione, scoraggiamento, stasi, poiché stimola la ment

9 DIC 2015 · Tempo di lettura: min.
Come prendersi cura di sé per  “10 minuti” al giorno

Nel corso della vita si verificano momenti di scontentezza, insoddisfazione, apatia o si attraversano fasi critiche, come un distacco o un abbandono, che suscitano tristezza e sofferenza. Questi stati d'animo quando si protraggono nel tempo possono degenerare in senso d'impotenza ed imprigionare in una situazione di blocco, da cui sembra non poterne venire fuori.

Una strategia di auto-aiuto per uscire dallo stato d'empasse, è descritta nel libro di Chiara Gamberale "Per 10 minuti". La protagonista Chiara è sprofondata in una forma d'angoscia abissale, dovuta alla rottura di una relazione sentimentale durata diciotto anni. Durante il percorso di psicoterapia le viene proposto un particolare esercizio, sotto forma di gioco, da svolgere ogni giorno, per dieci minuti.

In cosa consiste l'esercizio dei 10 minuti?

La prescrizione della terapeuta di Chiara è la seguente: "per un mese a partire da subito, per dieci minuti al giorno, faccia una cosa che non ha mai fatto".

L'esercizio consiste nel fare tutti i giorni, per 10 minuti, qualcosa di diverso dal solito, mai sperimentato. Se l'attività si rivela piacevole si può continuare oltre il limite dei dieci minuti, altrimenti terminato il tempo si interrompe.

Per riempire i 10 minuti, si può trarre spunto da ciò che desideravamo fare da tempo o che desti la nostra curiosità, provare qualcosa che di cui abbiamo sentito parlare o ci hanno consigliato, approfondire un'esperienza in cui ci imbattiamo casualmente. Anche una conversazione, impostata su temi diversi dal solito, costituisce un modo nuovo di rapportarsi alla realtà.

Chiara inizia con il provare uno smalto fucsia, scelta lontana dai suoi gusti, proseguendo con altre esperienze come coltivare per la prima volta una pianta, provare a ricamare pur sapendo di essere poco abile nella manualità e tante altre piccole e grandi attività, affermando: "Mi ha stupefatto scoprire che sono infiniti i modi con cui si possono riempire dieci minuti."

Cosa accade con il gioco dei dieci minuti?

Dopo la prima settimana, Chiara riferisce alla sua terapeuta di sentirsi diversa, anche se non sa definire cosa stia accadendo dentro di lei. In realtà, il gioco ha messo in atto, inconsapevolmente, un meccanismo di reazione rispetto alla situazione di stasi.

Effetti positivi del gioco

1) Distoglie la mente dallo stato problematico

"Ho paura che se con questa storia dei 10 minuti mi distraggo troppo dagli strappi che ho nel cuore…"

Ogni esperienza diversa da quelle ordinarie, permette di sperimentare stimoli nuovi che risvegliano la nostra mente spronandola a produrre nuovi pensieri, riflessioni, associazioni d'idee o provare e riscoprire nuove sensazioni. In questo modo ci si allontana per dieci minuti dallo stato d'insoddisfazione, ma in seguito, gli stimoli registrati dal cervello, riecheggiano, nella mente interferendo con i pensieri negativi. Lo stato di disagio diventa meno intenso, più sfumato, poiché l'attenzione, che prima era focalizzata in toto su questo, diventa fluttuante, iniziando spontaneamente a seguire sollecitazioni diverse.

2) Amplia la visione della realtà e le possibilità di scelta

"Ho la sensazione che ogni giorno trasmetta a quello che viene dopo una specie di possibilità".

Il gioco dei dieci minuti può condurci ad esplorare contesti o esperienze che abbiamo sempre evitato, perché ritenute non adatte a noi in base ad un'idea preconcetta che ci siamo formati in merito. Facendone esperienza diretta, si può scoprire come queste siano, in realtà, diverse da come le immaginavamo, magari anche piacevoli o affini ai nostri interessi. Ed è proprio quello che è avvenuto a Chiara, quando decide di andare al mercatino dell'usato, immaginato un luogo per "radical chic", scopre con sorpresa di trovarsi tra persone simili a lei, alcune delle quali anche conosciute.

Acquisendo familiarità con il gioco, ci si accorge che alcune attività possono entrare a far parte del proprio repertorio d'interessi, altre saranno rimandate ad un altro momento, altre ancora, reputate poco adatte, non saranno ripetute ma apporteranno comunque un arricchimento, poiché ogni esperienza, per quanto banale, lascia sempre qualcosa.

3) Permette di rivalutare se stessi e quello che ci circonda

"Mi ha stupefatto di più scoprire quello che c'era già".

Spesso non ci soffermiamo ad osservare quello che esiste intorno a noi perché lo diamo per scontato ed, ovviamente, questo ci rimanda, sempre le medesime sensazioni. Ciò vale anche nei confronti di noi stessi, poiché tendiamo a valutarci in base a quelle attività che svolgiamo abitualmente, Chiara osserva "mi ha stupefatto di più scoprire quello che c'era già", riferendosi all'apprezzamento degli amici, alla cortesia degli sconosciuti, alla personalità della madre, agli aspetti dei luoghi frequentati distrattamente per anni e, soprattutto, alle "cose che non credevo di avere dentro", ovvero i propri talenti e capacità.

Rapportarsi con le situazioni consuete da un'altra prospettiva, induce a coglierne nuovi aspetti: come se il proprio contesto di vita, vissuto in bianco e nero, si tingesse di nuovi colori di cui è possibile coglierne le sfumature. Allo stesso modo, approcciarsi alle persone con un maggiore vicinanza emotiva, può mettere in luce qualche loro aspetto impensato o unico. Ciò implica un maggiore coinvolgimento e partecipazione verso ciò che ci circonda, incrementando il senso di appartenenza e di riconoscibilità sociale.

Similmente, cimentarsi in nuove attività, consente di scoprire capacità, interessi e aspetti positivi di sé, sconosciuti o ignorati, generando un piacevole senso d'appagamento, che alimenta la propria autostima.

4) Attenua le convinzioni limitanti

"Ognuno vive nel suo palazzo e crede che sia l'unico possibile".

Ciascuno di noi tende a vivere nel proprio mondo di certezze, come fosse un perimetro, più o meno grande, ma sempre delimitato dai lati, che, pur limitando la libertà, garantisce senso di protezione. Per Chiara il perimetro si chiama Egoland, rappresentato come un paese "in cui ognuno vive nel suo palazzo e crede che sia l'unico possibile e immaginabile". Con il gioco dei dieci minuti si accorge che "fuori del proprio palazzo succedono tante cose", di cui non conosceva l'esistenza.

Il perimetro, "Egoland", è il mondo dei condizionamenti e dei doveri, in cui vengono plasmati quegli schemi mentali e di comportamento che ripetiamo automaticamente, anche quando si rivelano improduttivi o controproducenti.

Fuori dal perimetro, da Egoland, "esiste il mondo con le sue infinite possibilità" ed entrarci significa scoprire la presenza di stili di vita e atteggiamenti diversi, mostrandoci come il nostro sistema di convinzioni non sia l'unico valido. Confrontarsi con il diverso da noi, permette di comprendere che esistono modi più funzionali di pensare ed altre possibilità di scelta, riguardo a come gestire le varie situazioni della vita, stimolando la nostra capacità di problem solving.

5) Consente di affrontare paure e insicurezze

"E' come se accendessero una qualche corrente questi dieci minuti".

Sotto forma di gioco, è possibile intraprendere esperienze che altrimenti non penseremo mai di fare ed affrontare certi timori che condizionano la vita, stupendoci di noi stessi per esserci riusciti senza sforzo. Ad esempio, Chiara familiarizza con il quartiere, dove vive da due anni, ma che fino a quel momento percepiva estraneo e ostile, percorrendolo come un lungo corridoio buio, velocemente e senza soffermarsi su luoghi e persone. Con il gioco dei dieci minuti, entra in contatto con il proprio contesto, osservando cosa la circonda e relazionandosi con le persone. Così il quartiere non è più quel viale buio e ostile, ma è illuminato da punti di riferimento, luoghi e abitanti, che, gradualmente, diventano familiari e trasmettono serenità e senso sicurezza.

Attenzione all'autosabotaggio

E' facile cadere nella tentazione di saltare la prescrizione giornaliera dei dieci minuti, giustificandosi con pensieri tipo "non ho tempo", "non ho voglia", "non mi viene in mente niente", "sono troppo triste per fare qualcosa".

Un percorso di cambiamento non è mai facile, si desidera cambiare ma nello stesso tempo si ha paura di accogliere nuovo, poiché la propria condizione per quanto insoddisfacente è familiare e ci fa sentire al sicuro.

Cambiare presuppone mettersi in gioco, sperimentarsi in nuove modalità comportamentali, affrontare situazioni sconosciute. Ma, cambiare significa anche scoprire aspetti positivi di sé, allargare le proprie relazioni sociali, cogliere nuove opportunità. Come sostiene la terapeuta di Chiara "cambiare è vitale!"

Dott.ssa Cristina Mencacci – Psicologo Perugia

Come prendersi cura di sé per  “10 minuti” al giorno

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Scritto da

Dott.ssa Cristina Mencacci - Psicologa - formata in Terapie Brevi

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