Come fai? – Come lavorare ogni giorno con le persone

Nel sostenere l'esperienza di adolescenti e giovani adulti, promuoverne l'autonomia e la capapcità di scelta rappresenta fondamentale, essendo questi i compiti evolutivi dell'adolescenza. Non sempre, tuttavia, l'ingresso nell'età adulta è privo di difficoltà. Cosa fare?

23 NOV 2022 · Tempo di lettura: min.
Come fai? – Come lavorare ogni giorno con le persone

Qualche giorno, fa quasi sulla porta, una giovane paziente mi ha chiesto "Come fai?". Si riferiva a trovarsi a contatto con "tali matti", come si è autoironicamente definita.

E' stata una domanda che ho portato con me nei giorni successivi, permettendomi di soffermarmi a riflettere, vicina alla specializzazione in psicoterapia, come si lavora quotidianamente con le persone, le loro storie e, spesso, i loro dolori, e come faccio io, oggi.

In questo articolo voglio, quindi, iniziare a parlarti di come si fa, quali percorsi per diventare psicologi psicoterapeuti e la mia esperienza in questo viaggio.

Partiamo dall'università: ad oggi esistono molti corsi di laurea (divisi in Laurea, 3 anni, e Laurea magistrale, 2 anni); al termine dei 5 anni si ottiene la Laurea in Psicologia, a prescindere dallo specifico corso di laurea frequentato.

Ti racconto una cosa che a distanza di anni mi fa ancora sorridere: durante l'ultimo anno di liceo, ero una delle poche nella mia classe che aveva abbastanza chiaro cosa volesse fare all'università, biologia. Ero orientata alla ricerca e già immaginavo un futuro di laboratori a studiare la biologia molecolare. Eppure, l'unica materia in cui avevo un voto mediocre…era scienze!!!

Dopo tanti anni penso ancora che "questa fotografia" racconta molto della me adolescente, e non solo! Certamente anche il mio interesse per l'approccio scientifico allo studio della vita, per la salute ed il corpo.

Dopo il diploma mi sono effettivamente iscritta a biologia. Nonostante un brillante percorso liceale rispetto alla matematica, l'esame di Analisi1 mi dava grande filo da torcere, e, forse, anche lì avrei dovuto ascoltare e osservare, annusare quantomeno, quello che mi stava accadendo.

Ricordo ancora un momento prima delle vacanze natalizie, una sera, in cucina, quando con un senso di esasperazione dalla sensazione di leggere un libro in una lingua sconosciuta e di cui non capivo nulla, ho chiuso chimica e mi sono detta "Basta."

Prima della prima sessione di esami mi sono fermata e ho capito che avevo bisogno di rivedere la scelta fatta. Certo, non è stato facile: la sofferenza che fanno provare i dubbi dell'adolescenza potrebbe riempire libri ed enciclopedie. Con grande, grandissima difficoltà, mi sono permessa (o forse dovrei più onestamente dire: mi sono obbligata) di essere lontana anni luce dalla mia zona di comfort. Le sicurezze della scuola superiore, i compagni, gli orari e, perchè no, anche i compiti da fare, mi lasciavano molto tempo libero, che non era impegnato, come le mie amiche, in lezioni, esoneri e le novità universitarie. Questa situazione mi ha creato un forte senso di conflitto: sentivo di voler fare, ma anche di dover fare, eppure non sapevo bene dove andare. Risultato: senso di colpa.

Poi, piano piano, ho lasciato ai miei dubbi e alle mie incertezze lo spazio che fino a un paio di mesi prima avevano i libri di citologia, analisi e chimica inorganica e, con il tempo, ho capito che, forse, psicologia non era una "cosa da matti".

Quel periodo mi ha messo a confronto, in alcuni momenti in modo incomprensibile, in altri confusivo, in altri paradossale, con quanto può essere difficile scegliere. Quanto è difficile scegliere, soprattutto quando la scelta che ci apprestiamo a fare sembra implicare il posizionarsi nel mondo in un modo e con un ritmo che dovrà essere quello per sempre, definendo oltre che la nostra scelta, noi stessi.

Ho imparato, però, che creare uno spazio, anche piccolissimo, in cui sperimentare e sperimentarsi, può aprire scenari inimmaginati; lasciare che quello che siamo accada, senza cercare di distorcerlo, ci permette di ascoltarci in modo autentico, facendo diventare davvero le nostre emozioni come segnali che ci aiutano a muoverci (o, quando serve, a fermarci!).

E quindi ecco: dopo molte emozioni diverse, qualche peripezia burocratica e molta incredulità, ma soprattutto, non da sola, l'anno successivo mi sono iscritta alla facoltà di Psicologia dell'Università di Roma La Sapienza. Nel 2016 mi sono laureata con lode in Psicologia Dinamico-Clinica per l'infanzia, l'adolescenza e la famiglia, con una tesi sperimentale sulle relazioni genitore-figlio in situazioni di depressione genitoriale.

Ti sei mai trovat* in una situazione in cui non sapevi dove andare o come muoverti? Cosa hai fatto?

Raccontamelo con un commento o un messaggio!

Ti aspetto,

Dott.ssa Barbara Andolina

Bibliografia

Greenberg, Paivio "Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata", Sovera Editore, 2000.

Lancini, Cirillo, Zanella "L'adolescente" Raffaello Cortina Editore, 2020

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Scritto da

Dott.ssa Barbara Andolina

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