Che cosa succede fra i 18 e i 25 anni?
Le crisi di crescita e i momenti di avvilimento dei giovani fra i 18 e i 20 anni nei confronti dei genitori dal considerarsi delle occasioni per passare dalla adolescenza all'età adulta
Fra i 18 e i 25 anni: il comune problema del passaggio
Nell'età compresa fra i 18 e i 25 anni ci si trova con un piede sul gradino dell'adolescenza e con l'altro sul gradino del mondo adulto. Fuor di metafora, è in questa età che, poggiati sulla scuola appena finita, si progetta il futuro o con ulteriori studi o scegliendo un lavoro. In gioco ci sono aspirazioni e desiderii che vengono condivise in famiglia e, a volte, diventano oggetto di discussione.
Da bambini ed adolescenti e consigli - o dovrei dire, le pressioni? - dei genitori sono importantissimi e fortissimi. I ragazzi, che sono stati bambini poco tempo prima, sentono ogni parola dei genitori come se fosse 'verbo' ineludibile.
Si aggiunga a questo la dipendenza economica che rende il"consiglio" dei genitori una sorta di minaccia: "se fai come dico io, ti sostengo; se fai come vuoi tu, non so……". Il tutto condito con ricatti morali più o meno evidenti che vanno dai più positivi "non puoi deludere le nostre aspettative", ai più colpevolizzanti "tu non pensi a noi", "se fai così, ci dai un dolore".
I ragazzi, invece, desiderano che i genitori capiscano i loro desideri, vedano i loro talenti e li sostengano generosamente nelle loro aspirazioni. In altre parole i giovani cercano, spesso inconsciamente, la benedizione dei loro genitori. Hanno desideri e aspirazioni propri, ma hanno bisogno dell'approvazione.
Quando le aspirazioni dei figli sono in contrasto con le aspettative dei genitori, i figli si sentono di fronte ad una scelta e, qualche volta, entrano in crisi.
La parola "crisi" è qui usata nel suo significato di momento in cui gli elementi della situazione precedente - l'infanzia e l'adolescenza - si sono scombinati e devono trovare una nuova configurazione: quella adulta.
Gli anni fra i 18 e i 25 sono anni di cambiamento profondo dove è illusorio pensare che la generazione precedente abbracci in tutte per tutto desideri e aspirazioni di quella successiva. Rinunciare, da parte dei ragazzi, a compiacere i genitori può essere considerato un rito di passaggio. Un rito di passaggio perché comporta un rischio, richiede la capacità di sostenere il dolore e quella di affrontare la paura. Il dolore è quello del distacco e della solitudine di fronte alla scelta, la paura è quella di scoprirsi incapaci, il rischio è quello della responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni.
Un passaggio benefico e inevitabile per l'accesso alla libertà.
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