Basterà uscire di nuovo per lasciarsi alle spalle il covid-19?

A distanza di quasi un mese dal cosiddetto "lockdown" mi sento di condividere la mia persoanle visione del periodo che abbiamo vissuto e stiamo continuando ad affrontare giorno per giorno.

11 APR 2020 · Tempo di lettura: min.
Basterà uscire di nuovo per lasciarsi alle spalle il covid-19?

A distanza di quasi un mese dal cosiddetto "lockdown", mi sento di condividere la mia personale visione del periodo che abbiamo vissuto e stiamo continuando ad affrontare giorno per giorno.

La prescrizione di stare a casa è necessaria per debellare questa problematica, ma ha un impatto psicologico da non sottovalutare.

Innanzitutto consideriamo la reazione di incredulità e shock nel momento in cui abbiamo ricevuto la notizia che limitava la nostra libertà individuale e sociale, è accaduto qualcosa che non immaginavamo, abbiamo messo la vita in "stand by", abbiamo interrotto improvvisamente i progetti che ogni giorno portavamo avanti con cura e il nostro cervello ha dovuto assimilare troppe informazioni e troppo in fretta, questi sono i presupposti perché un evento diventi traumatico.

Tuttavia la vita sta scorrendo lo stesso, in un modo che sembra estremamente lento.

In questo momento la quantità e la varietà di pensieri ed emozioni che sperimentiamo è destabilizzante, c'è la paura per qualche familiare lontano, o vicino ma a cui non si può offrire neanche un abbraccio, c'è la rabbia per tutto ciò che si sarebbe dovuto verificare, per eventi preparati con fatica da tempo e sognati da ancora più tempo, c'è la rabbia per il senso di ingiustizia, perché la vita non sta andando come avevamo progettato, c'è l'angoscia di non riuscire a far quadrare i conti, di non riuscire a provvedere ai bisogni della propria famiglia, c'è un forte senso di colpa, perché siamo nello sconforto, sentiamo di persone che stanno rischiando la vita per gli altri, sentiamo di persone che muoiono ma, tuttavia, facciamo fatica a sentirci fortunati per il solo fatto di stare bene in salute...in realtà non ci sentiamo così bene, a volte non sappiamo perchè, e quindi non riusciamo nemmeno a spiegarlo. I nostri progetti sono sempre potenziali, e il fatto che molto spesso si verifichino ci dà l'illusione di avere controllo, eventi come questo ci costringono a tollerare la frustrazione di accettare che esiste una grande differenza tra l'ideale di vita e la vita reale.

Oggi sappiamo quante persone hanno sofferto, ma mi domando, quanti soffriranno nel prossimo periodo per gli effetti di questa pandemia? eventi come questi hanno sempre ripercussioni a lungo termine; ad esempio basta pensare che parte dei problemi alimentari nel nostro paese hanno avuto origine dalla seconda guerra mondiale e si sono propagati fino ai giorni nostri. Chi ha sofferto la fame durante la guerra l'ha portata con sé generando un effetto a catena e creando un rapporto sbagliato con il cibo in seguito alla sua privazione; successivamente, anche a guerra finita la sua attenzione è rimasta focalizzata sul cibo e sul timore della sua assenza. La mancanza ha quindi creato un comportamento di accumulo che si è mantenuto anche quando questa mancanza non c'era più, questo fa il trauma, ci fa mettere in atto comportamenti fuori contesto.

Ritornando alla situazione attuale, non si può non notare che la limitazione della libertà in favore della sicurezza sia un meccanismo che viene messo costantemente in atto da chi soffre d'ansia; la chiave del problema è la parola "costantemente", poiché indica rigidità e la tendenza a voler azzerare i rischi quando azzerare i rischi non è sempre possibile, anzi quasi mai.

Questa tendenza a disinfettare tutto, e ad avere le mani segnate dai continui lavaggi, riusciremo a lasciarla andare quando non sarà più necessaria?

La risposta è che non sarà facile, ma bisognerà invertire la rotta verso una maggiore libertà e di conseguenza una minore sicurezza.

Ne usciremo?

Io credo di si, ma la cosa importante sarà uscirne bene, mettendo ordine nella nostra confusione interna, mettendo in luce quegli aspetti di noi che sono venuti fuori e ci fanno così paura, perché non si può affrontare qualcosa che ci si rifiuta di conoscere e sopratutto perchè meritiamo di ricominciare a vivere appieno.

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Scritto da

Dott.ssa Graziella Pisano

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, esperta in disturbi dello spettro autistico e in neuropsicologia. È laureata con lode presso l'Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli e specializzata con lode presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC). Esercita presso il mio studio a Frattamaggiore (NA).

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