Autostima e adolescenza durante l’epoca dei social network

Se per gli adulti può essere complicato fare un uso corretto delle reti sociali, cosa succede agli adolescenti?

30 APR 2019 · Tempo di lettura: min.
Autostima e adolescenza durante l’epoca dei social network

«Il grande problema della scuola oggi è insegnare ai giovani a filtrare le informazioni di Internet, cosa di cui non sono però capaci neppure i professori, perché sono neofiti in questo campo», Umberto Eco.

Non tutti siamo nati nell’era di internet eppure, proprio come i cosiddetti “nativi digitali”, possiamo trascorrere ore e ore davanti al pc o connessi attraverso lo smartphone. Fra le applicazioni più utilizzate troviamo quelle dei social network. Quasi senza rendercene conto abbiamo sviluppato una sorta di dipendenza dalle reti sociali e, ogni volta che ci annoiamo, le nostre mani prendono istintivamente il cellulare per controllare cosa succede tra i nostri contatti.

Se per gli adulti può essere complicato fare un uso corretto delle reti sociali, cosa succede invece agli adolescenti? Può minare (ancor di più) la loro autostima? Questa fascia d’età già porta con sé un gran numero di cambiamenti a livello fisico e psicologico. Non è raro sentirsi strani, inadeguati e senza identità, ancor di più per le ragazze a causa di tutte le pressioni sociali di cui sono vittime.

A questa età, già di per sé complessa, si aggiungono tutta una serie di stimoli esterni che prima non erano presenti, quelli delle reti sociali.

Ovviamente i social network non vanno demonizzati ma, invece, usati coscientemente. Il problema è che non sempre gli adolescenti (né gli adulti) sono in grado di usarli in maniera consapevole. Se fino a qualche anno fa l’autostima dipendeva principalmente dall’opinione dei nostri genitori e dal gruppo di amici, adesso la ricerca di un’identità propria si fa ancora più difficile se i punti di riferimento sono centinaia e virtuali. Le reti sociali sono una vasta distesa di opinioni, commenti, foto in cui si cerca di mostrare solo il meglio di sé, dando una versione piuttosto edulcorata della vita. Non sono rari nemmeno i casi di bullismo virtuale, il cosiddetto “cyberbullismo”: un semplice mezzo di comunicazione si può trasformare in uno strumento per attaccare l’altro, il tutto pubblicamente.

I commenti negativi, i modelli fisici irraggiungibili e la necessità di raccogliere sempre più follower/amici/fan, non fanno un grande favore all’autostima fragile degli adolescenti. In questo caso, sono i genitori a dover educare a un uso cosciente delle reti sociali, anche se non sempre la comunicazione con gli adolescenti è fluida e priva di conflitti.

Per questo è indispensabile individuare gli eventuali segnali che possono mostrare una forte perdita dell’autostima da parte dei propri figli e, nel caso, correre ai ripari il prima possibile.

Innanzitutto, come genitore, non sottovalutare i segnali per addossarli a una “semplice” crisi adolescenziale. Insicurezza, problemi a livello fisico, preoccupazione costante per quello che diranno gli altri o dipendenza dallo smartphone, sono solo alcuni dei campanelli d’allarme che possono indicare che vostro figlio sta soffrendo a causa di un’autostima troppo bassa. Anche l’isolamento sociale o la tendenza a non voler andare a scuola possono essere sintomi non solo di una scarsa fiducia in sé stessi ma anche di eventuali casi di bullismo.

Cosa possono fare i genitori in questo caso?

Per prima cosa, non evitate di parlare con vostro figlio. Nonostante possa risultare difficile, cercare di mantenere una comunicazione aperta e un ambiente di fiducia può aiutarvi ad affrontare i problemi il prima possibile. In ogni caso, se l’autostima è compromessa, un aiuto essenziale potrebbe venire da uno psicologo. Il supporto che un professionista può dare in questa fase della vita, infatti, può essere fondamentale per ridurre il rischio di avere carenze o disturbi psicologici nell’età adulta.

Questo articolo è stato scritto prendendo in considerazione l'esperienza clinica ed elaborando una libera interpretazione sull'argomento in questione.

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Scritto da

Dott. Matteo Agostini

Sono il Dott. Matteo Agostini, laureato in Scienze Psicologiche Applicate e con Laurea Magistrale in Psicologia Clinica. Ho acquisito competenze nell’ambito della psicologia clinica, della neuropsicologia clinica, e della psico-sessuologia. Sono Tutor per bambini e ragazzi con ADHD/DSA presso il CCNP San Paolo di Roma e consulente sessuale e nutrizionale.

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