Attacchi di Panico: segnale o problema?

Avete mai provato a pensare all'attacco di panico non come disturbo, ma come segnale? Cosa vogliono dirci questi episodi apparentemente improvvisi? Scopri qual' è il loro messaggio...

18 SET 2015 · Tempo di lettura: min.
Attacchi di Panico: segnale o problema?

Quanti di voi che ne soffrite sono andati a digitare su google le parole "attacchi di panico" o a cercare il disturbo sull'enciclopedia medica? Sicuramente molti.

E quanti di voi hanno scoperto qualcosa che già non sapessero o che vi abbia aiutati a capirne la reale causa o il rimedio efficace? Probabilmente pochi.

Digitando le famose due parole su google infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, si aprono articoli in cui vengono stilati infiniti elenchi di sintomi fisiologici, di patologie statisticamente correlate e criteri temporali che stabiliscono se si possa parlare di "disturbo da attacchi di panico" o semplicemente di una serie di episodi.

Rimando dunque ad altri articoli le descrizioni di cui sopra, considerando che quanti di voi hanno avuto almeno un episodio di attacco di panico conoscono benissimo tutte queste cose per il semplice fatto che le hanno provate sulla propria pelle.

Ma quanto tutta questa serie di descrizioni vi aiuta veramente?

Fare una diagnosi è semplicemente riconoscere sotto un'etichetta specifica un insieme di sintomi ma, soprattutto in psicologia, ci dice poco sull'eziologia del problema; molto spesso si corre infatti il rischio di confondere la diagnosi con l'origine del problema: ci si può sentir dire "Lei soffre di improvvisi attacchi di paura, tachicardia, sudorazione e quant'altro perché ha un disturbo da attacchi di panico", il che equivale a dire "Lei soffre di un disturbo da attacchi di panico perché ha un disturbo da attacchi di panico"!

Piuttosto tautologico giusto?

Bisogna dunque interrogarsi su cosa sia veramente un attacco di panico e come mai molti di voi ne soffrano.

L'attacco di panico non è una causa, bensì una conseguenza. Diversamente da quanto siamo portati a credere, soprattutto per l'importanza dei sintomi che caratterizzano l'attacco di panico, in realtà non è quest'evento in se stesso il vero problema, il disturbo, ma ciò che sta alla base della sua insorgenza, ciò che lo provoca. Molto spesso mi sono ritrovata a proporre quest'esempio: pensate all'attacco di panico come ad un allarme anti-incendio o come l'allarme di una macchina: questo suona per avvertirci che da qualche parte nell'ambiente in cui siamo sono divampate delle fiamme oppure qualcuno sta cercando di rubare la nostra auto. La reazione più sana al suonare di questi allarmi sarebbe quella di andare a verificare dove sono divampate le fiamme e fare di tutto per spegnerle, da soli o chiamando aiuto, oppure nel caso dell'auto quella di affacciarsi in strada e controllare chi o cosa ha fatto scattare l'allarme. Eppure molto spesso finiamo per preoccuparci maggiormente dello spegnere l'allarme, infastiditi da quel suo suonare incessante e acuto. Il problema non è più il "perché sta suonando l'allarme", ma l'allarme in sé.

Questo è quello che succede di solito con gli attacchi di panico: quasi tutte le persone che si rivolgono al nostro studio per questi episodi arrivano proprio con la richiesta impellente di essere aiutati a "spegnere l'allarme" a qualunque costo, con farmaci, tecniche di rilassamento e

quant'altro, ignorando il fatto che allo spegnersi dell'allarme non corrisponde lo spegnersi di ciò che lo ha fatto scattare.

Dunque, cosa fa scattare l'allarme in noi?

La nostra mente e il nostro corpo, nonostante siano stati per lungo tempo considerati separatamente, sono in realtà un tutt'uno: ciò che riguarda il corpo riguarda anche la mente e viceversa.

Ci è utile dunque andare a cercare nell'universo della psiche le cause che scatenano tutti quei sintomi prettamente fisici che caratterizzano l'attacco di panico.

La causa più frequente alla base degli attacchi di panico è l'incapacità di riconoscere e di esprimere le proprie emozioni e i propri vissuti, incapacità che si struttura e si stabilizza nell'arco della vita: molto spesso coloro che si trovano in questa condizione sono cresciuti in ambienti familiari in cui lo spazio per l'espressione del proprio stato d'animo era fortemente limitato, se non inesistente, o dove alcune emozioni non erano tollerate e dunque represse, coperte da maschere. Nel tempo, l'impossibilità di esprimere i propri contenuti emotivi porta progressivamente a sviluppare un'incapacità ad esprimerli e un senso di colpa derivante anche solo dal provarli, fino ad arrivare all'incapacità di riconoscerli dentro se stessi.

Nel momento in cui si presenta un evento stressante per l'individuo, l'emozione e il vissuto che scaturiscono in risposta a quest'evento non vengono riconosciuti da colui che le prova e non hanno dunque la possibilità di esprimersi in maniera sana. Restano incistati e scissi dalla componente fisiologica dell'emozione: ciò significa che riuscirà ad emergere all'esterno solo la manifestazione fisica dell'emozione che proviamo e non capiremo a quale sentimento corrisponde, per quale motivo si sta verificando proprio in quel momento, cosa può significare. Molto spesso sono dunque i correlati fisiologici delle emozioni, scissi da queste e dunque non compresi nel loro significato, a tramutarsi in attacchi di panico.

Ancora non solo il mancato riconoscimento ma anche la negazione di alcune emozioni riferite ad eventi traumatici può portare all'insorgenza di attacchi di panico.

Cosa fare dunque?

Per riuscire a decifrare il messaggio criptato che l'attacco di panico sta cercando di farci arrivare bisogna dunque cercare di capire qual è l'emozione sottostante, quale vissuto immediatamente precedente lo ha scatenato e quale evento a sua volta è correlato a tale vissuto. Occorre liberare la componente emotiva misconosciuta.

Fare questo da soli non è facile proprio perché queste componenti emotive sono spesso relegate nell'inconscio, che utilizza linguaggi simbolici di difficile traduzione per i non addetti ai lavori.

Il sostegno di uno psicologo-psicoterapeuta è dunque fondamentale

Oltre alle terapie verbali classiche di tipo psicodinamico, un'altra terapia particolarmente adatta a questo scopo è lo psicodramma: questo è una forma di psicoterapia di gruppo che si basa non sulla mera espressione verbale ma sulla messa in scena dei propri contenuti, attraverso l'utilizzo di tecniche teatrali. Attraverso lo psicodramma si possono mettere in scena alcuni eventi della propria vita e mediante il coinvolgimento del corpo, che detiene la

memoria delle emozioni, dare forma ai propri vissuti emotivi e prenderne consapevolezza. Il gruppo funzionerà allo stesso tempo come cassa di risonanza e come sostegno per il protagonista, accompagnandolo insieme al terapeuta verso la graduale risoluzione del problema.


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Scritto da

Studio Psicologia Attiva

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