Attacchi di panico: cosa fare e non fare

Chi soffre di attacchi di panico, per paura di avere nuove crisi, tende a mettere in atto comportamenti che alimentano il problema anziché risolverlo, mentre la paura del panico può essere a

26 NOV 2015 · Tempo di lettura: min.
Attacchi di panico: cosa fare e non fare

L'attacco di panico consiste in un'esperienza improvvisa e destabilizzante, in cui si sperimenta un'intensa paura, associata a reazioni fisiche ed emotive.

Quando la persona ha subito un primo attacco di panico, la preoccupazione prevalente è l'insorgenza di nuovi episodi e ciò innesca lo sviluppo di una forma insidiosa di paura "la paura della paura".

"La paura è la cosa di cui ho più paura". (Michel de Montaigne)

Come reazione, vengono attivati alcuni meccanismi protettivi, volti a prevenire e difendersi dalle crisi di panico che, però, si rivelano inefficaci ed aggravano il problema. A lungo andare, queste abitudini difensive limitano la libertà d'azione e la persona si ritrova a vivere entro vincoli sempre più ristretti.

Tre tentativi controproducenti per proteggersi dal panico

1. Controllo dei sintomi

"Per chi ha paura, tutto fruscia". (Sofocle)

Chi soffre di attacchi di panico, quando si accinge ad approcciarsi a contesti/luoghi ritenuti pericolosi, tende a monitorare le proprie sensazioni fisiche, credendo di poter prevenire o controllare il verificarsi della crisi.

Il monitoraggio dei parametri fisiologici, come i segnali di mancanza d'aria o l'accelerazione del battito cardiaco, produce l'effetto di amplificarli, poiché provoca una maggiore percezione degli stessi. Ciò fornisce alla mente la conferma della presenza di un pericolo e, la mente, a sua volta, sollecita il corpo verso le reazioni tipiche del panico.

2. Evitamento

"La vita si restringe o si espande in proporzione al nostro coraggio".

(Anais Nin)

L'evitamento è una strategia per cui si evitano quelle situazioni considerate a rischio per l'insorgenza delle crisi di panico. L'evitamento permette di moderare l'ansia nel breve periodo, ma alimenta il problema, poiché fornisce la conferma che quelle situazioni siano realmente pericolose e per questo diventeranno sempre più difficili da affrontare.

Inoltre, l'evitamento tende ad estendersi ad un numero sempre maggiore di contesti, fino ad investire anche attività più neutrali. Prima, coinvolge situazioni direttamente associate all'esperienza del panico, poi la mente opera mediante "un'associazione per somiglianza", portando ad evitare anche contesti che abbiano delle similarità con quelli primari. Ad esempio, se si teme la metropolitana, quale spazio stretto e chiuso, prima si eviteranno le metropolitane, poi gli autobus, infine il disagio si amplierà fino ad includere luoghi più grandi ed areati, come negozi e supermercati.

3. Richiesta d'aiuto

"Spesso la paura di un male ci conduce a uno peggiore". (Nicolas Boileau)

La persona che soffre di attacchi di panico, è portata a chiedere aiuto a qualcuno, che possa sostenerla ad affrontare le situazioni temute intervenendo in caso d'emergenza. In realtà, la richiesta d'aiuto rassicura solo per un breve periodo, poiché a lungo andare dimostra la propria incapacità ad affrontare quelle specifiche situazioni cui si associa la rassegnazione ad essere dipendente dagli altri. Ciò compromette la fiducia nelle proprie capacità, ripercuotendosi nell'autostima e nel senso di autonomia.

La richiesta d'aiuto s'insinua gradualmente nella vita della persona, fino a quando si accorge di non poterne più farne a meno, trovandosi a cercare sostegno anche per questioni banali. Nello stesso tempo, chi chiede aiuto si rende conto di come coloro cui si rivolge, diventino insofferenti verso le sue continue richieste. Di conseguenza possono svilupparsi altri timori, come sentirsi inopportuni, poco compresi, svalutati nella propria sofferenza, fino alla paura di essere abbandonati.

Questi tre meccanismi difensivi, rafforzano la paura e il senso di incapacità di gestire la situazione, percepita sempre come più minacciosa. Quando si protraggono nel tempo creano delle abitudini rassicuranti che, giorno dopo giorno, rendono prigionieri in una trappola creata dalla propria mente.

Come superare il panico

Superare il panico richiede di non entrare nei circoli viziosi descritti ed affrontare le situazioni temute in prima persona, concentrando l'attenzione al di fuori di se stessi.

"Una delle più grandi scoperte che un uomo può fare, è scoprire che può fare ciò che aveva paura di non poter fare". (Henry Ford)

Alcuni suggerimenti

Nell'accingersi a sostenere l'impatto con i contesti temuti si possono mettere in atto alcune strategie.

1. Spostamento dell'attenzione: spostare l'attenzione dalle proprie sensazioni e rivolgerla alla realtà circostante, mitiga lo stato d'ansia e la percezione di pericolo incombente. Ci si può concentrare su un elemento particolare del contesto ed analizzalo nei minimi dettagli. Tornando all'esempio della metropolitana, si possono osservare i passeggeri, cosa fanno, le espressioni dei loro volti, oppure guadare un cartellone pubblicitario, leggendolo attentamente e rilevando il tipo di scritte e di colori.

2. Respirazione profonda: fare alcuni respiri lenti e profondi, tenendo la mano appoggiata sull'addome, ascoltandolo nel suo movimento, mentre si alza e si abbassa. Si può immaginare, ad esempio, un pendolo e cercare di respirare allo stesso ritmo.

3. Infine, quando si sente l'innalzamento del livello di ansia e di paura si può ripetere mentalmente una poesia o una filastrocca. Questa strategia ha la funzione di "distrattore" ed interferisce con le sensazioni provenienti dal corpo, costringendo la mente ad impegnarsi sul ricordo e sulla formulazione di parole e frasi.

Quando si soffre di attacchi di panico, è importante intervenire tempestivamente, poiché le crisi tendono a peggiorare in intensità e frequenza e può subentrare il "disturbo di panico"e/o lo sviluppo di fobie.

"Tutto ciò che vuoi è dall'altra parte della paura". (Jack Canfield)

Dott.ssa Cristina Mencacci

Psicologo - Perugia

Attacchi di panico: cosa fare e non fare

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Scritto da

Dott.ssa Cristina Mencacci - Psicologa - formata in Terapie Brevi

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