Ansia: comprenderla meglio con 5 domande

Come capire meglio l'ansia con 5 domande

2 MAG 2019 · Tempo di lettura: min.
Ansia: comprenderla meglio con 5 domande

L’ansia sembra racchiudere in sé una specie di coltre di fumo oscura. A volte sembra essere un qualcosa che arriva dall’alto, che si impossessa di noi e che ci rende completamente impotenti, succubi, confusi.

Una specie di malattia come la febbre, qualcosa che quando arriva non siamo più in grado di far andar via, finché non fa il suo corso. L’ansia ci attanaglia la gola, ci fa esplodere la testa, i battiti cardiaci sono accelerati, non riusciamo più a pensare logicamente, i pensieri si affrettano e sembrano andare verso catastrofizzazioni assolute. Bisogna soltanto aspettare che passi.

Ebbene, come gestire l'ansia?

Iniziamo subito col dire che l’ansia non esiste, come entità in Sé. L’ansia è un nome, dunque una nominalizzazione. Ciò che importa davvero è il processo.

La domanda che ci dobbiamo fare non è: perché ho l’ansia? Ma piuttosto: qual è il processo per cui io mi sto facendo venire l’ansia? Ciò che esiste è lo "stimolo x" e l’impatto che ha sulla persona. Per entrare dentro l’ansia e capire cosa succede bisogna innanzitutto ragionare in questo modo: l’ansia come entità non esiste.

Cosa succede se di fronte ad un determinato "evento x" mi viene l’ansia? Per fare questo, ossia per entrare debtri l'ansia, bisogna iniziare a pensare in termini concreti. Se c’è uno stato di ansia è perché siamo incapaci di reagire ad un evento in termini di risposta al nostro bisogno.

Le domande che dobbiamo farci sono le seguenti.

  • 1) Sento di essere in ansia in relazione a quale evento?

Qual è il motivo della mia ansia? Sono sicura che c’è, anche se sembra non esserci nel momento presente. Se ci fermiamo un momento con noi stessi, se chiudiamo gli occhi e li apriamo sul mondo interiore, se facciamo un bel respiro e pensiamo a noi, a ciò che stiamo vivendo nel momento presente e a quel che sta succedendo, sono sicura che troveremo l’evento o la serie di eventi ai quali noi stiamo reagendo con passività o incapacitazione, per cui  ne deriva la risposta somatica di ansia.

  • 2) Quale sono i miei pensieri in relazione a questo evento?

Sono pensieri logici e coerenti con i dati di realtà o sto catastrofizzando?

Spesso la nostra immaginazione, quando non sappiamo come andrà a finire un qualcosa, pensa al peggio, per cui automaticamente ci figuriamo il peggio invece di stare nell’incertezza.

  • 3) Qual è il sentimento che provo a proposito di questo evento?

C’è sempre un sentimento sotto l’ansia, ascoltiamolo! Come prendersi cura nel modo adeguato del sentimento che sto provando?

- Tristezza: bisogna prendersi cura di Sé, del dolore, cercare conforto e rassicurazione anche nelle persone vicine.

- Rabbia: cosa è successo? Perché sono arrabbiato? Ho subito un’ingiustizia? È importante fare presente l’ingiustizia, se possibile, o prendersi cura del sentimento di rabbia.

- Paura: bisogna cercare rassicurazione.

Possiamo provare paura, possiamo provare tristezza o rabbia,in ogni caso questi sentimenti non vanno negati ma accolti; una volta accolti, vedrete che già il senso di ansia andrà diminuendo.

  • 4) Qual è il mio bisogno a proposito del sentimento che provo?

Una volta individuato il pensiero, è necessario individuare il bisogno corrispondente.

Ad esempio, sono in ansia perché sono spaventata. Se sono spaventata, mi serve rassicurazione. Allora andrò a cercare rassicurazione. Se sono triste e sto negando la mia tristezza, dovrò invece accoglierla e prendermene cura. E così via.

  • 5) Sto nel qui ed ora o sto vagando tra futuro e presente?

A volte dimentichiamo di essere comuni mortali e proviamo a prevedere il futuro o a cambiare nella fantasia il passato...ecco che inizia un processo tipico nell’ansia, ovvero la rimuginazione.

 “Se soltanto avessi fatto così, invece che colì; chissà se avessi preso quella decisione invece che quest’altra, come andrebbero le cose ora...”.

"Chissà come finirà questa storia, chissà se tra 5 anni non succederà qualche evento catastrofico e bellissimo che cambierà tutto...”.

Ecco appunto: chi lo sa! Quello che possiamo governare noi mortali, è solo il qui ed ora. Qual è la situazione qui ed ora? Cos’è in mio potere per risolvere la situazione qui ed ora? Devo agire a tale scopo. Cosa non lo è? Se non lo è non lo è, è fondamentale accettare i limiti umani.

Inoltre, a volte, l’ansia  serve come un campanello d’allarme che ci dice  «Hey, non sono felice qui...cambia qualcosa!». Ascoltiamoci quando stiamo in ansia: l’ansia è sempre un segnale che ci dice qualcos’altro, è importante ascoltare e capire cosa ci succede, ed agire di conseguenza.

Articolo della Dott.ssa Marialaura Familiari, iscritta all'Ordine degli Psicologi del Lazio

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Scritto da

Dott.ssa Marialaura Familiari

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