Sono insoddisfatto della mia vita, ma ho paura di cambiarla

Inviata da Claudio · 6 giu 2016 Autostima

Ho 36 anni e vivo in una grande città del Nord, con i miei genitori e il mio vecchio (14 anni) ed adorato cane. Non ho gravi problemi economici, ho un impiego pubblico ma non ho alcuna volontà di andare a vivere da solo, avendolo già provato (quando lavoravo in un’altra città) e sgradito; non avendo alcuna vita sociale al di fuori della mia famiglia, mi ritroverei a fare la vita, più che da single, da barbone. Nonostante la mia vita sia molto tranquilla ed abitudinaria, da qualche tempo soffro parecchio di ansia, vengo colto da paure a dir poco irrazionali (cambia il capo del mio ufficio e ho paura che mi trasferisca o licenzi; si avvicinano dei poliziotti a me e ho paura che mi sparino), e conseguentemente di insonnia e attacchi di panico. Manifesto anche una certa insoddisfazione verso la mia vita che giudico fallimentare, ma non mi viene in mente come tentare di cambiarla: anzi, vedo solo possibilità realistiche di peggiorarla, per cui anzi ho paura che qualcosa possa cambiare.
Il mio lavoro, nonostante oggi mi sarebbe invidiato da tanti, prevede responsabilità gravose (che contribuiscono ad accrescere la mia ansia), è socialmente molto disprezzato e non è molto ben pagato; ha scarsissime possibilità di miglioramento salariale e di far carriera, tanto che ho anche accarezzato la possibilità di chiedere un demansionamento, che mi consentirebbe di fare un lavoro più monotono ma tranquillo e di guadagnare quasi lo stesso. Non lo amo molto, ma non vedo la possibilità di cambiarlo: nella situazione attuale sarebbe una pazzia, in più ho anche lavorato in passato per degli studi professionali ed è stata un’esperienza assolutamente avvilente sotto ogni punto di vista. Apprezzo il mio lavoro perché mi lascia davvero parecchio tempo libero (di cui, però, spesso non so che fare) ma non mi coinvolge molto. in linea con il mio percorso di studi… il problema però è che il percorso di studi in realtà non è stato “mio”, è stato per lo più imposto da mia madre, ma anche qua vedo poche possibilità di tornare indietro e ricominciarlo da capo, ad un’età come la mia.
Preciso che, nella mia vita, quasi tutte le scelte fondamentali sono state fatte da mia madre… io, per la mia pigrizia e bassa autostima, non mi sono mai assunto responsabilità. Per questa ragione, ho saltato buona parte delle esperienze che caratterizzano una vita normale. Non ho mai fatto alcuna forma di attività fisica in vita mia, sono sempre stato piuttosto grasso e trasandato. Da bambino non ho mai imparato ad andare in bici o a nuotare. Da ragazzino non ho mai neanche osato avvicinarmi a una ragazza, pensavo (con più di una ragione) di non avere alcuna possibilità e di essermi risparmiato solo qualche risata in faccia. Non ho mai imparato a guidare un’auto o una moto, fatto che limita molto le mie possibilità di uscire di casa (abito in cima a una collina e nella mia città i mezzi pubblici sono inesistenti). Durante gli anni dell’università, quelli che in genere sono per quasi tutti gli anni delle compagnie spensierate e dei grandi viaggi, dopo qualche esame andato male (io sono sempre stato “il primo della classe”), sono caduto in depressione, ho iniziato una lunghissima psicoterapia e mi sono ritirato completamente a vita privata (il mio cane era una “pet therapy”, per quello ci sono così affezionato anche ora che è ai suoi ultimi giorni). Dopo i 30, rendendomi conto che il tempo per fare tante cose stava ormai scadendo, ho cercato di recuperare il tempo perduto e… di provare a fare tutto ciò che non avevo fatto negli anni precedenti, anche a costo di rendermi ridicolo, e di costruirmi una vita sociale. Ho provato perfino a mettermi a dieta (!) e a iscrivermi una palestra. Mi sono solo reso conto che… sì, secondo l’adagio è meglio tardi che mai, ma purtroppo tardi è TARDI. Ho accumulato solo una sequenza impressionante di fallimenti, mi rendo conto che iniziare a fare cose in un’età che non è quella “naturale” per iniziare è durissima ed è praticamente impossibile riuscire. Ho conosciuto tante persone, si tratta di rapporti simpatici ma per lo più superficiali, quando qualcuno cerca di conoscermi meglio (facendomi magari domande innocenti per chiunque, parlami dei tuoi viaggi, dei tuoi amici, delle tue relazioni…), farfuglio cose senza senso o mi trincero nel più cupo silenzio per nascondere il vuoto assoluto che ha caratterizzato la mia vita. Di ragazze manco a parlarne, ne ho conosciute centinaia ma non sono risultato gradito a nessuna, l’aspetto fisico ha il suo peso e l’insicurezza che dimostro fa tutto il resto. Ho avuto un’esperienza piuttosto brutta, a una cena coi miei colleghi uno di loro disse di volermi presentare una gattara 50enne; al mio rifiuto mi apostrofarono con frasi come “ma chi ti vuole a te?” “ma questa almeno è gratis” “ma cosa vuoi più trovare a quest’età?” Così, ho capito che la mia ricerca del tempo perduto era finita e ho deciso di gettare la spugna. Ora però non so come uscire dalla mia situazione.

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Miglior risposta 7 GIU 2016

Buon giorno Claudio,
la lettera che scrive sembra parlare di una persona che non crede affatto in se stessa e che, proprio per questo motivo, non riesce a concedersi la possibilità di arricchire la sua vita di nuove esperienze che possano affermare il contrario di quello che lei pensa di se.
L'immagine che mi viene in mente, nel leggere la sua lettera, è quella di una persona che indossa lenti che le fanno focalizzare l'attenzione esclusivamente sulle esperienze nelle quali ha incontrato difficoltà e che l'hanno fatta cadere.
Esperienze che lei, con molta severità, sembra avere etichettato come fallimenti.
Ma in fondo, fare esperienza, non è poi un susseguirsi di cadute che si alternano a momenti in cui ci si rialza in piedi, non di rado, più forti di prima?
Leo Buscaglia diceva "il rischio più grosso nella vita" è non rischiare.
Credo che la sofferenza che traspare dalle sue parole abbia a che fare proprio con la sua decisione di aver smesso di "rischiare" e allora mi chiedo cos'abbia contribuito a farle maturare nel tempo questa scelta, forse la paura di contraddire sua madre, il timore di deludere le aspettative dei suoi genitori?
Certo, aspetti comprensibili che portano con se un carico di sofferenza notevole, che a volte ha quasi il sapore di un tradimento verso la propria famiglia, ma non è che per non "tradire" i suoi genitori, sta "tradendo" se stesso?
Più volte lei dice che oramai non c'è più tempo per lei eppure la sua lettera ci arriva proprio in queste ore e allora perché non ripartire proprio da qui, dal presente e dal futuro che c'è davanti a se, magari con l'aiuto di un collega che possa aiutarla a lavorare su una rilettura della sua storia per scrivere un futuro sorprendente?
In bocca al lupo!
Cordiali saluti,
dott.ssa Patrizia Borrelli

Dott.ssa Patrizia Borrelli Psicologo a Milano

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8 GIU 2016

La tua situazione e' comprensibilmente dolorosa. Hai ragione, abitudini di comportamento errate apprese in tenere eta' condizionano il resto della vita.
Si sente, in quello che dici, una rassegnata disperazione.
L'unica cosa sensata, e' tornare da chi per mestiere aiuta le persone, prendendole per mano, ad affrontare la vita sociale e fare arrivare la persona al massimo del suo "rendimento" possibile compatibilmente con la realta'.
Non diventerai mai un animatore di discoteche o un viveur, non sei fatto per quello, ma puoi imparare a trarre piu' soddisfazione da quello che sei (d'accordo,sono solo panda e non una jaguar, ma ci posso fare tante cose lo stesso).
Quindi, ti consiglio di tornare in modo stabile in psicoterapia, non vedo alternative, e possibilmente informati su google quali sono letecniche piu' efficaci e scientificamente testate, allo scopo di non regalare soldi in inutili chicchierate
Coraggio

Anonimo-157342 Psicologo a Montebelluna

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