sono al limite, mi sento a pezzi
Mi chiamo Gianluca, ho 18 anni e credo di avere veramente bisogno di aiuto. Mi sono sempre ritenuto una persona intelligente, ben educata e capace, ma sono anche molto introverso e sensibile. A partire dal secondo anno di superiori ho cominciato a sentirmi sempre più inadeguato, "diverso" rispetto agli altri. Sarà stato il fatto che cominciavo a sentire i miei coetanei parlare delle loro uscite serali piuttosto forti e movimentate, sarà che io sono un tipo piuttosto tranquillo, ma ho preferito ritagliarmi un posto tra persone più "a piombo", con la testa sulle spalle. In quel periodo ho sempre frequentato questi tre-quattro amici, sono sempre stato eccellente nello studio, educato e rispettoso con gli altri, ma ho sempre avuto l'impressione di essere sempre messo sotto dagli altri, di essere svalutato, di non contare niente, finché arrivai a pensare di sentirmi diverso dagli altri - come se mi mancasse qualcosa - , di esserlo veramente. Non uscii più con i miei coetanei, abbandonai le mie attività sportive, passavo le giornate chiuso in casa a studiare o davanti ai videogiochi, addirittura non mi sentivo in grado di rapportarmi con le ragazze. Avevo, ho sempre il timore di essere osservato, giudicato, di essere criticato....alla fine mi lasciavo prendere sempre dallo sconforto prima, poi dal nervosismo. Quello che riuscivo a fare o lo facevo cosi male da passare per ritardato o mi lasciava sempre un senso di vuoto e insoddisfazione. Avevo persino iniziato a provare queste sensazioni di fronte a genitori e parenti. Mi vergognavo a mostrare me stesso, ad essere me stesso. La situazione è migliorata un poco da circa un anno e mezzo. Ho iniziato a frequentare altri ragazzi della mia scuola per ragioni di studio, poi abbiamo legato e attualmente siamo amici molto stretti. Ho anche ritrovato quel po di fiducia da trovarmi una ragazza, G. , ma non ha funzionato per molto. Ogni tanto mi capita di essere nuovamente assalito dallo sconforto, da quella fastidiosa sensazione di inadeguatezza, speciale ente quando ripenso a quest'avvenimento. Penso che tutto ciò che faccio, tutta la gente che conosco, è tutto cosi vano, falso, superficiale, lo sento distante anniluce da me, specialmento dopo l'episodio con G. . Più che un rifiuto si tratta di indecisione, lei vorrebbe ma al momento non se la sente, e nonostante sia la cosa che io desidero di più ho come l'impressione che lei si senta in un certo senso spinta da pena, compassione per me, non da affetto vero. E nonostante io abbia la consapevolezza che questo sia un ragionamento del c.... continuo a ricascarci, tornando nuovamente a quel senso di inutilità, a quel vuoto interiore e a quel senso di inferiorità che avevo prima. Questi pensieri mi tormentano continuamente, ormai trascorro le giornate tra momenti in cui mi faccio iniezioni di fiducia e altri in cui torno a precipitare nel baratro, non ne posso più. Cosa dovrei fare ?