Gentili dottori, avrei davvero bisogno di un parere. Ahimè non ditemi di seguire psicoterapie o interventi psicologici perchè li ho seguiti per anni, di tipo diverso e svariato, e sono serviti solo a capire quello che già sapevo, ovvero che soffro di dipendenze affettive, ma nessuno è riuscito a "curarmele". Oramai ho 31 anni e per ben la quarta volta mi trovo a vivere una doppia relazione. Ero certa di aver trovato finalmente la persona della mia vita, una persona che ho lottato con le unghie e con i denti per conquistare, in quanto aveva mille dubbi e incertezze sulla nostra storia, ma ora le cose andavano a gonfie vele: lui si è convinto a volermi, mi ha presentata ai suoi, condividiamo passioni, abbiamo una favolosa complicità, sia sessuale che in altri campi...ma ...c'è un grosso ma: nell'ultimo periodo ero sempre in ansia e non capivo perchè...lo attribuivo allo stress occorso per conquistarlo, e un pò al fatto che sono sempre stata ansiosa a causa della mia dipendenza affettiva dall'uomo di turno, ma ultimamente mi è arrivato un altro segnale di tipo psicosomatico: forti infezioni vaginali che hanno interrotto la possibilità di avere rapporti con lui. Dopo alcuni giorni tutto è cambiato: il ragazzo dell'associazione di volontariato in cui milito mi ha baciata ed è iniziata una travolgente relazione di coccole, premure e d'amore. Non riusciamo a stare l'una senza l'altro, ci cerchiamo tutti i giorni, pur sapendo lui che io sono fidanzata con l'altro. Lui dice che l'altro non è adatto a me, che non ci tiene abbastanza, che non ha le premure che mi dà lui. E di fatto per alcuni versi è vero. Ma quest'altro è più piccolo di me di 5 anni, magari è solo attratto da me e non si rende conto di quel che dice. E inoltre afferma che non sa se per adesso si fidanzerebbe con me perchè è rimasto scottato dall'ultima relazione avuta e dice che innamorarsi fa soffrire. Di certo con queste incertezze non posso lasciare il mio ragazzo per uno che non ha le idee chiare, ma lo stato dei fatti è che ci cerchiamo tutti i santi giorni, e quando devo andare dal mio fidanzato non sono felice come lo ero prima. Preciso inoltre che nessuna infezione vaginale mi assilla quando faccio l'amore con questo ragazzo e anche gli attacchi di ansia sono cessati da che lui mi ha baciata. Era tanto che ci piacevamo ma nessuno faceva la mossa dato che sono fidanzata. Solo che certe cose non si possono nascondere e alla fine la cosa è esplosa. Adora cucinarmi buoni piatti, mi vuole portare in vacanza, si offre sempre di accompagnarmi se il weekend ho qualche corso fuori città, insomma un tesoro. Io non so cosa fare, non ne ho idea, so solo che il mio ragazzo sta andando avanti a passo svelto, parla di convivenza, trasferimenti ecc e io mi sento il cappio al collo, come se dovessi andare alla gogna. Ma neanche mi sento di lasciarlo, primo perchè per l'altro potrebbe essere solo una passiona passeggera, secondo perchè l'altro non sembra voler parlare di fidanzamento, per adesso, e io ho bisogno delle mie sicurezze. Non so davvero cosa fare, so solo che sono presa tremendamente da questo ragazzo.
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15 OTT 2013
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Gentile Annamaria,
Da quanto descritto sembra che stia girando attorno al problma principale. La scarsa comunicazione tra lei e il suo fidanzato sul punto in cui vi trovate. Su come lei vive la relazione e sulle sue difficoltà attuali nel vedervi in un futuro insieme.
Una volta aver compiuto un passo verso un chiarimento tra lei e il suo fidanzato avrà le idee piú chiare.
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11 Risposte
21 OTT 2013
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Gentile Annamaria,
se le cose stanno così come lei le descrive, potrebbe esserci un nucleo depressivo che non è stato preso in considerazione e dovrebbe essere affrontato. La dipendenza affettiva invece implica la creazione di un legame lungo e duraturo anche a discapito di una relazione di coppia soddisfacente; una sorta di annullamento dei desideri personali per soddisfare invece quelli dell'altro.
Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo Viterbo
21 OTT 2013
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Gentile dott. Stambul, adesso mi darei un 7-8 ... e ha ragione sulla caccia alle streghe, non avrebbe senso adesso, almeno credo
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18 OTT 2013
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Gentile Annamaria,
se fosse possibile smettere un nostro modo di fare, o semplicemente cambiare un qualcosa di noi stessi al semplice schioccare le dita ognuno di noi potrebbe dire di essere felice.
Probabilmente ogni interpretazione che le è stata data finora è vera e falsa allo stesso tempo. Forse sono tutti aspetti che descrivono la stessa cosa.
Inoltre credo che su questo nessuno può essere più esperto di lei: continuare a perseguire una psicoterapia non ha nessun senso, in quanto sarebbe davvero una caccia alle streghe o ai fantasmi.
Però le voglio fare una domanda semplice semplice: se dovesse dare un voto alla sua vita da 0 a 10, dove 10 corrisponde al suo ideale di felicità, dove non ha nessun tipo di problema, che voto darebbe a se stessa adesso?
Ci pensi.
Buona giornata,
18 OTT 2013
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Gentile dott. Del Signore, decisamente si! Mi sento energica e viva quando sono nella fase iniziale di una relazione, sogno a occhi aperti, mi faccio film, che rispecchiano i telefilm e i cartoni che guardavo da bambina. Mi nutro decisamente di queste sensazioni e me ne sento riempita. Tanto che, se solo penso che vengano a mancare, mi crolla l'umore, al solo pensarci. Concordo, come è emerso dalla mia analisi personale, che la cosa dipende più dalle emozioni in sè che da chi me le suscita. E per quanto sento e prcepisco che la cosa deriva da un lontano passato, non capisco ancora quale vuoto antico io abbia l'esigenza di riempire con questi nutrimenti emotivi. So solo che mia madre non è stata per me una presenza affettiva, non ne era capace, e i miei mi hanno sempre usata come collante della loro fallimentare relazione. Però io questi sogni ad occhi aperti li facevo già da molto piccola,a 10 anni, quando guardavo un sacco di cartoni animati. Ero una bambina timidissima e paurosa del mondo, era di quella mia fantasiosa solitudine che mi nutrivo.
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17 OTT 2013
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Gentile dott. Stambul, mi ha suscitato una giusta riflessione, ovvero, molte persone altre volte mi hanno fatto notare che io mollo la spugna quando oramai le acque si sono appianate, mentre altri mi fanno notare che mollo quando la relazione diventa stabile perchè io ho bisogno di infantili emozioni sognanti e sfuggo le responsabilità. A questo punto mi chiedo se sono vere entrambe le interpretazioni. In entrambi i casi dovrei forse impormi di smettere di inseguire le falene, ma evidentemente non lo voglio davvero, altrimenti forse avrei smesso già in precedenza, a seguito delle mie psicoterapie. E posso anche capire che mio padre si sia stufato di pagarmene delle altre, visto che partivano fino a 300 euro al mese, ora sono disoccupata e devo anche pagarmi un master universitario. Purtroppo non è facile.
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17 OTT 2013
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Gentile Annamaria,
dalla sua descrizione sembrerebbe che la sua "dipendenza" è più dal vissuto emotivo, quindi dai sentimenti che prova, piuttosto che da una relazione in se o una persona in particolare. E' come se lei si creasse delle aspettative fantasmatiche sull'altro nella ricerca di qualcosa che è "antico" da un punto di vista dello sviluppo. Questa tendenza ad idealizzare le nuove situazioni sentimentali la porta ad una sorta di "coazione e ripetere", a ripetere appunto le stesse modalità relazionali di "stare con l'altro", ma siccome sono dovute a qualcosa legato "all'ideale", purtroppo per definizione è destinato a scemare proprio perché è diverso dalla realtà e non in linea con essa.
Alcuni ricercatori hanno definito la fase dell'innamoramento alla stregua di un idillio, la cosiddetta "fase dopaminergica". Questo neurotrasmettitore del sistema nervoso centrale (dopamina appunto) è legato al circuito del piacere e sembrerebbe incrementare la sua concentrazione proprio nelle prime fasi di una relazione di coppia.
Mi dica una cosa, in queste fasi il suo umore aumenta notevolmente? Si sente meno depressa o con un innalzamento del tono umorale?
Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo Viterbo
16 OTT 2013
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Buongiorno gentile Annamaria,
rispondo alla sua replica: Lei afferma che non riesce a capire come mai le è stato detto dai suoi terapeuti che vive le relazioni in modo infantile e nello stesso tempo ci spiega che ha bisogno di queste sue emozioni sognanti nelle relazioni, eppure le due cose non sono in contrasto tra loro! Forse sarebbe importante che riprendesse un percorso psicoterapeutico proprio per lavorare su questi due punti. Ci vuole motivazione a cambiare e anche considerare che il rapporto adulto implica l'accettazione del quotidiano, delle responsabilità e che spesso dopo una "luna di miele" di forti emozioni, poi c'è una pacatezza "noiosa" da viversi nel rapporto con l'altro.
Cordialmente
16 OTT 2013
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Gentile Annamaria,
da quanto riferisce a me sembra che lei più che altro sia attratta dal fascino dell'incertezza. Rifletta su questi due punti: dice che x il suo ragazzo ha lottato con le unghie e con i denti per conquistarlo, in quanto lui aveva dei dubbi sulla storia, ma adesso le cose avevano iniziato ad andare a gonfie vele. Ed è qui che subentra l'elemento destabilizzante: il bacio e l'inizio della travolgente relazione di coccole, premure e amore con il collega più giovane della associazione di volontariato in cui milita.
Più che di dipendenza affettiva io credo che il suo sia un disagio legato alla difficoltà di riuscire a godersi il meritato riposo dopo le lunghe ed estenuanti lotte che compie per ottenere ciò che crede di desiderare.
Che ne pensa?
15 OTT 2013
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Rispondo alle domande del dott. Del Signore: in passato ho fatto psicoterapia psicodinamica, cognitivo-comportamentale, incontri di caounseling, terapie strategica breve, terapia a indirizzo psicosomatico e terapia psicosintetica. Tutti mi hanno detto la stessa cosa, che ho dipendenze affettive, chi ha affermato che fossero causate da una totale incapacità di mia madre di darmi affetto e chi dice siano state causate dal fatto che mio padre mi ha attribuito il ruolo di salvatrice della famiglia dicendomi "se non fosse per te io me ne sarei già andato da questa casa di M****", e quindi secondo loro io avevo il terrore di crescere perchè se non fossi più stata bambina mio padre se ne sarebbe andato. Secondo loro quindi io vivo relazioni in modo infantile, ma non capisco in che senso e di fatto tutti si sono fermati alla "diagnosi" senza però aiutarmi a superare un bel nulla. Sono tutte durate un paio di anni, quindi è da quando ho 18 anni che migro tra le psicoterapie e non ne posso più, anche perchè mio padre non vuole più spenderci soldi e io sono disoccupata e non me lo posso permettere. Cosa mi fa credere che con questa persona possa nascere qualcosa di diverso? A dire il vero non lo so bene neanche io, io sono molto emotiva e mi lascio prendere dall'emotività iniziale di una relazione, dalle coccole, dalle carezze, dalla passionalità, sono ancora sognante come quella bambina che passava le giornate davanti ai cartoni animati e ai telefilm amorosi e si immaginava questi scenari mielosi. Ma a quanto pare appena dal sogno si passa alla concretezza scappo a gambe levate accampando una marea di scuse e di arrampicamenti sugli specchi. Si, quando ho conosciuto il mio fidanzato avevo le stesse identiche sensazioni, così com'è stato per tutti gli altri: il turbinio emotivo iniziale, i sogni, le vacanze romantiche ma poi quando finisce la magia torno indietro, pare che io abbia bisogno di queste emozioni
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14 OTT 2013
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Gentile Annamaria, la sua esperienza in fatto di psicoterapie fallimentari potrebbe farla riflettere su quanto sia importante incontrare il "modello" giusto, e la persona giusta con la quale sviluppare un lavoro di terapia, se per tale, si intende, elaborare una condizione di vita migliore.
Faccio riferimento ad un tipo di relazione che produca piacere,
non in conflitto con la sua morale o quella di un altro.
Raggiungere indipendenza nelle relazioni implica una condivisione, per poter essere amor proprio anzichè egoismo!
Se ci scrive, credo che ancora sappia come orientarsi.
Cordiali saluti.
14 OTT 2013
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Gentile Annamaria,
probabilmente questo triangolo si è innescato nel momento in cui sta proprio ricevendo una "sicurezza affettiva" dal suo partner, infatti avete iniziato a parlare di convivenza. Sessualità e attaccamento dovrebbero essere integrate nel rapporto di coppia, due componenti che lei probabilmente "scinde" e mantiene separate per timore di perdere le sue sicurezze. Il sintomo vaginale la dice lunga su dove è indirizzato il suo desiderio sessuale, purtroppo scollato dall'attaccamento.
Che tipo di psicoterapie ha fatto in passato?
Con quali risultati? Quanto sono durate le psicoterapie?
Che diagnosi è stata fatta?
Cosa le fa credere che con questa persona possa nascere qualcosa di diverso rispetto al sua attuale partner? Aveva le stesse sensazioni quando ha conosciuto il suo fidanzato?
Tenga presente che la "dipendenza affettiva" (ammesso che sia corretta la valutazione) non è una psicopatologia, ma un modo di intendere le relazioni intime. Diventa un disagio come nel suo caso, nel momento in cui ci si trova difronte ad un bivio, quindi dove la "scelta" diventa una difficoltà e attiva tutta una serie di conflitti.
Conoscere le cause del suo stato di malessere non è sufficiente per risolvere una problematica, bisogna iniziare un trattamento che sia veramente efficacie. Particolarmente utile risulta la psicoterapia ad indirizzo psicodinamico.
Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo Viterbo