Sentirsi sola e non amata da nessuno

Inviata da Miriam · 17 feb 2015 Terapia di coppia

Buongiorno, vorrei esporvi il mio problema. Ho 27 anni e convivo da quasi 3 anni con un uomo di 46. Non abbiamo più rapporti sessuali da 2 anni e mezzo. Così, circa 2 anni fa, ho iniziato una relazione con un uomo sposato (mio collega), che però è finita qualche mese fa. Gli ultimi mese nemmeno con lui avevo rapporti. Ci frequentavamo in maniera diversa, andando a cena, oppure a spasso con il cane. Nel frattempo anche lui aveva scoperto che sua moglie lo aveva tradito, ma, nonostante tutto, non ha divorziato. Così mi sono arresa e ho chiuso la relazione. Da quel momento, essendo un mio collega, non mi ha più rivolto la parola. Spesso si limitava a salutarmi, ma io ho deciso di non rispondergli per il semplice fatto che il suo saluto lo trovavo fine a se stesso. Ad una mia collega, che è al corrente della nostra situazione, ha detto di volermi un bene dell'anima e che per me darebbe cuore e anima, ma, a causa del mio carattere forte, non sa mai come comportarsi. Nel caso comunque lo avessi cercato io , a lui avrebbe fatto piacere, perchè, quando mi saluta ed io non rispondo, ci rimane molto male.
Ormai è da un paio di mesi che io non lavoro più in quell'azienda. E non l'ho mai più visto ne sentito. La cosa che più mi ha fatto soffrire non è stata il non lasciare la moglie, ma la sua indifferenza. Pensavo che, avendo messo da parte il sesso, tra noi ci fosse un rapporto di vero affetto. Mi son sentita davvero poco considerata. Io stessa mi colpevolizzo per avergli permesso di trattarmi in quel modo. Per lui sono stata una persona per cui non vale la pena perdere tempo, perchè so di donne che, in maniera diversa, sono rimaste in contatto con il "loro" uomo sposato, anche dopo la rottura. Probabilmente io non sono stata in grado di lasciargl nulla di buono.
Questo finale mi ha fatto chiudere molto in me stessa. Come detto in precedenza, non lavoro più per quell'azienda, ed ho perso anche i miei colleghi. Solo in pochi si fanno sentire. Uomini pricipalmente. Le mie colleghe sono sparite. Non che ci sia mai stato un rapporto di amicizia, ma sono stata tagliata fuori. Da una di loro addirittura sono stata accusata di aver rivelato cose di lei personali. Ho sofferto molto, così quando ho chiesto ulteriori spiegazioni, mi ha confessato di aver scoperto tempo dopo l'accusa, che la "colpevole" non ero io. Però le sue scuse non mi sono arrivate, se non nell'esatto momento in cui io l'ho cercata per capirci meglio qualcosa.
Non vengo rispettata ne considerata da nessuno. Anche nel mio gruppo di amiche, con le quali ci frequentiamo da più di un anno, sento di non aver empatia. Penso di non essere in grado di creare un rapporto concreto con nessuno. Nemmeno con il mio attuale compagno.
In famiglia le cose non vanno meglio. Con mio papà ho chiuso i rappporti da qualche mese, eppure non ne soffro come per il mio ex amante o le mie colleghe.
Vorrei capire cos'ho di sbagliato, su quale parte di me devo lavorare per uscire da questo brutto tunnel in cui, forse io stessa, mi sono cacciata.
Grazie per il Vostro tempo.

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Miglior risposta 18 FEB 2015

Gentile Tety
arrivo in ritardo ma ci sono.
Allora a me sembra che il suo problema principale sia nel non valutare adeguatamente se stessa per cui lei si da degli obiettivi inferiori a quelli che potrebbe raggiungere.
Questo soprattutto a riguardo delle amicizie e degli amori.
Sarebbe bello se lei decidesse di intraprendere un percorso di psicoterapia per potersi "vedere meglio" e valutarsi di più.
La maggior fiducia in se stessa le farebbe aumentare di molto la comunicazione e certo i contatti e le amicizie migliorerebbero e tornerebbero a nutrirla nel modo giusto.
Ora essendo così chiusa e così poco empatica risulta una amica difficile da gestire; peccato perché sono certa che lei ha molte buonissime qualità che però tiene chiuse dentro di sè, evitando di mostrare.
In questo quadro si inserisce anche la storia che lei racconta con quest'uomo che alla fine l'ha evitata probabilmente per il semplice motivo che le voleva ancora bene e che un'amicizia con lei sarebbe stata frustrante.
Credo che lei dovrebbe leggere questo atteggiamento non come una svalorizzazione ma come una conferma di essere stata comunque importante per lui (ma la sua disistima le impedisce di vedere questo).
Circa il suo attuale fidanzato dovrebbe cercare di migliorare ulteriormente questo rapporto che è positivo ma pure un poco sottotono, come se lei sentisse di non potere o non volere meritare di più.
Avanti nella vita rivedendo e migliorando un poco tutte le cose.
Lei può senz'altro riuscire!
Saluti
Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicoterapeuta in Ravenna

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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23 FEB 2015

Dott.ssa Silvana Ceccucci, le confesso che dopo aver letto il suo commento, mi son sentita sollevata, tanto che ho pianto.
Ho pianto quando ho letto che per Lei io ho delle buonissime qualità che fatico a mostrare alle persone, costringendo gli altri a vedermi come un'amica difficile.
Questo passaggio mi ha colpito molto.
In ultimo, ho provato un gran senso di sollievo leggendo che, sempre per Lei, quell'uomo che tanto mi fa soffire, mi ha considerata, al di là di tutto, importante.
Ma, una volta sciugata le lascrime. ho dovuto tornare alla triste realtà, convincendomi sempre più che mi ha usata e "gettata" come se non servissi più.

La devo ringraziare comunque per il tentativo di dare uno spiraglio di luce nella mia vita.
Credo infine, di non aver davvero bisogno di un percorso di psicoterapia. A modo mio, cerco di andare avanti.
Fin da piccola, ho imparato a "resettare" persone e momenti dolorosi. E devo ammettere che funziona. L'unico pensiero che non riesco a controllare è appunto di quell'uomo che mi ha sempre, sia durante che dopo la rottura, fatta sentire inadeguata, creandomi un sacco di insicurezza.
A volte cerco di rimuginare su alcune frasi per capire dove fosse l'inghippo e per quale motivo non me ne sono resa conto prima. Ma sono giunta alla conclusione che i pensieri invadano la mia mente in modo del tutto involontario.
E in modo del tutto involontario, spero se ne vadano.
Cari saluti

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18 FEB 2015

Perché non nutrire e sostenere la sua relazione affettiva, chiedendo aiuto ad un sessuologo,? Qualunque probl può essere affrontato con l'aiuto di persone qualificate.Buone cose Dottssa Rosanna Tartarelli

Dott.ssa Rosanna Tartarelli Psicologo a Lucca

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18 FEB 2015

Grazie per la Vostra attenzione.
Rispondo descrivendo in breve la mia vita.
I miei genitori sono divorziati da 26 anni. Mio padre è sposato con una donna da 20 anni. Mentre mia madre è rimasta sola.
Con il mio attuale compagno vivo una vita tranquilla, dove non ci sono litigi, angoscia o ansia. Mi sento "al sicuro". Avendo poi il terrore di essere tradita, con lui sento di non correre questo rischio, proprio a causa del suo problema (psicologico) che gli impedisce di aver rapporti sessuali.
Confesso che all'inizio ne soffriro molto. Mi sentivo continuamente riespinta, cosa che in realtà accadeva, perchè ad ogni mio tentativo lui rispondeva con un bacio sulla guancia. Così, quando ho incontrato un uomo che mi lusingava, ho ceduto.
Ho sbagliato però a farmi coinvolgere anche a livello affettivo. Pensavo davvero di non essere considerata la "classica amante".
E mi rendo conto che questo entra in contraddizione con i miei desideri iniziali.
Ma evidentemente per lui sono stata una persona per cui non valeva la pena lasciare la moglie, non valeva la pena avere un chiarimento. Mandandomi anche a quel paese semmai. Sarebbe stata comunque una reazione. Invece, davanti al mio allontanamento, non ha fatto nulla, se non accettare in silenzio. Successivamente, alcuni suoi atteggiamenti mi hanno molto ferita. Non mi rivolgeva la parola nemmeno per questioni lavorative. Se ci trovavamo insieme in una stanza, lui se ne stava in un angolo pur di non incrociare il mio sguardo. Persino l'ultimo giorno di lavoro ha fatto di tutto per evitarmi, così non avrebbe corso il rischio di dovermi salutare.
Pian piano sto accettando il tutto. Forse, l'indifferenza delle mie colleghe, è solo un modo per spostare l'attenzione su un altro problema, così da non dover affrotare in maniera definitiva, il precedente. Purtoppo il problema si ripresenterà a giugno, quando tornerò a lavorare in quell'azienda.

Sento di non essere una persona "indispensabile". Che io ci sia o no, nella vita delle persone, non fa alcuna differenza. Mi mortifica molto. Ed il mio modo di far fronte a questa condizione è far affidamento solo su me stessa, anche se nel concreto faccio fatica, perchè dipendo molto dal mio compagno. Da sola, mi limito a fare ben poco.

Cordiali saluti

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18 FEB 2015

Gentile Tety,
ho letto con attenzione il suo scritto. La mia impressione è che lei stia attraversando una fase della sua vita in cui le riesce difficile mantenere rapporti non conflittuali con le persone, ciò può essere dovuto a diversi motivi. Bisognerebbe approfondire meglio sia la sua storia di vita che la sua situazione attuale per definire meglio il problema e trovare la soluzione o la tecnica giusta. Intanto potrebbe prendere in considerazione alcune consulenze on-line per avere un orientamento e una guida. Sulla consulenza on line troverà maggiori informazioni sul mio sito professionale.
Spero di esserle stata utile
dott.ssa Maria Giovanna Zocco

Dr.ssa Maria Giovanna Zocco Psicologo a Modica

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18 FEB 2015

Buongiorno Tety,
dalla sua lettera emerge una grande confusione e sofferenza, sembra essere circondata da persone che non capisce e che non la capiscono, ha difficoltà a chiudere le storie e andare avanti, riuscendo solo a rimuginarci senza trovare soluzioni. Quello che le consiglio è di cercare di capire di più e in questo senso penso sia utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Spero di esserle stata d'aiuto, cordiali saluti. dr.ssa Giuseppina Di Carlo

Dott.ssa Giuseppina Di Carlo Psicologo a Milano

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18 FEB 2015

Cara Tety,
il tuo racconto meriterebbe di un attento approfondimento. Sono tante le aree e le persone coinvolte ed è difficile virtualmente poterti dare anche solo un piccolo consiglio non conoscendo affatto la tua storia.
Ad esempio mi verrebbe da chiederti come mai hai chiuso con tuo padre...
In secondo luogo mi ha colpito molto l'inizio del tuo racconto: ci parli del tuo compagno, ci dici solo che non ci sono rapporti sessuali da circa due anni e mezzo ma poi, per tutto il racconto, lui non compare più se non alla fine della mail.
Personalmente mi sento di consigliarti di contattare uno specialista nella tua città e affrontare di persona questa particolare situazione.
Un caro saluto,

Dott.ssa Valentina Mossa

Dott.ssa Valentina Mossa Psicologo a Chivasso

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17 FEB 2015

Cara Tety, come con suo papà, con il suo ex amante e le sue colleghe, sembra che ci sia una sorta di continuità nella storia delle sue relazioni, qualcosa che la porta a chiudersi in se stessa e che accresce il suo senso di solitudine. Una relazione terapeutica con uno psicoterapeuta attento alla storia delle sue relazioni familiari e interpersonali potrebbe essere una buon punto di partenza per cercare di ritrovare il bandolo della matassa. A mio avviso, la costruzione di una relazione terapeutica stabile e continuativa può darle gli strumenti necessari per ritrovare la fiducia e l'onestà nelle relazioni e farla sentire meno sola nel suo dolore. Resto a disposizione per ulteriori domande. Un caro saluto. Dott. Massimo Perrini

Dott. Perrini Massimo Psicologo a Roma

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