Sentirsi donna ma chiusa in un corpo d'uomo.

Inviata da Claudio · 19 nov 2016 Orientamento sessuale

Salve, mi chiamo Claudio, sono una persona di 40 anni della provincia di Torino e vivo il dramma di non sapere chi sono dal punto di vista del genere sessuale. Sì, mi sento fortemente spinto alla femminilità pur essendo un uomo e questo mi destabilizza molto. Sono sempre riuscito a sedare questo desiderio ma ora comincia ad essere pesante, giorno dopo giorno desidero e invidio tutto dell'essere donna, mi desidero donna, mi vedo donna. Cosa mi sta succedendo? Io ho paura di questa realtà perché è strana e so che una persona che ha questi desideri viene immediatamente stigmatizzata dalla società, rifiutata e relegata in una sorta di bolla di disprezzo e indifferenza. Penso di essere anormale e sicuramente per la maggioranza delle persone lo sono, un malato da curare, un pazzo da rinchiudere. Come mai devo subire questa dicotomia tra ciò che sono, un uomo, e ciò che desidero essere: una donna? Vorrei capire chi sono e quale sia la cosa migliore per vivere una vita serena e senza dover soffrire come mi sta succedendo adesso. Una delle mie grandi paure, oltre a dover perdere i legami affettivi di parenti ed amici e di essere azzerato nei rapporti sociali e lavorativi è quella di essere ormai avanti con l'età e di apparire, se dovessi scegliere di essere parte del mio vero e reale genere, una sorta di scherzo della natura e fare ancora più ribrezzo alle persone. Non nascondo che forse ho idealizzato il mio essere donna e vorrei essere totalmente donna, cioè credibile, anche nel mio apparire esteriore e non una sorta appunto di copia malriuscita e quindi ridicola. Se poteste darmi una mano perché non ce la faccio più. Grazie.

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Miglior risposta 21 NOV 2016

Carissimo Claudio,
ha nascosto se stesso per tutti questi anni... la sua è una condizione che non merita questa sofferenza. Non è pazzo, non è anormale, e qualora lo fosse nessuno merita il dolore di vivere una vita senza sapere chi è o poterlo quanto meno esprimere.
E' questo il suo primo passo, non qui, su un sito, deve trovare il luogo e le persone per poterla dire, nominare. Si chiama disforia di genere.
Non servono farmaci, solo un percorso di riconoscimento e accettazione.
L'ho cercata per lei, a Torino. Via Stampatori 10. A questo indirizzo troverà lo sportello per le persone transessuali e transgender. Loro saranno capaci di capire perfettamente ciò che invano cerca su questo sito.
Non aspetti ancora, vada. La sua vita vale.
In bocca al lupo!
Dr.ssa Courrier

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21 NOV 2016

Gentile Claudio,

da quanto scrive mi sembra di capire che il suo vissuto interno in merito alla sua identità é per lei chiaro. Il nostro sesso e cosí i ns. organi sessuali ci derivano dal corredo cromosomico, mentre l'identità di genere non sempre deriva dal sesso anatomico con cui si nasce. L'identità di genere é il sentire di appartenere a questo o quell'altro sesso, é un sentimento che si definisce intorno ai 3/4 anni e già a 18 anni é difficile che ci siano dubbi. In questo caso si parla di transessualità, é una condizione di profondo disagio difficile da comprendere è difficile da spiegare agli altri, che, spesso, vivono una simile diversità con paura,disagio e atteggiamenti discriminatori.
In sintesi quello che prova é una vissuto raro, ma possibile forse più di quanto generalmente si immagini. Le cause ad oggi non sono chiare, si parla di una combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali.
Quanto alle strade possibili sono diverse, non uguali per tutti, c'è chi, dopo un periodo di paura e confusione, decide di intraprendere il non semplice percorso per arrivare all' intervento chirurgico, c'è chi invece non lo sente necessario.
Le consiglio di consultare il sito dell'Osservatorio Nazionale per l'identità di genere, inoltre a Torino c'é uno sportello che si chiama Spo.T , sportello che nasce all'interno del circolo culturale Maurice a cui è possibile rivolgersi per queste problematiche.
Infine, le vorrei segnalare il titolo di un film: "La mia vita in rosa", è un film belga del 1997, se non ha avuto già occasione di vederlo lo guardi.
In bocca al lupo per il suo percorso e non resti isolato, si rivolga al più presto allo sportello e ad un bravo terapeuta, perché un percorso di psicoterapia ritengo possa essere, nel suo caso, un supporto essenziale.
Un cordiale saluto.
Dott.ssa Serena Baldisserri

Dott.ssa Serena Baldisserri Psicologo a Funo

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21 NOV 2016

Carissimo Claudio,
ha nascosto se stesso per tutti questi anni... la sua è una condizione che non merita questa sofferenza. Non è pazzo, non è anormale, e qualora lo fosse nessuno merita il dolore di vivere una vita senza sapere chi è o poterlo quanto meno esprimere.
E' questo il suo primo passo, non qui, su un sito, deve trovare il luogo e le persone per poterla dire, nominare. Si chiama disforia di genere.
Mi contatti tramite portale le posso fornire più informazioni sullo sportello per le persone transessuali e transgender. Lì saranno capaci di capire perfettamente ciò che invano cerca su questo sito.
Non aspetti ancora, vada. La sua vita vale.
In bocca al lupo!
Dr.ssa Courrier

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21 NOV 2016

Carissimo,
questo tuo conflitto si è oltremodo acutizzato perché per tantissimi anni sei rimasto schiavo del giudizio di chi ti circonda. Oggi queste incertezze vengono affrontate quasi subito e credo che il tuo sentirti un 'pesce fuori d'acqua', sia la conseguenza del tuo 'tener duro'. A questo punto, per venirne fuori hai bisogno di un immediato supporto di un esperto, o esperta, professionista. È necessario fare il punto della situazione, per il quale servono più dettagliate informazioni da parte tua, ma non per scritto. Personalmente mi occupo di queste problematiche e da qui potrei darti qualche suggerimento preliminave a voce. Restando a disposizione, ti saluto cordialmente
Dott.ssa.Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta

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21 NOV 2016

Carissimo Claudio,
ha nascosto se stesso per tutti questi anni... la sua è una condizione che non merita questa sofferenza. Non è pazzo, non è anormale, e qualora lo fosse nessuno merita il dolore di vivere una vita senza sapere chi è o poterlo quanto meno esprimere.
E' questo il suo primo passo, non qui, su un sito, deve trovare il luogo e le persone per poterla dire, nominare. Si chiama disforia di genere.
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