Sarò mai soddisfatta della mia vita?

Inviata da Alessia · 27 feb 2017 Terapia familiare

Buonasera a tutti, cercherò di spiegare tutto il meglio possibile. Sono una ragazza di vent'anni, vedo spesso la mia vita vuota e monotona... In casa non ho un buon rapporto con i miei genitori, mio padre dieci anni fa ha avuto un tumore ai linfonodi sotto mandibolari e dopo la ripresa, non essendo più andato a lavoro perché inabile inizia a dormire fino le tre/quattro del pomeriggio. Ha iniziato a bere, un equivalente di sette/otto birre al giorno. Una volta sveglio si prepara, va al supermercato per fare rifornimento, torna a casa e passa il tempo stando attaccato al televisore bevendo e fumando (cosa che non dovrebbe permettersi di fare dopo ciò che gli è accaduto). Questa situazione va avanti da anni ma non mi ha mai dato molto fastidio, anche perché non davo peso alla cosa dato che non avevo mai osservato con attenzione tutta la situazione. Inoltre mio padre ha otto fratelli con cui ha sempre avuto un buon rapporto, anche se non alza mai il telefono per fare una telefonata o per mandare un messaggio. Sono sempre gli altri che lo cercano. Mia madre invece, è sempre stata una persona che non ho quasi mai tollerato anche se ciò non significhi che non provi affetto per lei. Sono l'ultima di cinque figli, arrivata dopo tredici anni, i miei fratelli sono tutti più grandi di me sposati e con figli, praticamente in casa sono rimasta da sola. Tre fratelli e una sorella. Lo stesso periodo in cui mio padre ha scoperto di avere il cancro due dei mei fratelli hanno avuto problemi con la droga, oltre che all'uso di erba hanno utilizzato la cocaina. Sono stati in centri di recupero, non so per quanto tempo anche perché avevo si e no sette anni e ciò che so mi è stato riferito dalle mie zie e in parte per ciò che sono riuscita a capire. Mia madre è poi andata in cura da uno psichiatra ed è stata sopposta all'uso di tranquillanti, con l'andare avanti la situazione dei miei fratelli si è stabilizzata anche se mia madre, nonostante anni fa abbia smesso di usare i farmaci perché secondo lei non ne aveva più bisogno per quanto io posso vedere non mostra segni di miglioramento, anche a distanza di dieci anni e più. È sempre nervoso, urla, è incapace davvero di usare un tono normale e odio enormemente questa cosa, passa la mattina più o meno dalle sei del mattino che si sveglia fino alle due del pomeriggio al computer a giocare ai giochi sui socialnetwork, dopo di che fa finta di pulire casa e prepara da mangiare, una volta che mio padre si alza dal letto, lei va a riposarsi fino alle sette/otto di sera in cui deve preparare la cena. Io e lei non abbiamo mai avuto rapporti amorevoli, anche perché non condivido per niente il suo stile di vita, per me è una fallita e quasi me ne vergogno (integro anche mio padre). I miei fratelli e mia sorella sono arrivati alla terza media, non hanno voluto continuare gli studi, cosa che sinceramente non apprezzo e do la colpa ai miei di ciò perché non hanno mai insistito a farli andare avanti. Mia sorella a quindici anni è andata a lavorare, faceva la commessa in un supermercato, e dalle sette di mattina tornava a casa alle nove di sera. All'età di dodici anni io inizio ad uscire un pò di più con le mie amiche, un pomeriggio estivo ricordo che ero in bagno a prepararmi e perché avevo messo un pantaloncino dice a mio padre che se non mi controllava sarei stata capace di restare incinta, ciò premettendo che due ragazze dei miei fratelli hanno avuto un bambino a neanche diciotto anni. Mia madre ha sempre detto che dovevo lavorare che le ho sempre dato problemi, e mi faceva pesare che frequentassi gli studi. Ricordo che per il passaggio dalla terza media al liceo, parlando con la madre di una mia compagna di classe, disse: "se non è in grado non mi deve far perdere tempo, perché di certo non resta a casa, se ne va a lavorare". Da all'ora ho iniziato a vedere questa cosa come un'umiliazione anche perché chi madre direbbe una cosa del genere a un'estranea, provai una vergogna assurda. Passano così i cinque anni di liceo, mi diplomo con un 83/100 valutazione credo discreta anche perché i miei non mi hanno mai seguito negli studi e ho dovuto fare tutto da sola. All'età di quattordici anni mi sono fidanzata con un ragazzo con un cui sto attualmente, ha tre anni in più e frequenta il corso di laurea di odontoiatria. Fatto sta che mia madre per lo studio non mi ha mai spronato, ha sempre detto che se non mi impegnavo mi avrebbe mandato a lavorare, premettendo che non sono mai stata bocciata né rimandata, i professori non si sono mai lamentati anzi, quando andava ai colloqui le facevano numerosi complimenti. Insomma, adesso frequento il corso di laurea in biologia generale ed applicata, spero momentaneamente perché ciò che vorrei fare nella mia vita è il medico, ma purtroppo quest'anno non ho passato il test con un punteggio tale da farmi entrare. Con i miei fratelli non ho mai avuto un dialogo, tranne con il maschio più piccolo dell'età di trentasei anni che ahimè si è trasferito a Como con la famiglia e anche l'unico appoggio che avevo è andato. Reputo solo due persone mie amiche, persone di cui davvero mi fido ma poi non ho nessun altro. All'università frequento dei ragazzi con cui sto molto bene, mi sento a mio agio fuori da casa mia, vivo bene, sono me stessa e sono apprezzata per quello che sono, tutte le persone con cui ho a che fare mi stimano. Insomma anche le mie zie mi hanno reputato la tipica "mela che cade lontano dall'albero". Sono fiera di me stessa, di ciò che sono anche se a volte ho molti complessi di inferiorità... Non sempre riesco a stare tranquilla quando so che ad esempio il mio ragazzo frequenta persone che hanno una situazione familiare diversa, normale. E ciò mi destabilizza perché vorrei una vita normale, una vita in cui io mi senta me stessa, in cui sto bene e dove non devo essere sempre chiusa in camera per avere un pò di pace anche perché non ho voglia neanche di vederli i miei genitori. Non hanno rispetto per me, per la mia persona... E un esempio è mia madre che anche quando devo dormire perché il giorno dopo devo alzarmi presto per studiare/andare all'università tiene il volume della televisione altissimo, e lo stesso fa mio padre ma almeno lui ha la delicatezza di chiudere la porta quando glielo faccio presente. Non mi sento apprezzata, ho chiesto innumerevoli volte di andare da uno psicologo ma mi hanno sempre detto di no, anche perché penso che se mi avessero detto di si e magari ci fosse dovuto essere un loro intervento in terapia avrebbero certamente rifiutato. Vorrei semplicemente poter vivere la mia vita in maniera soddisfacente senza aver paura che la persona che amo se ne vada perché veda nelle altre ciò che non ho avuto io alle spalle. Tutto ciò che ho fatto l'ho fatto da sola, e un pò con il suo aiuto... Vorrei poter cambiare tutto, ma non la darò vinta a mia madre lasciando l'università e andando a lavorare perché vorrei anche una stanza tutta mia perché non voglio stare in casa con loro, non voglio avere rapporti con delle persone così nonostante a volte la loro assenza mi faccia male. Voglio una vita normale con dei genitori presenti e genuini, non con una pazza egoista e un alcolizzato.

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Miglior risposta 28 FEB 2017

Cara Alessia, magari si potessero scegliere i genitori, ti garantisco che moltissime persone, me compresa, avrebbero scelto qualcosa di diverso. Spesso alla tua età, ci si ritrova a vivere con persone, fratelli o genitori, con cui non si ha niente in comune. E' una cosa molto frequente. Cosa si può fare? si deve cercare di limitare i danni che possono provocare con la loro vicinanza e, dato che non è possibile che cambino, si deve cercare di prendere il meglio (qualche lato positivo ce l'hanno tutti) e nel frattempo impegnarsi per prepararsi a una vita lavorativa. Quando le situazioni sono insostenibili, magari mettendo a rischio la serenità giusta per studiare o lavorare, il consiglio più immediato è quello d trovare una stanza in affitto e andare via da casa. Sono molte le ragazze che lavorano per mantenersi agli studi. Questo lo puoi valutare solo tu. Potresti fare qualche incontro con uno psicologo per un sostegno. Auguri dr. Annalisa Lo Monaco

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