Rifiuto verso la famiglia. Come comportarsi?

Inviata da Iri · 2 nov 2016 Terapia familiare

Sono una ragazza di 33 anni che ha sempre avuto un rapporto complicato con i genitori, dovuto probabilmente ad una loro mentalità chiusa e un po' arcaica in cui il dialogo non è mai stato un fondamento, ma il padre - padrone comandava e dettava legge si. Ho una sorella maggiore con la quale fino qualche anno fa avevo un rapporto sereno.
Sono un paio di anni infatti che tutto è peggiorato.
Mia sorella ha una sua famiglia e dei bimbi piccoli, una casa nuova e un lavoro part-time, lavoro che condivide con me. Io invece ho un compagno, lo stesso lavoro di lei ma a tempo pieno, un mutuo e tanto nervoso.
Vedo mia sorella che sfrutta i nostri genitori per i suoi comodi, facendosi accudire i bimbi, facendosi fare la spesa e le pulizie. Vedo mia sorella che mi chiama solo quando deve riunirsi con il suo gruppo di preghiera (è molto religiosa) e non ha nessuno con cui lasciare i bimbi la sera, o chiamare gli amici quando ha bisogno di qualcosa di tangibile e materiale. Tutto pur di risparmiare. Vedo mio cognato, un tempo mio amico prima di diventare tale, comportarsi nello stesso modo, rinnegando quindi la nostra amicizia e quello che dovrebbe essere il rispetto per i suoceri (un paio di avvenimenti li hanno visti dibattersi in discussioni accese), pur sapendo che mio papà dovrebbe rimanere un po' di più al suo posto e rispettare i limiti e decisioni altrui.
Vedo mia sorella fare differenze, classificando noi (la sua famiglia di origine) come famiglia di serie B dalla quale pretendere ogni cosa a livello materiale e la famiglia di lui come di serie A con la quale trascorrere i weekend e le ferie.
Vedo i miei genitori soccombere alle loro richieste e accuse per amore dei nipotini...perché "poverina lei ha i bambini e si sta facendo la casa"... come se il mio mutuo e la voglia di avere altrettanto una famiglia non pesassero allo stesso modo solo perché io ho un carattere più forte del suo e perché "io saprò arrangiarmi, semmai dovessi avere un figlio". Li vedo soffrire in silenzio sapendo di doversi godere i nipoti solo ora, quando mia sorella ha bisogno, pur sapendo che fra qualche anno non li vedranno più con la stessa assiduità perché saranno più grandi, perché l'altra nonna andrà in pensione e perché i genitori non li porteranno a far loro visita.
Come se non bastasse a lavoro lei ha un ruolo di referente e in quanto tale partecipa a riunioni del quale contenuto, io che sono la sorella non ne sono mai venuta a conoscenza, mentre tutti gli altri colleghi si.
Mi sento tradita, a tal proposito, da quella che era mia sorella - confidente e che avrebbe dovuto avere un occhio di riguardo per me, cercando di rassicurarmi e facendomi partecipe delle loro decisioni che IO avrei dovuto rispettare lavorando full time ed essendo un punto di riferimento x tutti i miei colleghi (ovviamente tranne per i responsabili che invece hanno assunto un atteggiamento dispotico e dittatoriale con tutti), e non lei che lavora part-time e per conto suo...
Mi sento tradita perché lei sa che, in virtù di questo mio tacito ruolo a lavoro, sto lottando da più di un anno per un riconoscimento lavorativo che sembra essere tale solo a parole, e mi sto logorando fisicamente oltre che mentalmente.
La notte mi sveglio durante il sonno, mi sono comparse macchie sulla pelle, a lavoro mi sento sollevata quando lei non c'è... anche se non sono più felice come un paio di anni fa quando non mi pesava rimanere 9 ore a lavoro.
Sono delusa dal fatto che la mia famiglia, diversamente dagli altri, parenti e amici, non voglia vedere la realtà.
Si stanno avvicinando le feste e mia mamma ha già detto che quello di domenica scorsa è stato l'ultimo pranzo con tutta la famiglia unita... un'affermazione molto triste e forte.
Certo, vista la situazione non vado pazza per i grandi incontri famigliari, cerco anzi di evitarli il più possibile, ma non sopporto l'idea che anche i miei genitori gettino la spugna perché non vogliono mettersi in mezzo tra me e mia sorella, come se loro non avessero una parte di responsabilità in tutto questo...
Sto cercando di farmene una ragione ma non trovo alcun appiglio da cui iniziare. Non riesco a farmi scivolare le cose che sento su gli uni o gli altri e non so come sopravvivere senza rimetterci il fegato.
Mi sento la vittima della mia famiglia.
Purtroppo so che non riuscirei ad affrontare mia sorella dicendole tutto quello che penso di lei, e forse è anche un bene visto lo schifo che provo nei suoi confronti, soprattutto per rispetto verso i nostri genitori che comunque già soffrono per questa situazione, e anche per un mio quieto vivere lavorativo.
Vorrei regalarle un libro con il quale dirle addio... Non la vedo più come una sorella e per i miei ideali e modo di essere, non mi comporto da ipocrita facendo finta di volerle bene. Dopo questo lungo periodo sono stanca di far sempre finta che tutto vada bene e che sia io quella inopportuna!
E non so come comportarmi con i miei genitori quando mi parlano di lei...
È la mia famiglia ed è brutto da dire, ma sto bene quando non ci penso e non sono con me.
Iri

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Miglior risposta 2 NOV 2016

Gentile Iri, leggendo il suo racconto mi vengono in mente alcune domande. In che modo lei è sicura nell'affermare che i suoi genitori stanno soffrendo nel dovere aiutare la loro figlia con i nipotini?Ha chiesto loro come si sentono a riguardo?
Ha mai esternato la sua sofferenza e i suoi sentimenti di delusione a sua sorella?
Questi sentimenti indicano senza dubbio un bene incondizionato che lei sente per sua sorella e la sua famiglia, ma forse c'è qualche disagio che lei sente e di cui forse non è ancora consapevole, che non ha nulla a che vedere con il comportamento di sua sorella o dei suoi genitori nei suoi confronti.
Provi a rifletterci un attimo.
Senz'altro a tutto questo c'è un rimedio. Può cercare di alleviare le sue sofferenze parlando con uno psicologo che la aiuterà a comprenderne l'origini e le offrirà gli strumenti per poter trovare le risposte.
saluti
Dott.ssa Denaro Francesca
PRATO

Dott.ssa Francesca Denaro Psicologo a Prato

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2 NOV 2016

Gentile Iri,
non c'è nulla di male a cercare l'aiuto dei genitori ed è normale che i genitori offrano maggior aiuto al figlio più debole.
Penso che dovrebbe cercare altrove, forse anche in suoi comportamenti, l'origine del suo malessere.
Può sembrarle strano quanto le dico, ma tenga presente che gran parte di ciò che facciamo e sentiamo è mosso da processi inconsci, per l'individuazione dei quali è bene ricorrere ad uno psicoterapeuta.
Una volta individuata l'origine del malessere si troveranno anche i rimedi.

Valentina Sciubba Psicologo a Roma

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