profondo vuoto esistenziale che mi provoca sofferenza
Sono un ragazzo di 21 anni e studio ingegneria, finora ottenendo ottimi risultati senza nemmeno troppi sforzi.
Mi trovo in una condizione di profondo dolore interiore e ho sentito la necessità di provare a scrivere qui anche se ho pochissime speranze che questo possa aiutarmi.
Il motivo è che sento che la causa del mio malessere non sia di tipo psicologico quanto più di tipo filosofico, magari mi sbaglio ma per ora ne sono convinto.
La condizione di disagio che appunto sto attraversando è molto giovane mi viene da dire, anzi è nata da appena due settimane.
Eppure la sento così forte dentro di me e così profondamente radicata che sembra dilatare il tempo all’infinito. Arrivo subito al punto.
Purtroppo, una sera come tante altre, prima di andare a dormire, tramite una serie di domande che mi sono posto sul senso della vita e sulla morte, mi sono convinto che la vita non abbia un senso e che la così detta felicità non sia raggiungibile.
Questo pensiero mi comporta un malessere perenne, sento costantemente un peso sul petto come se non riuscissi a respirare.
Il problema che mi preoccupa di più è che questo senso di svuotamento non è dovuto a nessun evento esterno, certo sicuramente vivo una vita che da alcuni punti di vista potrebbe sembrare imperfetta, ma è sempre stata una vita che mi ha fatto stare bene.
I miei genitori mi amano, non abbiamo mai galleggiato nell’oro ma avendo un bar si trovano ad affrontare una grave crisi economica, come molti altri. Nonostante ciò non fanno mancare niente né a me e né a mia sorella, come hanno sempre fatto.
Sono fidanzato da 4 anni con una ragazza e abbiamo un bellissimo rapporto. Per la verità ci siamo rimessi insieme da circa un anno dopo che ci siamo lasciati forse perché eravamo ancora immaturi. Questo ci ha fatto bene perché ha aumentato la consapevolezza del nostro amore e prima di questo vuoto interiore riuscivo a dire in maniera convinta che era lei il senso della mia vita. Quello che mi faceva illuminare gli occhi era pensare a me e a lei viaggiare in giro per il mondo e poi in una casa tutta nostra magari con dei figli. Diciamo quello che sognano la maggior parte delle persone.
Ora questi pensieri mi sembrano solo modi di distrarre la mente umana dal fatto che la vita non è altro che sofferenza, che non vi è nulla di metafisico anche se ci fa comodo crederlo, e che vivere fondamentalmente non ha un senso.
Fondamentalmente mi sono auto convinto che ogni forma di vita in questo universo è insensata, e che noi umani abbiamo anche la condanna di dovercene rendere conto.
Sento come se è scattato un interruttore dentro di me che non si può più rimettere al proprio posto. Come se qualsiasi cosa che mi potrà far stare bene da qui in avanti, perché penso che torneranno ad esserci, la vedrò solamente come un inutile distrazione, un mero meccanismo di produzione di ormoni per provocare sensazioni di piacere al nostro corpo.
Vorrei far riscattare quel interruttore, non necessariamente trovando il senso della vita ma almeno perdendo la convinzione che questo senso non esiste. Sono sicuro che non ci riuscirò perchè mai come prima mi sembra tutto così chiaro.
E così ho scritto qui, perché parlare con qualcuno che mi vuole bene non è facile per la paura di farlo soffrire per il mio malessere, ma soprattutto per la paura di fare aprire gli occhi anche a loro e fargli riuscire a cogliere quello che ho colto io.
Naturalmente avrà influito il lockdown, la sessione che sto affrontando e tutti i vari problemi. Naturalmente il fatto di sentirmi cosi paralizzato poco prima degli esami che devo dare mi demoralizza ancora di più perchè so che non andranno bene e sarà tutta una reazione a catena.
Eppure non ho mai avuto questo senso di vuoto che posso definire di natura esistenzialista, al massimo un po' di tristezza che sono sempre riuscito a superare perchè mi era chiaro cosa dovevo ottenere per risolverla. Invece ora non voglio assolutamente niente. Pure se mi trovassi nel posto più bello del mondo con la mia ragazza o con la mia famiglia o con i miei amici e non avessi nessun problema, non mi sentirei felice e anzi continuerei a chiedermi che senso ha stare qui, che senso ha continuare a vivere alla ricerca di piaceri, lottare per realizzare dei sogni. e pure nel caso non me lo chiedessi in quel momento dopo un po' mi renderei conto che era solo una distrazione anche essa senza senso.
so di non avere bisogno di uno psicologo, di qualcuno che magari mi dica devi pensare al qui e ora, perchè mi sembra solo un'inutile distrazione, e perchè non ho nessun trauma da risolvere o abitudine da cambiare.
grazie innanzitutto dell'ascolto.